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Case popolari e IMU, tra una norma sbagliata e mancanze gravi della Regione

Sunia E camera del Lavoro di Brescia intervengono sulla vicenda della quota IMU 2012 di competenza dello Stato per la quale, nel 2013 lo Stato decise di rinunciare al recupero e che una circolare interpretativa del Ministero delle Finanze ha riassegnato ai Comuni. Brescia ha chiesto il recupero dell'intera quota, Mantova e Cremona si sono comportate diversamente


La vicenda dell’IMU del 2012 relativa agli immobili pubblici, case popolari comprese, è delicata e merita alcune riflessioni.
Innanzitutto va sottolineata l’assoluta ingiustizia di una norma che prevede il pagamento dell’IMU sulle case dell’edilizia popolare equiparandole di fatto alle seconde case. Norma che non tiene assolutamente conto della condizione delle persone che in quelle case abitano.
Detto questo veniamo al caso specifico: si tratta della quota IMU 2012 di competenza dello Stato per la quale, nel 2013 lo Stato decise di rinunciare al recupero e che una circolare interpretativa del Ministero delle Finanze ha riassegnato ai Comuni.
Per quello che riguarda l’ambito di gestione dell’ALER BS-MN-CR, siamo purtroppo di fronte a decisioni diverse per quanto riguarda le tre Amministrazioni Comunali coinvolte.
Infatti, mentre il Comune di Mantova ha deciso di rinunciare alla richiesta di rimborso, il Comune di Cremona ha chiesto il rimborso ma l’orientamento sembra essere quello di destinare le risorse alla costituzione di un fondo da vincolare alle manutenzioni e alla morosità incolpevole, il Comune di Brescia ha invece deciso di procedere al recupero dell’intera quota di sua spettanza ricorrendo purtroppo ad una ingiunzione di pagamento e destinandone per il momento solo una parte ad interventi di manutenzione necessari.
La somma di cui si sta parlando è consistente: si tratta di 670 mila euro complessivi, di cui  239 mila saranno destinati alle manutenzioni mentre ben 192 mila andranno alla società incaricata al recupero del credito. La parte rimanente rimane da definire.
Oltre al fatto che sarebbe stato certamente più utile evitare l’ingiunzione di pagamento  ed utilizzare le risorse in modo diverso, la decisione rimane comunque insoddisfacente e graverà purtroppo sullo stato di manutenzione degli edifici dell’edilizia popolare che si vedranno come conseguenza pressoché dimezzate le già esigue risorse destinate da Regione Lombardia per le manutenzioni.
Basti ricordare che nel prossimo triennio, Regione Lombardia ha stanziato a tal proposito solo 1,2 milioni di euro a fronte di un fabbisogno pari a circa 10 volte tanto questa  somma.
Alla luce di questo auspichiamo un supplemento di confronto tra le parti sociali e l’Amministrazione Comunale su questo tema delicato al fine di condividere l’utilizzo migliore possibile delle risorse.

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