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LA SEGRETERIA NAZIONALE RINGRAZIA MILITANTI, DELEGATI E DIRIGENTI PER L'IMPEGNO PROFUSO NELLA CAMPAGNA A FAVORE DEL NO

Dopo Renzi, la Cgil contraria ad elezioni anticipate


6 dicembre 2016 - Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha accettato la proposta del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella (due gli incontri nella giornata di ieri): dimissioni congelate fino all’approvazione della Legge di Bilancio per evitare l’esercizio provvisorio nella manovra finanziaria 2017 . Il manifesto titola “ghiaccio bollente”.

Oggi a Bruxelles si riunisce l’Ecofin. L’Europa si appresta a chiedere all’Italia misure aggiuntive e correttive. Comportamento “normale” dei mercati finanziari. La vittoria del No non ha fatto crollare le Borse come si era paventato da più parti.

Intanto si apre il dibattito sul voto anticipato spinto prima di tutto proprio dal presidente del consiglio come si legge nell’apertura di Repubblica: “Renzi: voglio subito il voto”. Per il voto anticipato anche la Lega e i Cinque Stelle. La Cgil è contraria: bisogna evitare pericolose fughe in avanti. Domani la direzione del Pd, mentre Massimo D’Alema invita alla calma e alla ricomposizione

LA SEGRETERIA RINGRAZIA TUTTA LA CGIL PER LA CAMPAGNA SUL REFERENDUM

Con una nota diffusa ieri pomeriggio la segreteria nazionale della Cgil, (rinnovata da pochi giorni con l’ingresso di Vincenzo Colla, Rossana Dettori, Roberto Ghiselli, Giuseppe Massafra e Tania Scacchetti), è intervenuta sui risultati del referendum che “ha dato un esito inequivocabile,  con una netta maggioranza di NO, ancor più significativa in considerazione di un numero di votanti oltre il 68%, al di là delle più ottimistiche previsioni”. “La segreteria della Cgil ringrazia i dirigenti, i delegati e i militanti per l'impegno profuso a sostegno delle posizioni di merito che hanno motivato l'indicazione di voto da parte della Cgil, nel rispetto delle scelte individuali di singoli dirigenti e militanti.
È stato importante aver scelto una posizione scevra da logiche di schieramento e di contrapposizione – si legge nel comunicato della segreteria - bensì tesa a rimarcare come la riforma proposta, pur proponendo titoli giusti, fosse profondamente sbagliata nel suo svolgimento, nella sua impostazione di accentramento dei poteri dell'Esecutivo. Si sottolinea altresì come la battaglia comune condotta con l’Anpi e l’Arci abbia in modo determinante contribuito a far conoscere a tante e tanti il merito della riforma e le ragioni di una posizione che aveva ed ha come unico scopo quello di difendere la Costituzione nata dalla Resistenza.
La Cgil continuerà con fermezza la propria battaglia per la piena attuazione della Carta costituzionale, per un allargamento degli spazi democratici di partecipazione dei cittadini e per una coerente riduzione dei costi della politica, senza nulla concedere al qualunquismo, al populismo di chi cavalca l'antipolitica che è anzitutto nemica della democrazia.

È IL MOMENTO DI LAVORARE ALLA CARTA DEI DIRITTI UNIVERSALI

In particolare, la confederazione “impegna tutte le proprie strutture ed i propri delegati e militanti a sviluppare una ancora più forte iniziativa a sostegno della proposta di legge di iniziativa popolare 'Carta dei diritti fondamentali del lavoro' di cui la Commissione Lavoro della Camera dei Deputati può e deve iniziare l'esame fin dai primi giorni del prossimo anno. La 'Carta dei diritti universali del lavoro' rappresenta essa stessa l'occasione per attuare una parte fondamentale della Costituzione, con particolare riferimento ai temi del lavoro, della rappresentanza sociale e del diritto di cittadinanza. Cosi come la Cgil è da subito mobilitata a sostenere i tre referendum che accompagnano la Carta dei diritti fondamentali del lavoro e che riguardano  tre nodi fondamentali per un lavoro più dignitoso: abrogazione dei voucher, diritto alla reintegra in caso di licenziamento illegittimo nelle aziende con più di cinque dipendenti, reintroduzione della piena responsabilità solidale negli appalti.

ELEZIONI POLITICHE ANTICIPATE, PERICOLOSA FUGA IN AVANTI

La personalizzazione dello scontro referendario, voluta in primo luogo dallo stesso Presidente del Consiglio e cavalcata da molti, ha determinato un pesante inasprimento della campagna elettorale ed ha portato all'annuncio delle dimissioni del Governo. La situazione economica e sociale in Europa ed ancor di più nel nostro Paese richiede senso di responsabilità da parte di tutte le forze politiche. Il dramma della disoccupazione e della precarietà, soprattutto giovanile, il crescere della povertà, la questione irrisolta del Mezzogiorno, il rinnovo dei Contratti nazionali di lavoro, anche pubblici, ancora aperti, l'emergenza determinatasi a causa del terremoto in Centro Italia, la prosecuzione del confronto in tema di previdenza, nonché la più generale condizione di diseguaglianze crescenti e di stagnazione dei consumi, impongono come priorità l'attuazione di politiche economiche e sociali volte alla crescita ed all'equità.

In questo contesto, la segreteria della Cgil ritiene che - soprattutto con l'attuale legge elettorale - le elezioni anticipate sarebbero una pericolosa fuga in avanti. Si verifichi in Parlamento il sussistere di una maggioranza politica in grado di assicurare un Governo di responsabilità sociale, capace di dare anzitutto quelle risposte che lavoratori e pensionati si attendono, attraverso anche un corretto rapporto con le istanze della Società civile e con le Organizzazioni della rappresentanza sociale. Infine la Cgil esprime piena fiducia nel ruolo del Presidente della Repubblica quale garante per tutte le forze politiche e sociali del Paese.

DANILO BARBI (CGIL): LA LOTTA AL POPULISMO SI PUO’ FARE SOLO CON IL POPOLO

Danilo Barbi, il dirigente della Cgil che si è speso molto in questi mesi nella campagna a favore del No, ha commentato ieri i risultati del referendum al microfono di Roberta Lisi su Radio Articolo 1. “Il dato è chiaro – ha detto Barbi - in Italia modificare in modo significativo la Carta non è un fatto banale e lo dimostra innanzitutto la partecipazione al voto: la più alta di qualunque referendum costituzionale precedente e che, tra l’altro, non era stata prevista quasi da nessun sondaggio”. Poi, naturalmente, il risultato, molto vicino a quel 62,8 per cento che bocciò la riforma del 2006, ma con la differenza non da poco “che allora voto ‘solo’ il 53 per cento degli aventi diritto”. L’altro aspetto, continua Barbi, è l’azione del governo: “È la prima volta che una riforma votata dal Parlamento parte da un disegno di legge approvato dal Consiglio dei ministri: non lo fece neanche il Centro-destra nel 2006. Inoltre, se in ultima analisi un governo chiede un voto sul governo stesso, quel voto arriva”. La lotta al populismo, in questo senso, per il dirigente della Cgil, si può fare solo insieme al popolo: “Bisogna mettere al centro l'effetto della crisi sociale prodotta dalla crisi economica; servono politiche diverse, che creino immediatamente lavoro. Bisogna indicare concretamente e subito, come dice la Cgil, un’alternativa economica a queste politiche disastrose: occorre un piano straordinario per l'occupazione giovanile e femminile, perché sennò questo paese rischia di rimanere preda inevitabilmente di un ritorno al nazionalismo”…

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