Nel pomeriggio di giovedì 14 settembre, si è svolto a Brescia nei pressi della prefettura un presidio per dare visibilità alla causa di lavoratrici e lavoratori educatori, a professionisti, che operano per l'inclusione di bambine e bambini, alunne e alunni con disabilità nelle scuole di ogni ordine e grado, incluse le scuole comunali.
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Una giusta causa che la Funzione Pubblica Cgil porta avanti con determinazione da tempo, per dare più tutele e diritti a tutte queste figure fondamentali, con una mobilitazione per riconoscere il loro indispensabile lavoro e dare sostegno ai disegni di legge all'esame del Parlamento sull'internalizzazione e l'introduzione del profilo professionale dell'assistente per l'autonomia e la comunicazione nei ruoli del personale scolastico.
Si tratta di educatori professionali in genere dipendenti delle cooperative sociali che, anche quando assunti a tempo indeterminato, non hanno però né un lavoro né una retribuzione stabile, vincolati come sono al part-time ciclico verticale, alla presenza o assenza dell'alunno seguito, ai sotto inquadramenti.
Rappresentano – a discapito delle loro grandi e importanti competenze – una fascia di lavoro povero di circa 65mila persone in tutto il Paese (in Lombardia sono circa 8.000; nella sola provincia di Brescia, per circa 2.600 utenti, sono 1.700 gli addetti impiegati in 20 diverse cooperative sociali), soggetti ad appalti e affidamenti diretti.
Il legame tra le condizioni di lavoro e la garanzia di poter fruire con continuità di diritti fondamentali da parte delle alunne e degli alunni disabili è molto stretto.
Per questo la nostra vertenza sindacale sta facendo pressione sulla politica per un cambio di passo di civiltà per tutte queste persone complessivamente, per la loro tutela e la loro dignità.
Per le lavoratrici e lavoratori chiediamo:
• una valorizzazione professionale attraverso il riconoscimento del profilo e del ruolo educativo nei servizi di inclusione scolastica, in modo anche da rendere omogenee norme contrattuali e organizzative attualmente diversificate nel Paese;
• l'internalizzazione in tutte le scuole, incluso il servizio 0-6 anni, attraverso finanziamenti adeguati;
• di investire sulla loro figura e operato, assicurando di svolgere tutto il monte ore contrattuale, indipendentemente dalla presenza dell'allievo e partecipando ai processi e vari organismi scolastici, in modo da vedere riconosciuta la loro piena titolarità e una retribuzione stabile"