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IL PRESIDENTE DEL COMITATO PROVINCIALE INPS COMMENTA GLI EFFETTI DEL BONUS PENSIONI A BRESCIAOGGI

Rimborso pensioni, Fracassi: risposta riduttiva


Mercoledì 3 giugno 2015 - Quanti pensionati bresciani riceveranno il rimborso una tantum in agosto? Il calcolo non è dei più semplici e probabilmente la cifra esatta potremo saperla solo dopo che saranno state elaborate una a una le posizioni. L´Inps, con il 96,1 per cento delle pensioni erogate, è il maggiore ente previdenziale, cresciuto ancor più dal 2012 quando con il «salva Italia» l´Inpdap, a cui facevano riferimento i dipendenti pubblici, vi è confluito e i cui trattamenti a Brescia sono stati assorbiti dal 2014.

Ma la banca statistica dell´Inps «ragiona» a scaglioni di 250 euro. «Il che significa che per il momento possiamo solo fare delle stime - spiega Graziano Fracassi, da gennaio presidente del Comitato provinciale dell´Inps di Brescia -. L´ipotesi è di una forbice che va da 52 mila a 55 mila pensionati». Il condizionale è d´obbligo. Teoricamente, infatti, i trattamenti che ne avrebbero diritto (quelli sopra tre volte il minimo e fino ai 3.200 euro lordi) sono 65 mila, ma il decreto specifica che «non vanno prese in considerazione le pensioni singolarmente, bensì il reddito individuale totale».

Ora, in provincia di Brescia la media dei trattamenti è di 1,20 ogni pensionato, il che significa, chiarisce Fracassi che «il 20 per cento in più di trattamenti rispetto al numero dei pensionati è giustificato dal fatto che ci sono persone che ricevono anche pensioni di invalidità o di superstite». Fatta la tara rispetto al dato complessivo, arriviamo con una approssimazione di qualche migliaia, alle cifre di prima.

Ma il decreto del governo per Fracassi è una risposta «riduttiva rispetto alla sentenza della Corte Costituzionale», con un risultato «privo di un vero elemento di perequazione». E lo motiva. «Se stai sotto a tre volte il minimo ti viene riconosciuto tutto, poi, si va a scaglioni» che Fracassi definisce «per lo meno punitivi», perché la vera giustizia sarebbe di utilizzare «un meccanismo di rivalutazione a fasce progressivamente calanti». Così la rivalutazione sarebbe riconosciuta nella sua totalità per la prima tranche e successivamente «dovrebbero essere stabiliti scaglioni e percentuali».

SU QUALI debbano essere e a quanto dovrebbe corrispondere la percentuale di rivalutazione, Fracassi è possibilista, «discutiamone, decidiamolo in un confronto aperto», ma è convinto che questo sia l´unico metodo che «garantirebbe nel lungo periodo la tenuta del potere d´acquisto di tutte le pensioni» da un lato e dall´altro «ci metterebbe al riparo dai ricorsi». Proprio su questo fronte il Governo, dopo la sentenza del Tribunale di Napoli che ha intimato all´Inps di pagare l´intero ammontare dell´indicizzazione, ha mandato a dire che sui ricorsi i giudici d´ora in avanti dovranno tenere conto del decreto, mentre il Codacons prepara una class action che pare abbia già raccolto oltre 5.000 adesioni.

Che la protesta sia destinata a montare sembra una facile profezia, perché «di fatto il decreto del governo punisce il lavoro dipendente, gente che ha lavorato per quarant´anni, pagato i contributi e che si ritrova con un´indicizzazione se va bene al 40 per cento». Un´occhiata ai numeri conferma quel che sostiene Fracassi, sotto ai 1.000 euro di pensione lorda ci sono «praticamente solo commercianti e coltivatori diretti, senza contare che oggi parliamo di crisi e di inflazione bassa e che appena l´economica ricomincerà a correre, anche l´inflazione tornerà a galoppare».

Ma per Fracassi c´è qualcos´altro che rischia di far scoppiare una guerra fra i poveri: «Sembra che chi è andato in pensione con il sistema retributivo sia un malfattore, reo di appropriazione indebita, ma non è così». Sono due metodi di calcolo diversi, sostiene, il problema è che «quando è stato ideato il contributivo il lavoro c´era e le carriere erano lunghe e oggi non è più così». Certo, conclude, «se oggi consideriamo ricchi i pensionati a 1.200 euro al mese è perché i loro figli ne guadagnano 800. La domanda che dobbiamo farci è semplice: siamo in Europa o nella fascia subsahariana dell´Africa?».

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