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Verde pubblico, un pasticcio che lascia le cooperative a secco


2015-05-25 Pubblichiamo due articoli di Pietro Gorlani (Corriere della Sera Brescia) che ricostruiscono la vicenda della gestione del verde pubblico in città. Un pasticcio che, oltre a intoppi di tipo burocratico e mancanze nel servizio, rischia di avere gravi conseguenze per i lavoratori e le lavoratrici delle cooperative alle quali da anni era stato assegnato il servizio. «L’amministrazione comunale si scusa con i cittadini per i ritardi nello sfalcio del verde pubblico, dovuti a intoppi burocratici, e comunica che da lunedì saranno al lavoro in città cinquanta operai». Con questa breve nota la Loggia comunica la volontà di porre momentaneamente rimedio al caso «aiuole selvagge». Caso sollevato dal Corriere e scoppiato dopo che l’ 11 maggio l’appalto per la manutenzione del verde pubblico è stato affidato alla società ministeriale Consip. Una scelta presa dopo l’arrivo in Comune (il 16 aprile) di una lettera dell’autorità Anticorruzione, che invitava l’amministrazione a non ripetere gli affidamenti diretti dei lavori alle dodici cooperative sociali che fino allo scorso anno si occupavano della manutenzione di parchi e aiuole.

Le stesse coop alle quali ieri pomeriggio il settore Verde del Comune ha affidato lavori di massima urgenza per un totale di 240mila euro (20mila euro ciascuna): interverranno per una decina di giorni per coprire le emergenze createsi in gran parte della città, da San Polino al centro città, da Mompiano a Chiesanuova, forti della loro esperienza pluriennale sul territorio. Lavoreranno quindi in affiancamento alla Romeo Gestioni Spa di Napoli, l’affidataria dell’appalto Consip da 2 milioni di euro (che scade il 31 dicembre 2015) che a sua volta ha comunicato alla Loggia il raddoppio - da lunedì - delle squadre di operai al lavoro (passeranno da 6 a 15). Un numero che non è ancora sufficiente a far fronte allo sfalcio dei 3 milioni di metri quadrati di verde (a maggio 2014 le coop impiegavano un’ottantina di addetti) ma che dovrebbe contribuire ad un netto miglioramento della situazione.

Conoscevano il verde pubblico della città come le loro tasche. E a curarlo, dal lontano 1984, impiegavano per metà persone svantaggiate (ex tossicodipendenti, disabili, malati psichiatrici) residenti in città. Che lavorando — almeno sei mesi l’anno — pesavano meno sulle casse dei servizi sociali. Un vanto per Brescia, che applicò queste politiche di reinserimento sociale ben sette anni prima dell’entrata in vigore della legge 381 del 1991 (per la quale fu allora determinante l’apporto dell’attuale assessore ai Servizi Sociali, Felice Scalvini).
Con l’affidamento del verde pubblico alla Romeo Gestioni Spa, 48 persone svantaggiate rimarranno a casa. E con loro altre 52 persone normodotate, assunte come accompagnatori. Questa la principale «ferita sociale» sottolineata da tre dei dodici responsabili delle cooperative che fino allo scorso anno avevano in affidamento la cura di 3 milioni di metri quadrati di spazi verdi in città (ognuna aveva un suo lotto preciso). Stiamo parlando della Agri-Coop di Gargnano, dell’Agritecnica Montenetto di Poncarale (affiliate a Legacoop); dell’Aliante di Ospitaletto, Cauto di Brescia, Nucleo di Chiari, Publicoop di Brescia, Quadrifoglio di Isorella,Tenda Verde di Montichiari, Fraternità Verde di Ospitaletto, Pinocchio di Rodengo Saiano, la Manerbiese di Manerbio e la Chizzoletta di Bagnolo Mella (affiliate a Confcooperative).
Citano uno studio di Elisa Chiaf dell’Università di Brescia («L’inserimento lavorativo e le cooperative sociali: quale valore?») secondo il quale i benefici economici derivanti dall’impiego di persone svantaggiate per la pubblica amministrazione di Brescia sono valutabili in 4208 euro l’anno (ad inserimento). Quindi oltre 200mila euro l’anno se il calcolo viene rapportato ai 48 disabili impiegati nella manutenzione del verde pubblico cittadino. E le stesse cooperative ricordano che era in corso, con il comune di Brescia, una trattativa per estendere questi lavori anche al periodo invernale, magari con la manutenzione delle scuole. Ora è saltato tutto.
Secondo loro il sistema del verde affidato alle cooperative (che ha resistito anche ai 5 anni di giunta di centrodestra, con l’assessore Labolani che più volte aveva provato a farle fuori) portava anche vantaggi economici per le casse della Loggia. Lo scorso anno il servizio prestato dalle 12 cooperative era costato all’amministrazione comunale 2,35 milioni. Quest’anno alla Romeo Gestioni andranno 1,92 milioni. Sulla carta si tratta di 430mila euro in meno. Ma è un confronto «bugiardo». «Innanzi tutto quest’anno il servizio è partito l’ 11 maggio — spiegano — quasi due mesi dopo che nel 2014. In secondo luogo noi non effettuavamo solo lo sfalcio dell’erba, ma anche la manutenzione delle aiuole, le potature dei polloni (le gemmazioni alla base degli alberi, ndr ), la concimazione». E fanno parlare le cifre: il loro servizio era fornito a 0,0748 euro al metro quadrato, contro gli 0,07775 di oggi. Come se non bastasse ricordano la loro conoscenza del territorio. Sapevano dove c’era un tombino o un quadro elettrico; segnalavano alla Loggia il gioco rotto, la panchina senza un’asse. Un valore aggiunto non da poco. Non è un caso se un paio di cooperative hanno già ricevuto un’offerta di subappalto dalla Romeo Gestioni, a condizioni economiche che definiscono «inaccettabili» (un 20 per cento in meno, prendere o lasciare). Una vicenda a dir poco kafkiana per non dire troppo italiana. Sanno bene della lettera di Cantone inviata il 16 aprile al comune di Brescia (come ad altre 90 città italiane) dove — alla luce dell’inchiesta Mafia Capitale e delle coop di Buzzi — si stigmatizza la divisione in lotti degli appalti, la ripetizione dell’affidamento delle gare. Ma non possono non sottolineare che a Brescia la cura è stata peggiore del male. Che si poteva fare? «Avrebbero potuto fare diverse gare per diversi lotti, ognuno sotto la soglia comunitaria dei 207 mila euro».
P.Gor.

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