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cgil CGIL - Camera del Lavoro di Brescia

LA DENUNCIA DELLA CGIL

Leno, nel capannone rifiuti al pcb


27 giugno  2016 - Rifiuti industriali al Pcb, ben oltre i limiti consentiti, a cielo aperto, all’interno di un’area cintata a Milzanello di Leno. La segnalazione sulla presenza di rifiuti tossici è stata fatta ieri dalla Camera del Lavoro di Brescia attraverso una lettera alla Provincia, all’Arpa e al sindaco di Leno Cristina Tedaldi. Nella lettera si fa genericamente riferimento alla presenza di sostanze nocive ma, attraverso analisi condotte in proprio dalla Cgil, sarebbe stato accertato che quei cumuli di rifiuti contengono proprio pcb — 3100 microgrammi al chilogrammo, oltre cinquanta volte i limiti consentiti e che comunque sotto un capannone — che a pochi metri da campi coltivati proprio non dovrebbero esserci. «Nell’area — afferma il segretario della Camera del Lavoro Damiano Galletti —, che ci risulta di proprietà della Ferrorottami dei Fratelli Gorini srl, rilevata dal fallimento ex Codenotti, sono stati rilevati numerosi cumuli di polveri e terriccio frammisti a rottami ferrosi. L’area in questione, oltre ad essere utilizzata come deposito, non registra altra attività ed insiste all’interno di campi le cui coltivazioni sono destinate alla filiera alimentare». Di qui la richiesta agli enti preposti di attivarsi «per gli accertamenti del caso», anche per capire se l’azienda abbia le autorizzazioni al trattamento e smaltimento di terre contaminate.

La scoperta dei cumuli non è avvenuta per caso, ma su diretta segnalazione di alcuni dei lavoratori (fino a pochi mesi fa) dell’azienda, che si erano rivolti all’ufficio vertenze della Cgil per una questione di salari arretrati e tfr non pagati. La Ferrorottami è specializzata in commercio di rottami, una delle principali aziende del settore dell’intera Lombardia. Il giro di affari è stato per anni molto grosso, in alcuni anni è arrivato intorno ai 70 milioni di euro poi, complice la crisi ma non solo, le cose hanno iniziato a peggiorare. Pochi dipendenti, qualche stipendio che inizia a saltare, promesse verbali, accordi di rientro nei pagamenti. Promesse non mantenute, i lavoratori (in quattro) accumulano più di 100 mila euro lordi di arretrati. Uno di loro — Giuseppe T., 56 anni — non ce la fa: diventa sempre più cupo, si chiude in se stesso, va in depressione profonda, il mese scorso si toglie la vita.

Le tensioni con il titolare aumentano e i lavoratori iniziano a raccontare ai funzionari Cgil il lato più oscuro dell’azienda: «Tanto lavoro nero, fatture false per evadere», spiega Galletti. «Venticinque tonnellate a viaggio — spiegano Dino e Guglielmo, due degli ex lavoratori —, nel formulario si mette che se ne fa uno solo, invece magari i viaggi sono due o tre in una giornata». E se si viene fermati? «Multa da 400 euro, ma capitava una volta all’anno». In questi viaggi, in entrata e uscita dalle aziende, come riferito dai lavoratori, talvolta c’erano anche i viaggi «sporchi», quelli che facevano uscire rifiuti nocivi. Una parte veniva mischiata (in modo da poter superare i controlli delle acciaierie) con altri carichi che poi venivano rivenduti, il resto veniva accumulato. Fino alla segnalazione del capannone con i cumuli di scorie al pcb. «Dopo tutto quello che è successo, non ce la facevamo più a stare zitti», affermano i lavoratori. «Nelle situazioni di illegalità — afferma Oriella Savoldi — reati fiscali e ambientali non è certo la prima volta che vanno a braccetto». Nei giorni scorsi, sempre a Leno, era stata trovata soda caustica sotto i terreni dell’Ex Alnor.

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