sunia CGIL - Camera del Lavoro di Brescia

Non svendete la Tintoretto

A pochi giorni dall'apertura della busta con l'unica offerta presentata all'Aler, l'appello dei sindacati inquilini in una lettera: «Non svendete la Tintoretto: la già esigua disponibilità di alloggi a canone sociale diminuirà ulteriormente. Regione avrebbe dovuto investire e ristrutturarla»


A pochi giorni dall'apertura della busta dell'unica offerta pervenuta all'Aler di Brescia per la ristrutturazione o l'abbattimento di una delle torri simbolo di San Polo, presentata da Redo sgt spa, società specializzata nell'housing sociale e che ha ricevuto il ramo di azienda immobiliare dalla Investire sgr (partecipata da Cassa Depositi e prestiti), i sindacati degli inquilini alzano la voce e protestano contro una decisione che, a loro dire, rappresenta «un grave errore, perché diminuisce la già esigua disponibilità di alloggi a canone sociale di proprietà pubblica e riduce la possibilità delle numerose famiglie residenti in difficoltà economica di trovare un alloggio con un canone coerente alla propria capacità reddituale».

«La torre Tintoretto non deve essere svenduta ai privati»

L'APPELLO, arrivato in una nota congiunta firmata da Emanuele Gilberti (segretario territoriale di Sicet), Simone Cardin (segretario di Sunia) e Michele Radici, presidente territoriale di Uniat, si rivolge soprattutto a Regione Lombardia, la proprietaria dell'immobile: «Il Pirellone avrebbe meglio fatto a reperire i finanziamenti necessari per la ristrutturazione della Torre Tintoretto ed il mantenimento della stessa nell'ambito del patrimonio di edilizia residenziale pubblica - affermano i sindacati -. La Regione è venuta meno al compito istituzionale di difesa delle famiglie più fragili, preferendo alienare la proprietà della Tintoretto ai privati, sottraendo a 190 famiglie la possibilità di avere un alloggio con un canone di locazione in linea con il proprio reddito».

Gilberti, Cardin e Radici hanno anche criticato alcune norme arrivate dallo Stato, che «hanno reso le Aler enti sempre più slegati dalla funzione per la quale vennero creati, offrire la possibilità, anche ai nuclei familiari più svantaggiati, di accedere ad un diritto fondamentale come quello all'abitazione». In questo senso, vanno lette «le diverse scelte politiche effettuate negli ultimi anni, quali quella di non stanziare una forma di finanziamento strutturale del comparto dell'edilizia pubblica che manca ormai da troppo tempo» e un nuovo pericolo viene dalla legge di bilancio, che accorpa Tasi e Imu e che, secondo i sindacati, «potrebbe aumentare la tassazione in capo alle Aler, costrette a pagare di più per gli alloggi di edilizia residenziale pubblica di cui sono proprietarie, mentre i Comuni continuerebbero a restare esenti per le case popolari di cui sono titolari e che non di rado vengono conferite in gestione agli stessi ex Iacp. Tassazioni differenziate, quindi, per immobili con la stessa funzione sociale».
Il rischio, spiega la nota, è che gli aumenti abbiano ripercussioni sugli inquilini delle case popolari e sulla qualità dei servizi dell'Aler, che avrebbe minori risorse e potrebbe anche effettuare tagli sugli interventi di manutenzione.

«Chiediamo che Regione riconosca gli Erp come alloggi sociali: equiparando gli alloggi sociali alle abitazioni principali, si scioglierebbe ogni dubbio», confermano i sindacati.

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