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Più sanità pubblica, più medicina di territorio. Tre giorni di mobilitazione regionale

Cgil Cisl UIL Lombardia insieme alle categorie della Funzione Pubblica e dei pensionati organizzano tre presidi sotto Palazzo Lombardia per rimarcare la necessità di rimettere mano all'intero sistema perchè l’emergenza ha dimostrato che il sistema sanitario lombardo, da tutti considerato un'eccellenza, in realtà non ha funzionato come avrebbe dovuto. Martedì 23 il terzo giorno di mobilitazione


L’emergenza sanitaria vissuta in Lombardia in questi ultimi mesi non ha eguali nel nostro Paese sia per diffusione del contagio che per il numero di morti. Il modello sociosanitario lombardo ha mostrato tutti i suoi limiti, aggravati da una gestione istituzionale manchevole, sbagliata e tardiva. Nel modello lombardo troppe cose non hanno funzionato e se il sistema ha retto è solo grazie all’impegno di tutto il personale che lavora nei servizi del sistema sanitario.

Chiediamo a Regione Lombardia un confronto per un nuovo patto che tracci linee e misure per risolvere inadempienze attuative e correggere assetti normativi ed organizzativi del sistema lombardo che si sono dimostrati inadeguati e inefficaci. Unitariamente riprendiamo la mobilitazione regionale sulla sanità lombarda, rispettando le norme sul distanziamento, sul divieto di assembramento delle persone e sull’obbligo della mascherina.

L’iniziativa è articolata su tre giornate di presidio davanti al Palazzo di Regione Lombardia su temi specifici. Elena Lattuada, segretaria generale della Cgil Lombardia, racconta a Collettiva le ragioni della mobilitazione: "È necessario rimettere mano all'intero sistema perché l’emergenza ha dimostrato che il sistema sanitario lombardo, da tutti considerato un'eccellenza, in realtà non ha funzionato come avrebbe dovuto".

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MARTEDÌ 16 GIUGNO. LE RSA NON SONO OSPEDALI
All’insegna dei rispetto delle distanze, lavoratori delle Rsa, pensionati e sindacalisti hanno manifestato questa mattina sotto Palazzo Lombardia per chiedere un nuovo “Patto per la salute”, nel corso del primo dei tre presidi organizzati da Cgil, Cisl e  Uil Lombardia, con le Federazioni che rappresentano i pensionati e tutti i lavoratori che a diverso titolo operano nel sistema sanitario e sociosanitario. ”Le Rsa non sono ospedali!” e “Testimoni della strage nelle Rsa: oltre 6000 vittime tra gli anziani”  gli slogan scanditi nel corso della mattinata.

“Sarebbe stato necessario  - affermano Cgil, Cisl e  Uil Lombardia - che Regione Lombardia si occupasse dei circa 60.000 anziani ospiti nelle Rsa lombarde, le persone più fragili e a rischio, così come di tutti gli operatori del comparto socio sanitario, per tenere l’epidemia fuori dalle strutture o per individuare i casi di infezione e limitare il contagio. Non è stato così”.

Alle Rsa, ricordano i sindacati,  sono stati dati protocolli di sicurezza inapplicabili e inapplicati:
- per tardive e scarse forniture sia di dispositivi di protezione, sia di test per il personale e gli ospiti
- per difficoltà di attuare soluzioni organizzative anti-contagio, con procedure di sicurezza e di isolamento dei sintomatici
- per insufficienti dotazioni organiche che si sono ulteriormente ridotte durante l’emergenza a causa della diffusione del contagio tra il personale delle Rsa.

Regione Lombardia ha preteso che gli ospiti sintomatici sopra i 75 anni fossero curati nelle stesse Rsa, deliberando anche di trasferirvi i pazienti ospedalieri positivi al Covid-19. Per gli anziani a casa propria, con o senza sintomi da Covid-19, oppure con scompensi per altre patologie che avrebbero richiesto cure in ospedale, le cose non sono andate meglio, perché nemmeno si è realizzato un adeguato potenziamento nel territorio dell’assistenza domiciliare e della continuità assistenziale, peraltro insufficiente anche prima dell’emergenza epidemica.

“Ci sono state responsabilità rispetto all’esercizio delle funzioni di indirizzo, controllo e gestione delle Rsa che vanno considerate e sarà compito dell’Autorità Giudiziaria accertare e della politica rimediare – sottolineano Cgil, Cisl e  Uil Lombardia -. Ma, prima di tutto, non si devono ripetere gli stessi errori, non vogliamo Rsa trasformate in hospice o “lazzaretti” per anziani e nemmeno in reparti ospedalieri. L’anziano che si ammala di Covid-19 deve essere curato in ospedale. Con l’ultima delibera Regione Lombardia si è dovuta correggere”.

LE PROPOSTE DEI SINDACATI
- Maggiori investimenti per innovazione e riorganizzazione dell’offerta sociosanitaria.
- La revisione del sistema degli accreditamenti delle strutture sociosanitarie, in particolare per quanto attiene:
- i modelli organizzativi e di servizio per una maggiore appropriatezza e qualità dell’assistenza, rafforzando gli interventi di prossimità e domiciliarità (residenzialità “aperta” e “leggera”);
- l’adeguamento dei minutaggi di assistenza alla reale complessità assistenziale degli ospiti;
- la ridefinizione delle tariffe riconosciute dal fondo sanitario, che dovrebbero coprire il 50% del costo in Rsa mentre Regione Lombardia resta al di sotto della quota prevista dalla legge a garanzia dei livelli essenziali di assistenza, scaricando l’onere maggiore sulla retta pagata dagli ospiti o dalle loro famiglie.
- La riduzione della compartecipazione alla spesa a carico delle famiglie (la retta) che andrebbe regolata secondo criteri di sostenibilità e sopportabilità garantendo uno standard adeguato di servizi.
-  La tutela dei posti di lavoro, il potenziamento degli organici e la formazione degli operatori.

VENERDÌ 19 GIUGNO. SORVEGLIANZA EPIDEMIOLOGICA, MEDICINA DI TERRITORIO E CONTINUITÀ ASSISTENZIALE
Sorveglianza epidemiologica, medicina del territorio, continuità assistenziale i temi al centro della giornata, grandi assenti del sistema sanitario Lombardo. La continuità di cura fra ospedale e territorio e l’integrazione dei percorsi sanitari, sociosanitari e assistenziali in Lombardia è rimasta sulla carta. Con un’epidemia che non ha fatto sconti, si sono mostrati tutti i limiti della sanità lombarda che ha retto la crisi solo grazie all’impegno degli operatori sanitari.

“Operatori ai quali, però - sottolineano Cgil Cisl Uil - non è stato garantito ciò di cui avevano più bisogno: supporto, strumenti e modelli organizzativi; sorveglianza sanitaria e dispositivi di protezione individuali. Serviva una medicina di famiglia e un’organizzazione delle cure primarie nel territorio efficienti ed equipaggiate, ma la politica sanitaria di Regione Lombardia sono anni che le indebolisce e le marginalizza”.

MARTEDÌ 23 GIUGNO. RIPENSARE L'OSPEDALE PER IL FUTURO DELLA SANITÀ LOMBARDA
“Ripensare l’ospedale per il futuro della sanità lombarda”. Non può esserci futuro per la sanità lombarda senza un ripensamento del ruolo e delle funzioni del sistema ospedaliero. Lo hanno ribadito Cgil, Cisl e Uil Lombardia nella terza giornata di presidio sotto Palazzo Lombardia. All'ordine del giorno la richiesta di apertura di un tavolo permanente di confronto con la Presidenza della Regione e la necessità di stringere un nuovo “Patto per la salute”, che rilanci la sanità pubblica e la medicina del territorio.

Nel corso degli interventi che si sono alternati nella mattinata, i sindacati hanno ricordato i gravi limiti del sistema ospedaliero, drammaticamente evidenziati dalla pandemia. “Innanzitutto si è tardato nella realizzazione di una netta separazione dei percorsi di accesso alle strutture ospedaliere, con una chiara distinzione di pazienti acuti, cronici, pazienti acuti e cronici con patologia infettiva - affermano Cgil, Cisl e Uil Lombardia -. E’ assolutamente inefficiente un modello in cui il baricentro del sistema sanitario è tutto spostato sull’ospedale e l’assistenza ospedaliera e poco sul territorio”.

Il taglio dei posti letto e del personale sanitario negli ospedali pubblici, inoltre, ha determinato pesanti ricadute. “Per competere con il sistema privato – spiegano i sindacati - le Aziende socio sanitarie pubbliche (Asst) hanno concentrato la spesa in ambito ospedaliero, sottraendo ulteriori risorse allo sviluppo dei servizi di cura e assistenza territoriale, e hanno fatto largo ricorso al lavoro in somministrazione, senza favorire percorsi di stabilizzazione e protraendo negli anni disparità di trattamento economico e normativo a parità di mansione”.

LE PROPOSTE DI CGIL, CISL E UIL LOMBARDIA
-  utilizzare le risorse e attuare gli indirizzi nazionali previsti dal DL “Rilancio” nell’attuale fase pandemica, con la definizione del “Piano di Assistenza Territoriale” e una puntuale e condivisa verifica attuativa del “Piano della rete ospedaliera” per aumentare la disponibilità di posti letto di terapia intensiva e sub-intensiva
-  riformulare il Piano sociosanitario regionale 2020-2024 predisposto dalla Giunta prima dell’emergenza epidemica per dare continuità al rafforzamento dell’offerta sanitaria e sociosanitaria, aumentando i posti letto di cure intermedie, con degenze di comunità, e di cura e degenza ospedaliera
- progettare la riorganizzazione delle degenze ospedaliere ordinata per intensità di cura prevedendo la possibilità di ricovero nella medesima unità organizzativa di pazienti chirurgici e medici con adeguato coordinamento internistico infermieristico
- programmare la formazione con l’aumento dei posti nelle scuole di specialità, per promuovere l'inserimento lavorativo dei giovani e realizzare il necessario ricambio generazionale di medici ed altre professionalità sanitarie.
-  tutelare il lavoro di tutti gli operatori del sistema sanitario e sociosanitario, dei lavoratori in somministrazione e dei servizi esternalizzati per contrastare discriminazioni e disparità di trattamento economico e normativo, e valorizzare nelle procedure concorsuali l’esperienza lavorativa dei professionisti/operatori “precari” prestata presso le aziende del Servizio sanitario lombardo.
-  attuare politiche degli appalti che tengano in giusta considerazione la qualità del servizio e la tutela del lavoro.

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