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IVA NON PAGATA PER DUE MILIONI DI EURO A PISOGNE, FALSE FATTURE ACCERTATE PER 150 MILIONI IN UN'ALTRA OPERAZIONE CHE HA COINVOLTO SOCIETÀ DI COSTRUZIONI BRESCIANE

Storie fiscali bresciane


* 3 agosto 2016 - Si erano «dimenticati» di versare l’Iva: 2 milioni di euro. Prelievi anomali di contante e fatture false: gli uomini della Guardia di Finanza di Pisogne hanno scoperto una società camuna specializzata in pompe e compressori che ha evaso al Fisco oltre 10 milioni di euro. Le Fiamme Gialle hanno controllato bilanci e scritture contabili: sin dal 2012, gli acquisti di beni e servizi venivano giustificati e documentati con fatture emesse da aziende cessate già da diversi anni oppure che operavano in settori completamente diversi. B.M., quarantenne di origini bergamasche, amministratore della società, è stato denunciato per aver presentato dal 2012 al 2015 dichiarazioni fraudolente.

2 agosto 2016 - Case, ville, garage, conti corrente e titoli azionari per un valore di oltre 13,5 milioni di euro: la Finanza li ha sequestrati a società di costruzioni bresciane. I reati: false fatture, all’omesso versamento degli oneri fiscali, previdenziali e assistenziali centinaia di operai che lavoravano su cantieri edili di tutta Italia, illecite compensazioni con crediti tributari inesistenti. Le imprese coinvolte — Orceana Costruzioni Spa, in fallimento, e nella P.F.S. Costruzioni Srl, fallita — avevano ottenuto appalti per la costruzione di case dopo il terremoto della città de L’Aquila. Nel giugno del 2013, il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Brescia, su richiesta della Procura della Repubblica di Brescia, ha emesso un’ordinanza restrittiva della libertà personale nei confronti di 18 persone (sono finiti in carcere in sei) e ordinato il sequestro di tutti i beni mobili, immobili e le disponibilità finanziarie delle persone fisiche e giuridiche coinvolte, fino a concorrenza dell’importo di quasi 18 milioni di euro.

I sequestri sono stati annullati dal Tribunale del riesame di Brescia nel luglio del 2013: la Procura della Repubblica ha fatto ricorso alla Suprema Corte di Cassazione. Nel frattempo, nel mese di settembre del 2013, venivano inflitte le prime condanne, a seguito di patteggiamento della pena, per associazione per delinquere finalizzata alla commissione, tra l’altro, di reati tributari. Nel corso del complesso iter giudiziario, non ancora concluso, la Corte di Cassazione ha annullato, senza rinvio, l’ordinanza del Tribunale del riesame, accogliendo le argomentazioni della Procura della Repubblica, mentre la Corte d’Appello, chiamata a decidere, ha riconosciuto la sussistenza dell’associazione per delinquere anche per gli ultimi due imputati sottoposti a giudizio (con condanne a 6 anni di reclusione all’uno e 4 anni all’altro). Pertanto, il Nucleo di polizia tributaria di Brescia ha eseguito il sequestro preventivo fino all’importo complessivo di oltre 13,5 milioni di euro, valore rideterminato dal giudice di secondo grado.

L’indagine ha consentito anche di segnalare all’Inps di Brescia l’indebito accumulo di contributi per 220 mila euro, corrispondente a 17 anni di versamenti fittizi, che avrebbe garantito una lauta pensione, non dovuta, a tre amministratori di fatto di società cartiere. Infine, le successive verifiche fiscali hanno permesso di accertare l’emissione e l’annotazione di fatture false per quasi 150 milioni di euro, una base imponibile sottratta alle imposte dirette e all’Irap per oltre 43 milioni di euro, un’Iva evasa pari a oltre 17 milioni di euro, crediti d’imposta indebitamente fruiti pari a 1,7 milioni di euro, nonché di far escutere ai competenti uffici finanziari fidejussioni assicurative per oltre 9 milioni di euro a salvaguardia degli interessi erariali.

* dal Corriere.it

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