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cgil CGIL - Camera del Lavoro di Brescia

IN PRIMO PIANO QUIRINALE, RIFORME ISTITUZIONALE, SFRATTI

Lo tsunami del franco svizzero. Segnalazioni dai quotidiani nazionali di venerdì 16 gennaio


“Uno tsumami sull’economia svizzera”. E’ stato questo il commento a
caldo delle maggiori aziende elvetiche alla decisione della Banca
centrale svizzera di sganciare il franco dall’euro, che ha determinato
la crescita del 30 per cento della moneta e il crollo della Borsa
elvetica, mentre il rimbalzo ha favorito in chiusura di giornata tutte
le altre Borse europee, Milano compresa. I banchieri centrali svizzeri
parlano di una scelta obbligata in vista dell’operazione annunciata
dalla Banca centrale europea sull’acquisto dei titoli di stato e
dell’afflusso straordinario di moneta nelle casse svizzere dovuto alle
crisi in corso in Europa a cominciare da quella ucraina. Le due
volontarie italiane, Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, che erano state
rapite in Siria sono atterrate all’alba in Italia e già divampano le
polemiche sul riscatto pagato dall’Italia. Sul fronte della politica
italiana proseguono intanto le grandi manovre in vista del voto del
Parlamento sul nome del nuovo Presidente della Repubblica. Matteo
Renzi esclude dalla lista gli ex segretari di partito.

QUIRINALE. ECCO PERCHE’ SERVE UN PRESIDENTE GARANTE

“Una figura di rappresentanza che però abbia poteri diretti molto
forti, come nel semipresidenzialismo francese, è più naturalmente
connaturata ad un paese che ha una cultura nazionale molto forte come
la Francia. Il presidente lì è figura anche politica, che fa scelte
dirette. L'Italia invece è il paese delle contraddizioni, qualcuno
l'ha definito il paese delle infamie e delle meraviglie. E' quindi
logico che chi rappresenta la Repubblica abbia una funzione di
garanzia”. Lo ha detto ieri ai microfoni di Radio Articolo1 il
segretario confederale della Cgil, Danilo Barbi a proposito del
dibattito sulla successione di Giorgio Napolitano al Quirinale.
“Ttrovo le discussioni che si fanno sulle riforme istituzionali
abbastanza bizzarre – ha aggiunto Barbi - perché se nel mondo
esistesse un sistema perfetto l'avrebbero già adottato tutti. E'
invece la natura storica, sociale ed economica dei diversi paesi a
determinarne le istituzioni. Ogni sistema ha pregi e difetti, il
problema è trovare un equilibrio. In Italia, invece, questa
discussione la facciamo in modo diverso. Pretendiamo che le forme
istituzionali risolvano tutti i problemi. Ma non è mai così, e alla
fine si passa da una forma all'altra quasi per per contrapposizione.
Non si discute quasi mai della natura storicamente determinata delle
istituzioni, della storia di questo paese e delle sue istituzioni.
Anche se sarebbe meglio farlo”. “La Costituzione - ha spiegato Barbi -
dà un ruolo di garanzia al presidente della Repubblica. Il ruolo di
garanzia però non è un ruolo passivo, ma dipende dal contesto storico.
E' chiaro che in una situazione di destabilizzazione, di confusione,
di crisi istituzionale come quella che stiamo vivendo, una figura di
garanzia diventa anche una figura attiva. Ma è il suo ruolo di garante
a rimanere fondamentale. Penso che sia più utile, per un paese così
complicato, contraddittorio come è l'Italia”.

FRACASSI (CGIL): GLI SFRATTI SONO UNA VERA EMERGENZA SOCIALE

"Continuano ad allargarsi i confini del disagio: dal Veneto alla
Puglia, nei Comuni della penisola l'allarme casa è all'onor della
cronaca e le strutture di Cgil e Sunia ricevono quotidianamente
segnalazioni e richieste di aiuto da parte di inquilini che rischiano
di perdere la propria abitazione". Lo sostiene Gianna Fracassi,
segretario confederale della Cgil a proposito della situazione che si
sta determinando in molte città italiane.  "Inoltre - sostiene
Fracassi - siamo di fronte a una possibile emergenza nell'emergenza:
circa trentamila famiglie composte da anziani a basso reddito, malati
terminali, nuclei con minori a carico potrebbero finire in mezzo a una
strada. Il governo non ha infatti inserito nel decreto Milleproroghe
un nuovo blocco ai provvedimenti di esecuzione degli sfratti per
finita locazione". "Ci troviamo di fronte ad una situazione che
rischia di diventare esplosiva dal punto di vista sociale - denuncia
Fracassi - e i sindacati ne hanno più volte evidenziato la gravità. Lo
scorso novembre abbiamo scritto al ministro Lupi chiedendo l'apertura
di un confronto e azioni concrete, ma dal dicastero non è arrivata
alcuna risposta".

CHE SUCCEDE IN SVIZZERA? I COMMENTI SULLA DECISIONE DI BERNA

Sono parecchi i commenti della decisione della Banca centrale svizzera
di sganciare la moneta nazionale dall’euro. Tra questi ne segnaliamo
in particolare tre. Il primo è quello di Alessandro Merli sul Sole 24
ore, “Con le monete è escluso il fai-da-te”. Secondo Merli, la
decisione della Bns avrà ripercussioni che andranno molto al di là
delle violente turbolenze di mercato che si sono manifestate subito
ieri. Le prime vittime di questa decisione sono, sempre secondo Merli,
la credibilità della stessa Bns (che aveva sempre escluso una mossa
del genere) e la seconda vittima è l’economia svizzera. Il secondo
articolo che segnaliamo è quello di Federico Fubini su Repubblica, “Il
potere dei banchieri”. Tra gli argomenti utilizzati da Fubini centrale
è il riferimento al Piano Bce sui titoli di stato. “La mossa di Berna
– scrive Fubini – l’abbandono del cambio fisso, la resa sugli
interventi, precede di pochi giorni l’avvio di un piano della Bce per
creare nuove liquidità e comprare almeno 500 miliardi di titoli di
Stato. Quella marea di euro avrebbe reso la resistenza svizzera alla
rivalutazione sempre più difficile. I mercati ieri vi hanno letto una
buona notizia, perché muovendosi la Svizzera segnala che la svolta
dell’Eurotower è vicina e forse sarà più radicale del previsto”. Il
terzo commento interessante è quello di Mario Deaglio su La Stampa,
“Banche centrali in ordine sparso”. Secondo Deaglio, “nel convulso
panorama mondiale dell’inizio del 2015 la decisione della Banca
nazionale Svizzera di smettere di difendere il cambio della propria
moneta, evitandone un rialzo sgradito, ha dato origine a nuove
convulsioni.  A seguito di queste convulsioni, la Svizzera si
configura, paradossalmente, come una Grecia capovolta”. I greci devono
infatti decidere se vogliono restare nell’euro, gli “svizzeri hanno
deciso di voler tagliare il legame, di fatto un cambio quasi fisso, da
essi introdotto e manovrato, del franco svizzero con l’euro che
rendeva la moneta di Berna di fatto un’appendice del sistema monetario
europeo”. Decidendo di tagliare questo legame,”gli svizzeri sono
usciti dal sistema dall’alto”.

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