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cgil CGIL - Camera del Lavoro di Brescia

LA NOTA DELL'UFFICIO SICUREZZA AMBIENTE DELLA CAMERA DEL LAVORO

2015, anno orribile per le morti sul lavoro


martedì 19 gennaio 2016 - Un anno,  il 2015, che si chiude con un tragico bilancio di morti sul lavoro.
A livello nazionale  i dati Inail sugli infortuni mortali (al 30 novembre 2015) ci dicono che più di mille (1080) lavoratori hanno perso la vita nell' anno appena trascorso, di questi 800 per infortunio sul posto di lavoro e 280 in itinere. Erano stati 919 nel 2014.
Dal nostro osservatorio, l'Ufficio Salute Sicurezza Ambiente della Cgil di Brescia registriamo per il 2015 in  provincia di Brescia ben 28 morti sul lavoro. Una cifra che non si raggiungeva ormai da diversi anni.
Bisogna tornare indietro di almeno 6 anni, cioè al 2010, per ritrovare un numero cosi alto di infortuni costati la vita esattamente a 28 lavoratori come questo ultimo anno. Nel 2013 si registrarono18 casi, stesso numero nel 2014.
I settori maggiormente colpiti sono sempre gli stessi, agricoltura e edilizia, con caduta dall'alto e ribaltamento dei mezzi agricoli utilizzati magari da agricoltori ormai pensionati che utilizzano quei veicoli per anni, senza mai adeguarli.
I dati raccolti per la nostra provincia ci riportano che i morti per e sul lavoro nel 2015 sono quasi esclusivamente di sesso maschile (il 94% a livello Lombardia)  una sola donna ha perso la vita facendo rientro a casa dal posto di lavoro.
Un altra importante osservazione che ci riporta la statistica locale è quella che l'infortunio sul lavoro grave o mortale, è registrabile fra i lavoratori dipendenti come fra artigiani o imprenditori che svolgono lavori in prima persona, anche fianco a fianco dei loro dipendenti. Infatti sui 28 infortuni mortali ben 11 sono i lavoratori autonomi che hanno perso la vita sul lavoro, mentre 4 sono i pensionati del settore agricolo che si sono ribaltati con il loro mezzo.
Per quanto riguarda l'età rileviamo che ben 17 sui 28  lavoratori morti per infortunio avevano meno di 45 anni. 
Se a questo disastroso bilancio aggiungiamo i dati relativi agli infortuni gravi e invalidanti e le malattie professionali, non possiamo che constatare amaramente che nulla si è mosso negli anni, anzi. Sebbene al netto dei casi che per tante costrizioni e ricatti non vengono denunciati da lavoratori e lavoratrici, le statistiche Inail degli anni scorsi ci avevano fatto sperare in un miglioramento del fenomeno infortunistico, ma il tragico numero di morti, la frequenza e la tendenza sempre in aumento delle malattie professionali, dimostra il contrario.
Se pure è passata negli ultimi anni una maggiore attenzione e consapevolezza da parte dei datori di lavoro e dei lavoratori stessi sulla sicurezza  nei  luoghi di lavoro, il  numero enorme di lavoratori che ancora nel 2015 perdono la vita per il lavoro,  denuncia insieme all'enormità dei rischi per la salute e l'integrità psicofisica che permangono non affrontati e risolti, l'insufficienza delle attività di prevenzione.
Prevedere corsi formativi nelle scuole è importante, ma di più è nella materialità del lavoro che vanno garantite condizioni di salvaguardia per la salute e per l'integrità psico-fisica dei lavoratori e delle lavoratrici. 
Troppi lavoratori avrebbero avuto la vita salvata se dotati di imbracatura adeguata durante il lavoro in altezza e tanti agricoltori avrebbero potuto far rientro a casa se in possesso di mezzi sicuri. E fra questi, se alcuni, in primis si fossero ricordati che l'età della pensione è di meritato attivo riposo. Evidentemente bisogna lavorare ancora molto, nel nostro paese, perché a maggiore consapevolezza,    al crescere della cultura della prevenzione per la salute e sicurezza nel  lavoro,  seguano investimenti reali in dispositivi e macchinari sicuri, organizzazioni e procedure adeguate per lo svolgimento della prestazione.
Il persistere di irregolarità e lavoro sommerso, la pesantezza della stessa crisi favoriscono il venir meno di quella attenzione attiva e sostanzia il disinvestimento a scapito dei necessari interventi di  prevenzione, oggi sempre più certificata sulla carta che concretamente perseguita.
Quante ore di lavoro previste e obbligatorie di formazione in materia di salute e sicurezza vengono realmente riservate ai dipendenti? A quale livello si attesta la qualità della formazione offerta?  Con quale efficacia?
La realtà dei rischi presenti nei luoghi di lavoro, il numero degli infortuni e delle Malattie Professionali chiederebbero nella provincia di Brescia una iniziativa importante da parte dei diversi responsabili e dei decisori che operano all'interno degli enti preposti alle attività di prevenzione e controllo, che tarda a venire, ammesso che sia nelle intenzioni, considerando come gli stessi enti preposti anziché essere rinforzati come richiederebbe l'attuale situazione, sono oggetto di una riorganizzazione riduttiva del campo di azione, del numero degli addetti e di competenze.
Come dire che i 28 morti non sono il risultato del destino, ma della irresponsabilità di responsabili e decisori che potendo agire per prevenire, non lo fanno.

Ufficio Salute Sicurezza Ambiente CGIL
Brescia, 19 gennaio 2016

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