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Lo smart working per contratto

Durante la pandemia se ne è fatto un uso sbagliato, tanto da snaturarne ruolo e funzione. È diventato un lavoro imbolsito e affannoso, consumato per intero nelle abitazioni, senza controllo, determinando una difficoltà estrema, soprattutto per le donne, a perseguire la finalità per cui era stato concepito: la conciliazione


Negli ultimi mesi, in concomitanza con il ricorso coatto all’istituto da parte di milioni di lavoratori alle prese con le misure di contenimento del virus Covid-19, il tema dello smart working è divenuto centrale, nel dibattito politico, sindacale, pubblico. Si può dire che ne stiano parlando un po’ tutti, spesso con approcci parziali e a volte con una buona dose di approssimazione che porta a entusiasmi facili e ad altrettanto facili demonizzazioni.

Il ‘povero’ smart working altro non è che una modalità di lavorare, definita per legge nel 2017 che, dopo anni oscuri, attraversa oggi una fase d’imprevista e immeritata notorietà. Lo si potrebbe definire uno strumento che si qualifica come positivo o negativo, a seconda dell’utilizzo. L’utilizzo che se ne è fatto nella situazione di emergenza sanitaria, è ed è stato sbagliato, ad esempio, tanto da snaturarne ruolo e funzione. Pertanto, il lavoro agile si è trovato a divenire un lavoro imbolsito, lento e affannoso, consumato per intero nelle abitazioni, senza controllo effettivo della sua quantità e qualità, determinando una difficoltà estrema, soprattutto per le donne, a perseguire la finalità per cui era stato concepito dal legislatore: la conciliazione.

Va corretto subito, quindi, tale deficit percettivo che ci consegna uno spaccato fedele della realtà di questi giorni, ma che ci allontana dall’oggettività, che è però condizione necessaria per provare non solo a esprimere un giudizio, ma anche a ipotizzare una serie d’interventi per riportare lo smart working nel suo alveo naturale.

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‘Lo Smart Working’ è il tema della seconda pillola animata ideata dal Coordinamento Formazione e realizzata da Effettica di Bologna. Scritta in collaborazione con Cinzia Maiolini e Cristian Sesena dell’Ufficio Progetto Lavoro 4.0 e dell’area contrattazione e mercato del lavoro della Cgil Nazionale, illustrazioni di Paola Camerone, riprese e montaggio di Enrico Medici, voce off e coordinamento di Donatella Allegro.

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