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cgil CGIL - Camera del Lavoro di Brescia

VENERDÌ 27 FEBBRAIO

Sanità, nuovi tagli. Segnalazioni dai quotidiani nazionali di venerdì 27 febbraio


Il governo è costretto a smentire se stesso a proposito dei tagli nel
settore della sanità. Nell’incontro di ieri che ha portato all’accordo
con le Regioni è venuta infatti alla luce la realtà di un pesante
ridimensionamento delle risorse per i bilanci sanitari come diretta
conseguenza delle scelte fatte con la Legge di Stabilità. Prosegue
intanto lo scontro interno al Pd sul Jobs Act. L’ex segretario Pier
Luigi Bersani ha deciso di disertare il summit  promosso da Renzi: non
sono un figurante, ha detto, parlando addirittura di
incostituzionalità delle nuove regole sul lavoro. Intanto anche sulla
Rai, il premier Renzi va avanti come un treno: il problema, dice, è
aprirsi al mercato, non quello di fare dietrologie politiche a
proposito di Berlusconi. Del Jobs Act e dei suoi effetti reali sul
mercato del lavoro parla su Radio Articolo 1 la segretaria confederale
della Cgil, Serena Sorrentino. Il segretario generale della Cgil,
Susanna Camusso parteciperà invece oggi a diverse iniziative per la
campagna dell’elezione dei rappresentanti dei lavoratori del pubblico
impiego (si vota dal 3 al 5 marzo). Sempre su Radio Articolo 1 Susanna
Camusso ricorda Adele Bei, partigiana, parlamentare e dirigente
sindacale dopo l’iniziativa di ieri nella sede nazionale della Cgil. A
Cervia oggi l’assemblea dei delegati e delle delegate della Fiom.
Sulle prime pagine dei quotidiani  le immagini dell’ultima impresa dei
terroristi dell’Isis: la devastazione delle opere d’arte nel museo di
Mosul in Iraq, opere che risalivano al periodo della civiltà Assira
dell’antica città di Ninive. Rivelazione choc sul Washington Post: il
boia del Califfato islamico è un giovane londinese di 27 anni.

NUOVI TAGLI ALLA SANITA’. IL GOVERNO SCEGLIE  LA SOLITA RICETTA

"Siamo davanti alla solita ricetta dei tagli alla sanità, alla
rappresentazione dell'ipocrisia del governo, che dimentica in fretta
le rassicurazioni date, e alla pochezza di una Conferenza delle
Regioni inerte". Così Vera Lamonica, segretaria confederale della
Cgil, ha commentato l'intesa raggiunta tra governo e Regioni, che,
come imposto dall'ultima Legge di Stabilità, prevede pesanti tagli ai
bilanci regionali e decurta oltre 2 miliardi alla sanità. Per la Cgil
"si svela l'ipocrisia dell'esecutivo di Renzi e Lorenzin, secondo cui
il settore non sarebbe stato toccato. E si evidenzia ancor di più la
debolezza di una Conferenza delle Regioni, che prima ha subito i tagli
della manovra e poi non ha avuto il coraggio di sfidare il governo a
indicare chiaramente i risparmi possibili per aggredire sprechi e
inefficienze". "Entro il 31 marzo - spiega Vera Lamonica - è previsto
un nuovo accordo per definire i dettagli, ma i 2 miliardi di aumento
del Fondo Sanitario Nazionale concordati lo scorso agosto sono persi".
"Così - continua - i risparmi non restano per i servizi sanitari,
altro che Patto per la Salute e nuovi Livelli essenziali di
Assistenza". "Dopo anni di tagli, la formula resta sempre la stessa:
fare cassa con le risorse necessarie a garantire i diritti dei
cittadini. Si prosegue lungo la strada della politica di austerity che
considera il welfare solo un costo invece che un grande investimento
per creare benessere, sviluppo e occupazione". "Anche per questo –
conclude Lamonica - la campagna nazionale della Cgil 'Salviamo la
Salute' continua la sua mobilitazione". Sull’accordo raggiunto ieri
tra governo e Regioni si parla, tra gli altri giornali, sul Sole 24
ore di oggi con un pezzo di Roberto Turno, “Regioni, tagli alla sanità
per 2,6 miliardi” (p.8). Dei problemi della sanità, nella sua gestione
concreta quotidiana negli ospedali, parla oggi su Repubblica  (p.33)
Umberto Veronesi, “Quelle morti decise in ospedale nella latitanza
dello Stato” che prende come spunto la testimonianza di un infermiere
pubblicata sullo stesso giornale ieri.

E SUL JOBS ACT SI RIACCENDE LO SCONTRO NEL PD

Sui principali quotidiani nazionali di oggi viene dato molto risalto
allo scontro interno al Pd sull’approvazione della legge delega sul
lavoro, il Jobs Act. La polemica non si placa anzi ci sono giornali
che parlano di “scontro finale”. “Scontro finale nel Pd, Bersani
attacca Renzi: non sono un figurante” è per esempio il titolo di
Repubblica con il pezzo di Tommaso Ciriaco a pagina 6. La minoranza ha
scelto ormai di stare sull’Aventino e parla di incostituzionalità
delle norme introdotte sul mercato del lavoro attraverso il Jobs Act.
Sul Corriere della sera la cronaca dello scontro nel Pd è affidata
alla retro scenista Maria Teresa Meli: “Sfida per le chiavi della
Ditta. Così il premier controllerà il Pd in Aula, ma ora Bersani gli
dà l’ultimatum” (p.12). Sempre su Repubblica gli approfondimenti di
Stefano Folli (“L’ultima finestra della Ditta”, p.8) e quello di
Francesco Merlo, “Le primarie del sospetto” (p.47) Su La Stampa gli
articoli di Bertini e Iacoponi a pagina 8: Bersani sfida Renzi. Non va
al summit Pd: l’ex segretario boccia il Jobs Act, non faccio la parte
del figurante. Il premier: “stupito”. Sull’Avvenire parla lo stesso
Bersani intervistato da Roberta D’Angelo: “In un’ora non si fa il
futuro del Paese” (p.9).


RIFORMA DELLE BANCHE. COMMISSIONI PARLAMENTARI  AL LAVORO

Sono 650 gli emendamenti presentati in Parlamento al decreto del
governo sulla riforma delle banche popolari. Gli emendamenti saranno
presi in esame nel corso del week end dai presidenti delle commissioni
Finanze e Attività Produttive della Camera (Daniele Capezzone e
Guglielmo Epifani) per stabilirne l’ammissibilità. Le votazioni
potranno così essere avviate all’inizio della prossima settimana con
l’obiettivo di arrivare in Aula il 6 marzo. Se ne parla sul Sole 24
ore con un servizio di Rossella Bocciarelli (p.31).

AMBIENTE E TERRITORIO. LA BEFFA DEI CONDONI EDILIZI

Il Corriere della Sera, nel taglio basso della sua prima pagina e
nelle pagine interne (23) rilancia la notizia delle distorsioni
prodotte dai tanti condoni edilizi realizzati in particolar modo dai
governi di destra. Ne parla Gian Antonio Stella: “Condoni edilizi, una
beffa lunga 30 anni”. Lo Stato avrebbe incassato in tutto 15 miliardi,
ma poi ne ha dovuti spendere 45 per risanare il territorio.

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