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Morti sul lavoro, a Brescia un finale d'anno drammatico

Tre morti in pochi giorni, 19 dall'inizio dell'anno. Albanese (Cgil): «È vero che si preferisce tagliare e risparmiare ma la sicurezza veniva sottovalutata anche all’epoca delle vacche grasse»


Un operaio investito da un camion a Rogno, un altro morto dissanguato a Lumezzane dopo che il nastro trasportatore gli aveva tranciato un braccio e, poi, un terzo operaio Francesco Milione, 45 anni di Castelcovati, rimasto gravemente ferito in un cantiere a Chiari e poi deceduto dopo un mese di agonia: tre morti in pochi giorni. Ne scrive giovedì 22 dicembre il Corriere della Sera Brescia (articolo di Matteo Trebeschi) ricordando che «sono in tutto 19 le croci piantate sui luoghi di lavoro sparsi per la provincia di Brescia: un’epidemia nascosta che non si riesce a fermare né a ridurre».

I dati forniti dalla Camera del Lavoro di Brescia - ricorda il Corriere - fotografano un sistema produttivo dove tecnologia e braccia si intrecciano quotidianamente, anche con grandi risultati. Ma «la sicurezza viene sempre all’ultimo posto» sostiene Antonella Albanese dell'ufficio Lavoro Sicurezza Ambiente della Cgil. I dispositivi anti-infortunio sono poco utilizzati, ma quest’atteggiamento non sembra essere frutto della crisi economica.

È vero che si preferisce tagliare e risparmiare ma la sicurezza veniva sottovalutata anche all’epoca delle vacche grasse

afferma Antonella Albanese. Il problema, quindi, è l’interpretazione: i dispositivi, le imbracature nei cantieri, i corsi di formazione sono visti «come un onere e non se ne coglie l’importanza». Ecco perché non si può incolpare soltanto il fato se le morti bianche non scendono sotto la soglia degli ultimi anni.

Per la Cgil servirebbero più controlli e più multe, ma anche regole diverse sui lavori usuranti: l’operaio di Angolo Terme, investito e ucciso da un camion in manovra nel cortile della Valcart di Rogno il 14 dicembre scorso, aveva 66 anni. «È chiaro che a quell’età — ripete Antonella Albanese — i riflessi sono ridotti». C’è poi il capitolo dell’agricoltura, un settore dove avvengono ancora incidenti con il trattore. E spesso le vittime sono anziani, come il 71enne di Provaglio che è morto a ottobre. Bisogna considerare anche il «fattore stanchezza», dice la sindacalista della Cgil. E i cantieri edili, in questo caso, rappresentano la cartina di tornasole:

I dati Inail nazionali registrano una leggera decrescita delle denunce di infortuni, ma questo in diversi casi nasconde incidenti gravi: le bugie – dice Albanese – servono ad evitare che il premio assicurativo non aumenti.

Tradotto, gli incidenti mortali non si possono nascondere: per tutto il resto, invece, si può far passare per «caduta dalle scale di case» quello che invece è un incidente sul lavoro. L’urgenza, quindi, è doppia: servono controlli più fiscali e un cambio di mentalità. Perché se l’imbracatura rallenta, è pur vero che può salvare la vita.

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