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LA GRECIA E L'EURO, IL TAGLIO AI SALARI E AI DIRITTI, IL LAVORO E LA DEMOCRAZIA. LA RIFLESSIONE DEL SEGRETARIO DELLA CAMERA DEL LAVORO

Galletti: «Disuguaglianza nodo irrisolto della crisi»


lunedì 29 giugno 2015  Sette anni fa, all'espolodere della crisi, urlavamo nelle piazze «Noi la crisi non la paghiamo».  Tagli alla spesa sociale, aumento dell'età pensionabile, perdita del lavoro, abolizione dell'articolo 18 solo per citare alcuni capitoli dicono che la crisi purtroppo l'abbiamo pagata parecchio e il sindacato non è stato in grado di frenare l'onda. Al contrario le imprese hanno avuto in dote il taglio dell'Irap, la decontribuzione sulle nuove assunzioni, demansionamento e controlli a distanza dei lavoratori.

Euro debole, basso costo del petrolio e del denaro sono la ciliegina che dovrebbero far dire ai cantori delle nuove gesta del neoliberalismo che tutto volge al meglio. O dovrebbe. I dati macroeconomici dicono che il Pil ha crescite da zero virgola, così come i consumi, al punto che i vari uffici studi hanno difficoltà a usare la parola ripresa. Se avessimo una memoria meno attenta ai dati trimestrali e più concentrata allo sguardo di lungo periodo, ci ricorderemmo che le debolezze dell'Italia sono di lunga data e sono almeno vent'anni che scontiamo bassi investimenti in conoscenza, scarsa adozione di nuove tecnologie, attività innovativa debole. Abbiamo privilegiato precarietà e bassa qualità del lavoro.

Per anni abbiamo seguito la via bassa allo sviluppo, quella che puntava a tagliare il costo del lavoro invece che a qualificarlo e renderlo più produttivo. La crisi ha accentuato il problema. Nel frattempo un'amministrazione pubblica non adeguata è andata di pari passo con la crescita di illegalità e corruzione. Ultimo passo, la messa in discussione della contrattazione. Non solo quella nazionale pare, ma della possibilità di contrattare in sé e dove minime possibilità di miglioramento salariale diventano le briciole che cadono nel caso di aumenti di produttività. Non tutti gli imprenditori hanno seguito questa strada ovviamente e, anche nel bresciano, ci sono importanti aziende che hanno contrattato, innovato e continuano a farlo. Con loro, ovviamente, è stato più semplice sedersi al tavolo e discutere di aumenti salariali e produttività.

È indubbio che il sindacato, non solo in Italia, abbia non poche difficoltà, accentuate dalle crisi in corso. Dobbiamo provare a cambiare, in parte lo stiamo facendo, ma sicuramente lo faremo sempre in nome dell'autonomia e di una forte soggettività. Nella convinzione che di fronte alle difficoltà la strada maestra sia quella dell'apertura democratica, del far contare di più i lavoratori nei processi decisionali. In questi anni abbiamo perso terreno ma erosione dei diritti e bassi salari non hanno dato i risultati che alcuni si aspettavano.  E sul tavolo, irrisolti, ci sono i nodi della disuguaglianza, dei bassi salari, della ripresa dei consumi, della coesione sociale a rischio. La Grecia è vicina, molto, e la partita in gioco non è questione di debiti o crediti. Riguarda l'idea di Europa che abbiamo. Di che idea abbiamo del lavoro e della democrazia.

Damiano Galletti
segretario generale Camera del Lavoro

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