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PILLOLE DI CARTA

Fondi a pioggia alle imprese, effetti recessivi: ecco la manovra di Renzi. Il sondaggio «a cosa servono i sindacati». Segnalazioni dai quotidiani nazionali di mercoledì 15 ottobre 2014


Oggi è il giorno della Legge di stabilità. Il Consiglio dei ministri si appresta a dare il via libera ad una manovra da 30 miliardi, con 13 miliardi di tagli, nuove tasse sui fondi pensione, tassa unica sulla casa, 18 miliardi di alleggerimento fiscale per le imprese, che naturalmente sono molto contente, nonostante l’ipotesi di portare il Tfr in busta paga dal 2015. In serata il testo della manovra sarà spedito a Bruxelles da dove si rischia però una bocciatura, nonostante le rassicurazioni del ministro Padoan. Il documento di economia e finanza (Def) passa al Senato con un solo voto di scarto. Intanto Confindustria si dice molto soddisfatta per le linee della Legge di stabilità, mentre le Regioni sono sul piede di guerra per i tagli annunciati: saremo obbligati ad aumentare le tasse, dicono i governatori. Per la Cgil, se il governo Renzi realizza i sogni del Presidente di Confindustria come ha detto ieri Squinzi, è una conferma in più delle tante ragioni per manifestare il 25 ottobre a Roma. Il segretario generale Susanna Camusso commenta anche un sondaggio Tecnè sul rapporto tra lavoratori e sindacato. Presentata a Roma la proposta di un reddito di inclusione sociale per combattere la povertà.

CAMUSSO: LA MANOVRA PRODURRA’ EFFETTI RECESSIVI

"Un mix di tagli e di riduzione fiscale per alcuni, ci manterrà' nello stato di recessione in cui vive il paese". Questo il primo giudizio a caldo della leader della Cgil Susanna Camusso a proposito della manovra del governo Renzi. Susanna Camusso ha spiegato che così  "non si mettono in moto investimenti e occupazione". Il segretario generale ha parlato della manovra a margine della presentazione della manifestazione del 25 ottobre prossimo in piazza San Giovanni a Roma. Intanto c’è da segnalare un’ iniziativa del manifesto,che oggi pubblica una lettera di un gruppo di delegati della Fiom delle Rsu della Lombardia che invitano Guglielmo Epifani, ex segretario generale della Cgil, ora parlamentare, a non votare a favore della manovra del governo.

CRESCE IL BISOGNO DI SINDACATO. UN SONDAGGIO TECNE’

Le organizzazioni sindacali sono utili, che si sia iscritti o meno. Sono l'approdo quasi naturale per chi rivendica un diritto o il bisogno di un'assistenza. Ma sono soprattutto un luogo sentito di comunità, di appartenenza, di relazioni, contro la solitudine e l'incertezza dei tempi, a dispetto di una retorica fondata sulla disintermediazione e l'abolizione delle forme di rappresentanza. E' questo, in estrema sintesi, quanto emerge da un sondaggio, promosso dalla Cgil e dall'associazione Bruno Trentin, condotto dall'istituto di ricerca Tecnè (su un campione di 1.800 iscritti alla Cgil e 1.000 non iscritti) che è stato presentato ieri in Corso d'Italia dal segretario generale, Susanna Camusso. Dai risultati emerge, sul versante dell'intensità delle relazioni sociali, che gli iscritti alla Cgil, soprattutto nel periodo di crisi economica e sociale che il Paese sta attraversando, soffrono di meno (22%) rispetto ai non iscritti (58%) il senso di solitudine. Il sindacato è un punto di riferimento per chi rivendica un diritto: lo è per il 52% degli iscritti alla Cgil e per il 36% dei non iscritti. Male i partiti politici: solo l'1% dei non iscritti e il 2% degli iscritti si rivolgerebbe a loro per far valere un diritto. Cruciale poi il ruolo del sindacato sul luogo di lavoro, specie per affrontare temi come molestie e discriminazioni. A fronte di ciò il 55% dei non iscritti e il 77% degli iscritti alla Cgil ritiene che i sindacati siano utili, specie nel dirimere le complesse questioni del lavoro. La stragrande maggioranza si è rivolta ad un sindacato per avere consigli, accedere a servizio o veder riconosciuti diritti: il 72% dei non iscritti e l'89% degli iscritti, con un grado di giudizio positivo pari rispettivamente al 65% e all'84%. Da qui, infine, il dato finale che vede la percentuale dei non iscritti che dichiarano l'interesse a iscriversi ad un sindacato pari al 15%. Nel commentare i risultati del sondaggio, il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, ha sottolineato come "non c'è alcuna fuga dalla rappresentanza”. “Il Paese, a dispetto di chi sostiene che serve disintermediare, ha invece bisogno di strutture organizzate, senza di queste si aumenta la solitudine delle persone. Prendiamo i lavoratori disoccupati e in mobilità, che spesso vivono la loro condizione come perdita di dignità e solitudine. L'appartenenza ad un'organizzazione invece dà la dimensione di comunità". Quindi, ha spiegato Camusso, "oggi c'è grande bisogno di rappresentanza, come emerge dalle tante richieste dei lavoratori che dimostrano la complessità del mondo del lavoro. Il lavoro è una materia difficile e non semplificabile, non c'è una
bacchetta magica come si sostiene in alcune misure del governo. Il binomio semplificazione e legiferazione contrasta con le richieste stesse dei lavoratori". Sull'ultimo dato, infine, il segretario generale ha fatto notare che "il 15% interessato a iscriversi può sembrare poco, ma se consideriamo la platea complessiva dei non iscritti è un dato rilevante, dimostra che non c'è una fuga dalla rappresentanza".

TFR IN BUSTA PAGA DALLA META’ DEL 2015?

Sulla proposta di trasferire il Tfr in busta paga dal prossimo anno sono molti gli articoli di cronaca e gli approfondimenti sui giornali di oggi. Ne segnaliamo alcuni. Sul Sole 24 ore Nevio Bianchie Piepaolo Perrone firmano un apprendimento sull’aggiornamento del coefficiente di rivalutazione del Tfr (p.43), mentre sempre sul Sole Davide Colombospiega che il trasferimento del Tfr in busta paga potrà partire solo dalla metàdel prossimo anno. Per quanto riguarda i fondi pensione e le casse previdenziale, sta prendendo corpo l’ipotesi di un’armonizzazione dell’aliquota d’imposta sulle rendite al 12,5% per tutti sul maturato annuo.  Sul Italia Oggi il titolo “Tfr di settembre a quota 1,12%”. Sul quotidiano La notizia si fa riferimento alle dichiarazioni del ministro del lavoro: “Tfr in busta paga, Poletti: è prevedibile”.

POVERTA’: PRESENTATA LA PROPOSTA DI REDDITO D’INCLUSIONE SOCIALE

“La proposta avanzata dall'Alleanza contro la povertà in Italia del Reddito di Inclusione Sociale costituisce un metodo di politica sociale, per sottrarre la poca spesa sociale ad una logica di ricerca del consenso”. Così ieri al Cnel il sociologo Mauro Magatti ha commentato la proposta di una misura strutturale per la lotta alla povertàrivolta al governo dalla Alleanza contro la povertà in Italia alla vigilia della presentazione della legge di stabilità. Il sottosegretario al Lavoro e alle Politiche Sociali Franca Biondelli ha riconosciuto il lavoro importante svolto dal vasto cartello di soggetti che propone il Reis: “Anche l'Ue ritiene importante la lotta alla povertà con il sostegno all'inclusione attiva (Sia). Intendiamo potenziare la sperimentazione Sia, attiva in 12 città del Paese, cercando nella legge di stabilità le risorse per estenderla all'intero Paese. Sono stati avviati pagamenti da aprile ad agosto, 50 milioni di euro per le 12 città. Con il progetto del Reis il governo ha comunanze di vedute ma ci sono limiti di bilancio con cui si deve fare i conti”. “La social card non è la risposta alla povertà in termini strutturali” ha affermato Gianni Bottalico, presidente nazionale delle Acli. In ogni caso l'Alleanza contro la povertà in Italia è determinata a portare avanti il progetto del Reddito di inclusione sociale perché, come ha ricordato Francesco Marsico di Caritas italiana, “essa si fonda su una comune idea di diritti e di come si possa oggi costruire un percorso possibile di contrasto alla povertà”. Il professor Cristiano Gori, che ha curato il progetto, ha sottolineato che il Reis costituisce una proposta per affrontare in modo organico la povertà che i dati Istat ci dicono essere raddoppiata negli ultimi sette anni e riguardare ormai il 9,9% della popolazione. Per questo è urgente avviare un piano nazionale contro la povertà, da subito a partire dal 2015, impiegando inizialmente almeno 1,7 miliardi di Euro per arrivare a regime in un quadriennio ad una spesa di 7,1 miliardi, un centesimo della spesa corrente. Per la Cgil, che è parte integrante e protagonista della prima ora dell’Alleanza contro la povertà è intervenuta ieri al Cnel Vera Lamonica, segretario confederale. Secondo Lamonica l’esperienza dell’Alleanza è molto importante politicamente e culturalmente perché innova anche dal punto di vista del lavoro comune delle varie organizzazioni che partecipano e del loro rapporto diretto con le istituzioni a partire dalle Regioni e i Comuni. A proposito delle polemiche e delle obiezioni sulla scarsità delle risorse da destinare a strumenti tipo il Reddito di inclusione, la dirigente della Cgil ha voluto ricordare che è vero che siamo in presenza di un aumento della povertà, ma è anche vero che viviamo in un Paese di grandi ricchezze. Il Reis e la scelta politica di destinare le risorse in modo graduale, ma consistente ad un vero piano nazionale di lotta alla povertà è anche un modo per cominciare a combattere la diseguaglianza che con la crisi si è aggravata.

NEGOZIATI SEGRETI TRA USA E UE SUL TRATTATO DI LIBERO SCAMBIO

"Il Ttip ha senso solo se favorisce la creazione di posti di lavoro di qualità e sviluppo sostenibile". Così in una nota la Cgil ribadisce il suo giudizio in merito al Trattato di libero scambio Usa-Ue, nel sottolineare che: "Cresce in Italia e in Europa la preoccupazione di cittadini e lavoratori sui contenuti e le conseguenze dei negoziati per il Ttip. I timori sono legati all'assoluta segretezza e opacità dei negoziati e al carattere prevalentemente normativo e regolamentare, secondo le intenzioni dei negoziatori delle due sponde dell'Atlantico, che assumerebbe l'accordo". Per il sindacato di corso d'Italia, infatti, "non si tratta di abbattere tariffe doganali, giàsignificativamente basse tra i due partner, quanto di 'armonizzare' leggi e regolamenti per rendere più fluido il libero scambio di merci e servizi. In altre parole, il Trattato commerciale interverrebbe sulle norme ambientali, alimentari, sociali e del lavoro a favore della massima liberalizzazione delle merci e dei servizi, inclusi quelli pubblici e quelli essenziali, con conseguenze facilmente immaginabili sulle condizioni di vita e di lavoro e sui livelli stessi della democrazia. Non sarebbero, infatti, i Parlamenti e i governi a decidere norme così fondamentali, ma un apposito Consiglio Transatlantico che vigilerebbe sulla conformità di queste leggi ai dettami del libero scambio". "Né la Commissione Europea né il governo italiano - prosegue la nota della Cgil - hanno finora fornito alcuna esauriente previsione sull'impatto di un simile trattato sui posti di lavoro, per paesi, regioni e settori. La propaganda che vorrebbe gli accordi commerciali come una soluzione vincente per tutti (win - win) continua a non tenere conto della realtàverificatasi nei numerosi accordi già siglati: ci sono settori in cui si guadagna e settori in cui si perde e per l'Italia la concentrazione dell'occupazione in piccole e piccolissime imprese non lascia prefigurare buoni risultati in una presunta crescita trainata dall'esportazione, che riguarda, oggi, un numero limitato di medio-grandi imprese". "Siamo in attesa di conoscere il risultato della consultazione che la Commissione ha aperto sul meccanismo di dispute tra investitori e stati, meccanismo che è già stato inserito nel trattato di libero scambio con il Canada (Ceta). Si tratta di una gravissima violazione della sovranità politica dei singoli stati, laddove investitori e multinazionali possono chiamarli di fronte ad una corte arbitrale internazionale privata a rispondere di possibili violazioni dei 'diritti' degli investitori per legittime decisioni politiche che possano influenzare negativamente i profitti delle imprese estere.
Meccanismo, oltretutto, che discrimina a sfavore delle imprese nazionali, che, giustamente, a queste decisioni dei loro stati devono semplicemente attenersi, salvo ricorrere alla normale giurisdizione se li ritengono illegittimi".

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