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Timken. Le tappe della vicenda


Il caso Timken scoppia la mattina del 19 luglio. I responsabili della fabbrica convocano i rappresentanti sindacali per comunicare loro che l'azienda chiude i battenti. Intorno alle 9.30 tutto si ferma per volontà dei lavoratori, che si dichiarano in assemblea permanente. La Timken intende licenziare i 106 dipendenti, con un anno di cassa integrazione per cessata attività.

I sindacati si oppongono e prosegue il presidio permanente davanti al piazzale della fabbrica. Subito le istituzioni locali e provinciali, la comunità civile, la politica, si schierano dalla parte dei lavoratori, chiedendo alla Timken di aprire il tavolo della trattativa. Un primo incontro fra i rappresentanti sindacali e l'azienda si registra il 21 luglio, in municipio di Villa Carcina. La Timken definisce «irrevocabile» la sua decisione, promettendo di favorire il ricollocamento dei dipendenti in altre fabbriche del gruppo. La scelta è rispedita al mittente, oltre che dalla Fiom Cgil, anche dalle istituzioni presenti all'incontro. Il 29 luglio il caso Timken invece viene portato al tavolo del ministero dello Sviluppo economico nell'ambito del confronto tecnico dedicato al futuro dell'automotive in Italia. Si aggiunge alla vicenda di altre multinazionali che hanno deciso lo stop (Gkn, Gianetti Ruote, Stellantis).

Nei primi giorni di agosto, si registrano nuovi attestati di solidarietà e prese di posizione da parte del Consiglio comunale di Villa Carcina, della Comunità montana, dei sacerdoti della zona, dei consiglieri regionali, dei parlamentari bresciani e delle associazioni. Il sindaco di Villa Carcina, Moris Cadei, scrive una lettera al chairman John M. Timken e al presidente e ceo G. Kyle della Timken Company per chiedere loro di ripensarci. Nel giorno di Ferragosto mons. Pierantonio Tremolada incontra i lavoratori Timken, celebrando poi messa a Cogozzo.

Nonostante la mobilitazione ampia e trasversale, il 23 agosto e il 30 agosto negli incontri coi rappresentanti sindacali, l’azienda conferma la chiusura. Il sindacato, per voce del segretario provinciale della Fiom, Antonio Ghirardi conferma l’indisponibilità a un accordo chiedendo strumenti alternativi alla cassa come la «solidarietà». 

Dopo la conferma definitiva della chiusura dello stabilimento Timken di Villa Carcina, in una nota ufficiale del 6 settembre, Confindustria Brescia annuncia un progetto per cercare di "ricollocare i dipendenti e trovare chi rilevi il sito".

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