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IL DIBATTITO SULL'IMMIGRAZIONE ALLA FESTA CGIL

Richiedenti asilo, serve programmazione ordinaria


1 agosto 2016 - Trattare l'asilo e l'immigrazione come si è fatto con la Protezione civile: non più come un'emergenza, ma una programmazione ordinaria, a cui destinare servizi e risorse. Questa, secondo la Prefettura di Brescia, è la strada da seguire per gestire i flussi migratori, tracciata dal viceprefetto di Brescia, Salvatore Pasquariello, intervenuto ieri in un dibattito alla festa della Cgil a Collebeato, dal titolo: «Profughi, storie in cammino».

Un viaggio che continua: i richiedenti asilo ospitati sul territorio bresciano sono 1896 (di cui 214 accolti nelle strutture Sprar) e oggi, da Bresso, ne arriveranno altri 20-24, come comunicato alla Prefettura di Brescia dalla sorella di Milano. Pasquariello ha notato che «riusciamo a garantire soluzioni grazie a operatori che si danno da fare costantemente, a bandi di gara e a interventi straordinari che promuoviamo ogni giorno per incaricare ditte, associazioni e albergatori per prendere in carico persone richiedenti asilo».

Ma è un sistema che non sempre funziona, perché manca un sistema strutturato che accolga i migranti che arrivano sul territorio: «L'immigrazione è un carico ordinario, che tutte le amministrazioni dovranno prendere in carico in sede di programmazione: chiediamo un maggior coinvolgimento degli enti locali, delle associazioni e dei sindacati, per convocare più spesso il tavolo di coordinamento per l'accoglienza sul territorio provinciale», ha concluso il viceprefetto. «La provincia di Brescia nel 2011 si è trovata in emergenza per 116 richiedenti asilo: oggi siamo a circa duemila, la situazione sarebbe diversa se tutti i Comuni bresciani aderissero al progetto Sprar», ha sostenuto Antonio Trebeschi, sindaco di Collebeato, uno dei primi Comuni bresciani ad aprirsi all'accoglienza, prima ospitando tre richiedenti asilo, cresciuti oggi a undici, divisi in due appartamenti. Franco Valenti, della Fondazione Guido Piccini, ha ricordato che «i richiedenti asilo in Europa sono lo 0,22 per cento della popolazione del Vecchio Continente, ma il grosso problema arriverà nei prossimi anni, se non affronteremo il problema dell'Africa subsahariana».

Don Fabio Corazzina, parroco di Santa Maria in Silva, si è soffermato sulla forza delle parole, «dietro cui ci sono significati e storie e anche la nostra comunità cristiana bresciana non si sta mostrando particolarmente illuminata». Ma anche i gesti fanno male: «Lo è fare una messa di riparazione sul luogo dove dovrebbe nascere una moschea, ma anche lanciare una fatwa contro chi fa un documentario sull'Islam o non poter entrare in una moschea in alcuni Paesi arabi - ha spiegato don Corazzina -. Così come ci sono gesti che fanno bene, come la preghiera con i mussulmani nelle nostre chiese dopo l'assassinio di padre Jacques. Dobbiamo progettare insieme la Brescia del futuro». Monsignor Giancarlo Perego, direttore della Fondazione Migrantes della Cei, ha ricordato che, dei 400 mila migranti accolti dal 2014 ad oggi, 135 mila persone si sono fermate in Italia: «Non siamo più attrattivi».

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