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Lavori per i richiedenti asilo? Bene, ma davvero e senza intoppi burocratici

La proposta in discussione in Parlamento. Già ora è però possibile fare piccoli tirocini ma ci sono diversi ostacoli incomprensibili. Le considerazioni di Damiano Galletti, segretario della Camera del Lavoro di Brescia


La proposta che verrà presentata e discussa n Parlamento, ovvero che chi arriva in Italia e chiede asilo dovrà svolgere lavori socialmente utili in attesa di ottenere risposta all'istanza, pur non sufficiente è però da salutare positivamente. Da tempo le associazioni del terzo settore, e in particolare quelle che si muovono nell'ambito dell'accoglienza diffusa, chiedono un percorso in tale direzione. L'augurio è che tale proposta non venga bloccata, come spesso avviene in Italia non solo in materia di immigrazione, da clausole burocratiche che la rendono impraticabile.

Già ora infatti le cooperative che operano in provincia di Brescia, in regime di micro accoglienza, tra le varie attività, hanno la possibilità di impiegare alcuni richiedenti asilo in piccoli tirocini (presso imprese sia cooperative che private), di durata variabile tra i due e i dodici mesi. Sono esperienze importanti, che introducono i ragazzi nel mondo del lavoro, pur con un minimo compenso (400€ mensili), ma con il vantaggio di impegnarli, di metterli a contatto con altri lavoratori, facendoli sentire utili, oltre a dar loro la possibilità di imparare un mestiere. Tutto facile? No, come poco più di un mese fa avevamo segnalato (come Camera del Lavoro, Puerto Escondido e Federsolidarietà) in una lettera al Capo dipartimento Immigrazione Mario Morcone, la registrazione dei dati ai centri per l'impiego per la stipula del contratto di tirocinio, e l'apertura di un conto corrente (o semplicemente l'acquisto di una carta prepagata postale o bancaria) per l'accredito del compenso sono questione complicata.

In tale lettera ricordavamo che «L'iscrizione al Centro per l'Impiego, secondo la riforma del mercato del lavoro e l'introduzione delle procedure informatiche, è un passaggio necessario, per tutti, per sottoscrivere qualsiasi tipo di contratto, compreso quello di tirocinio, o quello di apprendistato».  Per potersi iscrivere ai Centri  bisogna però essere in possesso di un documento identificativo (molti comuni non rilasciano la carta di identità ai richiedenti asilo) ma soprattutto del codice fiscale alfa numerico. Il fatto è che per i richiedenti asilo l'Agenzia delle Entrate non rilascia il codice fiscale, ma la Questura fornisce loro un codice numerico personale, che però non viene accettato dal sistema informatico che dovrebbe registrare la loro iscrizione alle liste degli inoccupati. E anche l'apertura di un conto corrente o di una prepagata, sia secondo Poste Italiane che secondo gli istituti bancari, non è possibile in assenza di documento identificativo e codice fiscale.

C'è quindi da sperare che la proposta dei lavori socialmente utili per i richiedenti asilo faccia dialogare i vari organismi dello Stato, per evitare che quello che si fa o pensa con un braccio, venga poi impedito dall'altro. 

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