Nei giorni scorsi il neo Ministro dell'Interno Matteo Salvini ha annunciato che verrà a Brescia “per fare piazza pulita dei clandestini”. Se risulta evidente che Salvini sembra non essere in grado di distinguere tra il ruolo di tribuno capo di partito e quello di ministro, evidente è anche la sua difficoltà nel distinguere tra richiedenti asilo e "clandestini".
A Brescia il fenomeno migratorio è di lunga data, al punto che oramai sono 7-8 mila ogni anno le persone che acquisiscono la cittadinanza. In provincia di Brescia gli immigrati sono 160mila, in città 36 mila: davvero il problema sono i richiedenti asilo (poco più di 3mila in tutta la provincia)? Da un ministro, seppure alle prime armi, ci aspetteremmo di più che non la consueta banalizzazione dei problemi.
Brescia, provincia in profonda trasformazione sotto il profilo economico, sociale, demografico e culturale, non ha bisogno di slogan ma di essere sostenuta nel lungo percorso di coesione e di costruzione del bene comune in atto da anni e che inevitabilmente non può non coinvolgere i “nuovi cittadini” che abitano il territorio della città e della provincia. Il cambiamento dei tradizionali connotati sociali va affrontato con intelligenza. La proposizione di “facili” ricette populiste tese alla banalizzazione delle questioni verranno spazzate via – queste sì – dalla realtà dei fatti.
Camera del Lavoro di Brescia