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Pubblico Impiego, a Brescia «organici all'osso»

«In questi anni di crisi nei luoghi del lavoro pubblico si è verificata una vera e propria decimazione, con le inevitabili conseguenze negative denunciate da numerosi sindaci del Bresciano. Ribadiamo la necessità di erogare ai cittadini servizi di qualità, i nostri candidati si presentano con l'obiettivo di giocare e vincere questa scommessa». Silvia Spera, segretaria generale di Cgil Brescia, guarda al 17, 18 e 19 aprile, quando oltre diecimila addetti bresciani della Pubblica Amministrazione saranno chiamati a eleggere i propri delegati nelle Rappresentanze Sindacali Unitarie, parla di «un grande esercizio di democrazia»


* «In questi anni di crisi nei luoghi del lavoro pubblico si è verificata una vera e propria decimazione, con le inevitabili conseguenze negative denunciate da numerosi sindaci del Bresciano. Ribadiamo la necessità di erogare ai cittadini servizi di qualità, i nostri candidati si presentano con l'obiettivo di giocare e vincere questa scommessa». Silvia Spera, segretaria generale di Cgil Brescia, guarda al 17, 18 e 19 aprile, quando oltre diecimila addetti bresciani della Pubblica Amministrazione saranno chiamati a eleggere i propri delegati nelle Rappresentanze Sindacali Unitarie, parla di «un grande esercizio di democrazia». Sono trecentosessantadue i candidati messi in campo dal sindacato di via Folonari tra città e provincia (il dato esclude la Valle Camonica, dove Cgil vanta una propria segreteria autonoma).

La presentazione dei candidati è stata l'occasione per la categoria della Funzione Pubblica di Cgil di fare il punto sulla situazione di un comparto che nel Bresciano, come peraltro nel resto del Paese, è caratterizzata a tutt'oggi da due malattie divenute croniche: la carenza di organico e un altissima età media degli addetti. Secondo Marco Drera e Francesca Baruffaldi, rispettivamente segretario generale e segretaria organizzativa di FP Cgil, «la nostra provincia è una di quelle messo peggio per ciò che concerne le funzioni centrali». Drera e Baruffaldi segnalano come «grave» la situazione che si sta profilando in Prefettura, dove a causa dei pensionamenti del personale e in assenza di assunzioni «nei prossimi tre anni si potrebbe arrivare ad una scopertura del settanta per cento». Il primo rapporto sull'occupazione nella Pubblica Amministrazione, redatto da FP Cgil a livello nazionale, ma «valido anche per Brescia», indica «un progressivo calo dell'occupazione, sia stabile sia precaria, una carenza generale del personale che si assesta tra il 30 e il 40 per cento e infine un'età media dei lavoratori intorno ai cinquantacinque anni». La ricognizione restituisce una stima allarmante: «Il quaranta per cento del personale della PA usufruirà della pensione nell'arco dei prossimi sei anni». La prospettiva è che «entro il 2023 in provincia di Brescia saranno necessari settemiladuecento nuovi assunti, pari al quaranta per cento del totale, onde garantire un corretto turnover. Fermo restando che, se si volesse mettere mano anche alle carenze strutturali di organico, ne servirebbero almeno altri quattromila». In termini anagrafici la fotografia scattata nel comparto sanitario è leggermente migliore, proprio perché nel tempo si è data risposta al bisogno di servizi di cura essenziali. Ciò non ha impedito, sottolinea Stefano Ronchi della segreteria bresciana di FP Cgil, che «al Civile si sia registrato un aumento del 25% delle ferie non godute da parte degli infermieri, lavoratori senza un concorso attivo aperto cosicché i nuovi assunti vengono reclutati da altre graduatorie regionali».

Rincara la dose Manuela Vanoli: «La Regione in sanità pubblica autorizza da 85 a 90 sostituzioni a fronte di cento cessazioni, con le ricadute immaginabili». La segretaria regionale di FP Cgil si dichiara non in grado di quantificare il numero di addetti che mancherebbero: «E' difficilissimo dirlo, anche perché gli standard per determinarlo con precisione risalgono a molti anni fa, un tempo lontanissimo, nel frattempo tutto è cambiato e andrebbero aggiornati verso l'alto. Ma la Regione rifiuta un tavolo per modificarli».

Per quello che riguarda il Comune di Brescia, Diego Sinis, delegato RSU uscente e in corsa per una riconferma, punta il dito sulla avvenuta diminuzione dei lavoratori della Loggia, «passati negli ultimi tre anni da 1.740 a 1.540» (dato riscontrato a fine 2017), dimagrimento del personale causato dalla legge che imponeva che solo il 25% del personale cessato potesse essere sostituito». Troppo pochi, a parere di Sinis, «per gestire efficacemente una macchina così complessa». «Grazie però ad un accordo siglato l'anno scorso - fa notare il sindacalista - il Comune ha assunto centoquattordici lavoratori e bandito nuovi concorsi. Chiediamo che ne vengano indetti altri quattro per arrivare sanare il deficit della pianta organica».

* articolo Bresciaoggi

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