via Fratelli Folonari, 20 - Brescia Centralino 030.37291
cgil CGIL - Camera del Lavoro di Brescia

Presidente della Repubblica, prima votazione il 29 gennaio. L'eredità di Napolitano. Segnalazioni dai quotidiani di giovedì 15 gennaio


Il Parlamento è convocato per il 29 gennaio prossimo. All’ordine del
giorno ci sarà la votazione per l’elezione del Presidente della
Repubblica. I più ottimisti, soprattutto nel Pd, pensano che si potrà
decidere sul successore di Napolitano al quarto o quinto scrutinio. Il
totonomine è quindi in pieno svolgimento, ma già provoca nuove
tensioni all’interno della maggioranza di governo dove c’è chi spinge
per il superamento del patto del Nazareno. Il premier Renzi è comunque
ottimista e ieri ha ringraziato il presidente Napolitano via twitter.
Sul fronte dell’economia europea si registra la decisione della Corte
di giustizia europea che ritiene legittimo l’acquisto di titoli di
Stato da parte della Bce, mentre le nuove stime della Banca Mondiale
frenano le Borse: in questo momento l’unica economia che tira sembra
essere quella americana. Soddisfatto per la sentenza della Corte Ue il
presidente della Bce, Mario Draghi che in una intervista al
settimanale tedesco Die Zeit torna a polemizzare contro i rigoristi
(l’intervista rilanciata in Italia da Repubblica)

CAMUSSO: NAPOLITANO E’ STATO IL GARANTE DELLA COSTITUZIONE

“Bisogna, innanzitutto, salutare e ringraziare il presidente Giorgio
Napolitano che, come è noto a tutti, ha accettato di proseguire nel
suo incarico in una stagione delicata”. Così Susanna Camusso,
segretario generale della Cgil, ha commentato ieri le dimissioni del
Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a RadioArticolo1. “In
moltissime occasioni – ha detto il segretario generale - la sua
presenza è stata il punto di riferimento, di legittimità e
riconoscimento del nostro Paese nel rapporto con l’Europa e con il
mondo.  E’ stato come deve essere il Presidente della nostra
Repubblica: un punto di riferimento e di garanzia del rispetto della
Costituzione”. “Credo, quindi, - aggiunge Camusso - che quando si
parla di chi sarà il nuovo presidente il primo punto di riferimento
debba essere proprio questo: una figura che abbia le caratteristiche e
la volontà di essere il garante della Costituzione, perché la nostra
Carta affida questa funzione esattamente alla presidenza della
Repubblica”. “In una stagione per tante ragioni così difficile -
conclude il segretario della Cgil - credo che la garanzia della
Costituzione sia una straordinaria necessità per il Paese. Lo è
sempre, ma ancora di più quando una crisi divide, separa, mette in
difficoltà, come è avvenuto in questi anni in Italia, dove ancora sono
lontane le soluzioni per dare un volto diverso e uno sviluppo diverso
al nostro Paese”.

L’EREDITA’ DEL PRESIDENTE, I PRINCIPALI COMMENTI DI OGGI

Sono molti in questi giorni gli articoli che commentano l’eredità che
Giorgio Napolitano lascia al suo successore e al Paese. Dopo la lunga
analisi molto positiva sul bilancio dei nove anni di presenza di
Napolitano al Quirinale pubblicata ieri su Repubblica a firma di
Eugenio Scalfari (due pagine intere, la 4 e la 5), oggi sul Corriere
della Sera Antonio Polito polemizza con tutti coloro che criticano il
presidente e attribuisce buona parte di quelle critiche al senso di
antipolitica che si sta diffondendo nel Paese. “Un’ondata così forte
di rabbia e disprezzo per i partiti e il Parlamento in Italia non si
vedeva da tempo – scrive Polito- Napolitano l’ha affrontata di petto,
senza indulgenze, con severità. Nella convinzione che l’unico modo per
domarla fosse il rinnovamento delle istituzioni democratiche”. Il tema
della centralità delle riforme ritorna anche nel commento di Paolo
Franchi sempre sul Corriere, “Quel riformismo della volontà”. Per
Fabrizio Forquet sul Sole 24 ore, Napolitano è stato “Garante
dell’Italia in Europa”, mentre è il direttore Roberto Napoletano ha
tracciare quello che dovrebbe essere l’identikit del successore.
Scelta originale quella di Repubblica, che dopo aver fatto parlare il
suo fondatore Scalfari, oggi propone un articolo del presidente del
Parlamento europeo, Martin Schulz, “La lezione di Napolitano” (p.35).
Sul Messaggero scrive Alessandro Campi, “I requisiti chiave di un
arbitro con molti poteri”. Più critiche le analisi su La Stampa dove
Marcello Sorgi parla di un “metodo che va cambiato” e Fabio Martini
della riconquista del campo da parte delle correnti politiche. Stefano
Sfefanini ricorda quando Napolitano rassicurò la Merkel sulla tenuta
dell’Italia (p.7). Sul Mattino, Francesco Paolo Casavola racconta il
personaggio Napolitano, “un coraggioso medico della politica”, mentre
sull’Avvenire Marco Tarquini parla di anni “formidabili”. Sul
manifesto è Andrea Fabozzi a firmare l’editoriale sulla ricostruzione
della vicenda Napolitano. Infine, come era prevedibile, sono i
giornali di destra che si scatenato contro il presidente e contro chi
vorrebbe un magistrato al Quirinale.

CI VUOLE UNA NUOVA LEGGE SUL SISTEMA DEGLI APPALTI

Garanzia dei trattamenti dei lavoratori impiegati negli appalti
privati e pubblici; contrasto alle pratiche di concorrenza sleale tra
le imprese; tutela dell'occupazione nei cambi di appalto. Sono questi
i punti principali che qualificano la proposta di legge di iniziativa
popolare sugli appalti, promossa dalla Cgil, e presentata ieri a Roma
in piazza del Pantheon, in un appuntamento promosso dalla Cgil Roma e
Lazio, durante il quale si sono raccolte le firme. Tra i firmatari, il
leader di corso d'Italia, Susanna Camusso, che dal piccolo palco
allestito in piazza ha motivato le ragioni di questa iniziativa.
“Frequentemente - ha detto Camusso - ci dicono, specie chi si sta
dedicando alla riduzione dei diritti e delle tutele dei lavoratori,
che difendiamo un mondo fatto di certezze e privilegi mentre il
mercato del lavoro è molto frammentato. Ma se è così, se ci sono tanti
ultimi, perché non si comincia da lì? Perché non si fa in modo che gli
ultimi acquisiscano garanzie e tutele che servono non solo alla
dignità delle persone ma che sono anche l'indicatore di un lavoro di
qualità, di una scelta di sviluppo positivo?”. Il tema appalti rientra
proprio in questo segmento. “Appalti è una parola che molti cittadini
sentono solo quando si parla di inchieste giudiziarie - ha aggiunto -,
ma gli appalti attraversano trasversalmente tutta l'attività di lavoro
del nostro paese, qualunque settore e azienda, dal pubblico al
privato”. Ma se ad 'appalti' si associa 'inchieste' il motivo è perché
”la non trasparenza sulle norme degli appalti determina la crescita
dell'illegalità in materia economica”. La Cgil promuove questa
raccolta di firme per mettere al centro proprio la tutela dei
lavoratori. “Vogliamo partire da quel milione di lavoratori che ogni
giorno si interrogano su quando ci sarà la gara del loro appalto, su
cosa gli succederà, di quante ore hanno già tagliato in questi anni il
loro lavoro e di quante volte si sono visti tagliare la retribuzione
pur di mantenere il lavoro”. La cronaca della presentazione di ieri e
tutti i materiali informativi sulla proposta di legge sul sito della
Cgil (www.cgil.it) e sul sito di rassegna (www.rassegna.it).

IL LAVORO E’ CRESCITA, NON UN COSTO. IL SEMINARIO DELLA FIOM

"L'idea della pubblica amministrazione nel governo Renzi è legata solo
a tagli e risparmi. Invece il cambiamento vero sarebbe rovesciare
questa idea: più lavoriamo, più rendiamo efficiente il sistema. Il
lavoro è una crescita e non un costo, questa idea è anche alla base
del Jobs Act". Lo ha detto ieri il segretario generale della Cgil,
Susanna Camusso, nel corso del suo intervento al seminario “Riprendere
il cammino dello sviluppo si può: serve una vera Europa sociale e
un'altra politica industriale”, organizzato dalla Fiom a Roma. Anche
il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, si è soffermato
sul concetto di cambiamento: "Si parla di cambiamento, ma a
sproposito. Sul lavoro è in atto un peggioramento delle condizioni di
vita e di lavoro, con l'attuale governo Renzi: dietro alla parola
'cambiamento' in realtà c'è una fortissima centralizzazione
dell'impresa, senza alcuna idea di giustizia sociale e senza
contraltare. Senza che il sindacato giochi il suo ruolo".

LA CGIL RICORDA SILVANO ANDRIANI

A poco più di un mese dalla scomparsa di Silvano Andriani, ieri la
Cgil lo ha voluto ricordare nel corso di un seminario svoltosi nella
sede di corso d’Italia. Un incontro al quale hanno partecipato alcune
tra le personalità più importanti della sinistra sindacale, politica e
intellettuale italiana. Tra questi, Antonio Lettieri, Vera Lamonica,
Carlo Ghezzi, Laura Pennacchi, Alfredo Reichlin, Fausto Bertinotti,
Beppe Vacca, Valentino Parlato. Stefano Iucci su rassegna
(www.rassegna.it) ha curato il resoconto degli interventi che si sono
succeduti ieri e che hanno ripercorso la lunga esperienza
intellettuale e militanza politica di Andriani. Silvano Andriani i è
stato infatti una mente brillante, importantissimo studioso di
politica economica, ma anche uomo politico e sindacalista della Cgil
(le sue prime esperienze da giovanissimo neolaureato nel centro studi
della Cgil allora diretto da Bruno Trentin). “Questi ultimi due
aspetti difficilmente vengono citati – spiega Riccardo Sanna, il nuovo
coordinatore dell’area politiche di sviluppo ed economiche della Cgil
– e invece sono importanti e lo rendono una figura sempre presente
nella storia della sinistra e del sindacato, coerente in tutta la sua
azione pur lungo un percorso di vita così eterogeneo e dalle
tantissime esperienze. La sua importanza sta soprattutto nell’aver
sempre seguito un’analisi lungimirante, innovativa ed eterodossa dei
fenomeni in atto. Basterà ricordare che Andriani scrisse un importante
libro sulla crisi della finanza già nel 2006 per Donzelli, L'ascesa
della finanza. Risparmio, banche, assicurazioni: i nuovi assetti
dell'economia mondiale". Un libro che per la tempestività e la
profondità degli argomenti utilizzati da Andriani appare oggi come una
sorta di anticipazione della grande crisi che ha sconvolto i mercati
finanziari e l’intera economia mondiale.

Approfondimenti