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Baseotto (Fisac Cgil): «Rialzo dei tassi, a rischio competitività del paese a livello internazionale: il Governo intervenga»

Il segretario generale del sindacato del credito Cgil: «Il costo del denaro rischia di bloccare investimenti di imprese e famiglie, calmierare come si è fatto per i carburanti. Credit Agricole acquista il 9,18% di Bpm? Il sistema del credito guardi a partnership non sia preda». I tassi di interesse che aumentano e il tema di “pezzi” di paese in vendita. L'intervista a Nino Baseotto (Segretario generale Fisac Cgil) pubblicata da Cuoreeconomico.com 


Segretario, i tassi di interesse stanno aumentando: qual è lo scenario?

«Noi siamo fortemente preoccupati per il rialzo dei tassi per due ragioni. Da un lato la questione dei mutui che incide sulla vita delle famiglie, dall’altro ovviamente temiamo che il rialzo possa danneggiare le imprese nella competizione internazionale. Se le aziende si trovano di fronte a un costo del denaro più alto rispetto agli altri paesi, questo rappresenta un appesantimento della corsa nella competizione. E indirettamente questo si scarica sulla tenuta dell’occupazione. Non vogliamo solo evidenziarlo, vogliamo anche proporre un correttivo».

Quale?

«Il Governo è intervenuto per calmierare il costo del carburante, deve intervenire celermente e con determinazione anche per calmierare il prezzo del denaro. La cosa si può fare, contenere i tassi per l’acquisto della prima casa è provvedimento urgente. Va in direzione dei giovani, delle famiglie e delle donne. E verso un comparto chiave come l’edilizia, motore dell’economia con il suo indotto. Stiamo attraversando un momento delicato perché l’inflazione crescente è derivata dai costi dell’energia e dei materiali: non è legata all’andamento dell’economia. Si combatte riducendo i prezzi dei prodotti energetici, altrimenti se continua ad aumentare il costo del denaro si entra in stagflazione».

La fine della moratoria sui mutui è un’altra mannaia?

«Bisogna prendere iniziative equilibrate che non penalizzino gli investimenti e le aziende. Soprattutto quelle impegnate nella internazionalizzazione. Per questo è importante allungare i tempi nella restituzione del debito. Siamo però contrari a interventi a pioggia, servono criteri selettivi che difendano e premino la parte produttiva che investe in innovazione, occupazione e che si confronta con la competizione internazionale. Non dobbiamo indebolire il sistema paese».

Credit Agricole ha comprato il 9,18% del Bpm, c’è un tema dell’Italia in vendita?

«Abbiamo bisogno di rafforzarci e non di indebolirci. Il sistema creditizio e finanziario italiano va consolidato. Non vogliamo avventurarci in una serie di ipotesi sul significato di questo acquisto. Può essere prodromico all’acquisizione del Bpm o una operazione di consolidamento di una partnership che già c’è, o un modo per inibire una possibile scalata di qualcun altro. Non facciamo il gioco dell’indovino. Il tema è che nell’economia globalizzata creare partnership è utile, ma a condizione che ci si comporti e si pensi alla collaborazione. Pensare che qualche gruppo bancario possa diventare preda non ci trova d’accordo.
Non possiamo avere un sistema creditizio e finanziario che venga razziato. È un contesto difficile in cui certamente si può aprire il tema di pezzi di paese in svendita: questo ci preoccupa e noi chiediamo al governo di avere una politica di valorizzazione delle risorse più chiara e coraggiosa. È importante sapere la strategia non per alzare un muro tra l’Italia e il resto del mondo, ma per fare in modo che il nostro sistema economico, finanziario e creditizio si collochi in Europa con la sua forza, come partner e non come preda».

Intervista di Luigi Benelli su Cuoreeconomico.com

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