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cgil CGIL - Camera del Lavoro di Brescia

LA DOMANDA

Dagli anni cinquanta ad oggi scomparsi la metà dei suoli agricoli, dove sono finiti gli inquinanti?


2014-09-26 - * Nell´ambito dell´accordo di programma con il ministero, Ersaf è stato scelto per realizzare tre tipologie di intervento su 60 ettari di aree agricole a Sud della Caffaro: messa in sicurezza con sfalcio dei prati, progetto di bioremediation, piantumazione di boschi planiziali.

A CHE PUNTO è il programma, lo ha riferito ieri nel convegno organizzato in Cgil Paolo Nastasio. «Dal 1954 ad oggi nell´area attuale dell´ordinanza - ha spiegato in avvio - su 1100 ettari di aree agricole circa 600 sono spariti», sostituiti da costruzioni. Dove siano finiti i contaminanti che c´erano nel suolo, non è noto.

Su 33 ettari mantenuti a prato Ersaf ha messo in campo finora quattro tranche di sfalcio dopo aver costruito convenzioni con 18 proprietà, (5 sono ancora in fase di convenzione e 6 hanno preferito gestire l´intervento autononomamente).
Su altri 20 ettari invece c´è in progetto la realizzazione dell´esperimento di bioremediation. «Un´operazione complessa che non possiamo attuare in tempi rapidi - ha spiegato Nastasio -. Ne stiamo valutando la fattibilità e la possibile applicazione, può anche darsi che in un´area simile non sia possibile un risanamento di tipo biologico». La prima fase consiste in uno studio di fattibilità su quali sono inquinanti, e quale è la loro biodegradabilità. I dati emersi sono in linea per quanto riguarda Pcb e metalli pesanti, mentre il tetracloruro di carbonio è risultato al di sopra della tabella residenziale, perciò è stata inviata segnalazione agli enti competenti.

IL 10 OTTOBRE partirà poi la caratterizzazione verticale da zero a 100 centimetri poi la fase più delicata di spazializzazione con analisi puntiformi entro fine anno «Tutto il nostro sforzo si baserà sulla biofitoremediation, l´utilizzo di piante per fare trasformazioni chimiche nel suolo. Le piante favoriscono l´attivazione delle popolazioni batteriche. Ma per vedere i frutti ci vogliono anni o di decenni», ha avvisato Nastasio. L´ultima fase prevede la realizzazione di 7 ettari di bosco planiziale, ma le proprietà hanno manifestato una sostanziale contrarietà ad un´opzione che vincola perennemente il terreno a quell´utilizzo. Perciò ci si sta orientando su una fascia boscata sottile, che dovrebbe avere un impatto più sostenibile. * articolo Bresciaoggi

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