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Nessuno ce la fa da solo. Ripartire dal Lavoro

L'intervento di Silvia Spera (Cgil Brescia) all'interno dibattito sulla "questione settentrionale" pubblicato sulle colonne del Giornale di Brescia


Nel nostro Paese, l’insicurezza economica, politica e sociale non sono certo una novità. La situazione è complessa e le difficoltà si protraggono da molto tempo. In Italia, insomma, vanno sciolti diversi nodi e vanno recuperati ritardi fortissimi. Per questo, ora è urgente trovare soluzioni ed energie capaci di unire e non dividere, una classe dirigente e politica che guardi all’interesse collettivo e smetta di avere un orizzonte limitato. Le sfide a cui siamo chiamati (innovazione tecnologica, sociale ed economica) impongono a tutti un nuovo passo politico, sociale ed economico.

Stiamo assistendo a un cambiamento profondo del mondo e in particolare del mondo del lavoro. Il lavoro diventa sempre più oggetto di contesa, spesso brutale, la frammentazione, la precarietà hanno raggiunto un livello allarmante. Il tasso di disoccupazione continua ad essere altissimo.

Per una stessa tipologia di lavoro esistono mille contratti che diversificano, dividono, creano antagonismo tra lavoratrici e lavoratori di serie A e di serie B.

Esiste una frattura aperta, fra generazioni, fra sicurezza ed insicurezza, fra nord e sud del Paese che continua ad allargarsi ed approfondirsi generando diseguaglianze e ingiustizie. Per affrontare e risolvere questa crisi, per superare finalmente questo confine de facto che divide e indebolisce, bisogna ritornare a dare valore alle persone, alla loro storia, alle diverse peculiarità.

Bisogna riuscire a usare e ad offrire alla cittadinanza attiva strumenti democratici che non escludano il conflitto, ma che lo sappiano gestire all’interno di uno schema democratico. E allora, il punto di partenza, il fulcro del discorso, deve essere rimettere al centro la questione sociale. Recuperare l’unità con il lavoro, le persone che lavorano e i loro diritti. È proprio quando questi mancano, infatti, che aumenta la disuguaglianza, che i cittadini si sentono soli, abbandonati, diversi, che non si riconoscono più nelle istituzioni, nella Costituzione, nella tradizione democratica del nostro Paese. Il lavoro di qualità, riconosciuto, è quello che restituisce dignità e funge da collante sociale.

Le proposte finora avanzate in merito all’autonomia differenziata mettono in atto strappi e ulteriori divisioni che rischiano di trasformare i diritti fondamentali e la loro esigibilità in un bene limitato. Salute, lavoro, istruzione, mobilità devono essere garantiti a tutti con la stessa facilità di accesso, lo stesso costo, e la stessa qualità.

Sappiamo bene che servizi e le modalità con cui vengono erogati necessitano di una revisione. La scuola e la sanità, ad esempio, devono tornare ad essere gratuiti e garantiti a chiunque, a prescindere da dove vive. Brescia è un territorio che rimane a forte prevalenza industriale, confermandosi la terza provincia manifatturiera d’Europa. Qui nasce A2A, oggi una delle più importanti aziende di servizi della rete energetica nazionale. In questo territorio abbiamo un importante comparto agroalimentare modernizzato.

Nonostante ciò, anche nella nostra provincia, oggi, facciamo i conti con disoccupazione, povertà, precarietà.

Questo ci dimostra che nessun territorio, anche se economicamente forte, può farcela da solo. Le qualità, le specificità, la storia e l’eccellenza di ogni territorio si manifesta appieno solo se ha come corollario altrettante peculiarità.

Circondarsi di macerie, sia pure delimitate da muri, fittizi o reali che siano, non è mai stato attrattivo per nessuno. Ogni area d’Italia si misura con diversi punti di forza e di debolezza. Per superare le difficoltà che tutti stiamo vivendo deve partire una proposta nuova dai territori con cui l’insieme del Paese deve imparare a interloquire e confrontarsi, accompagnata da una rappresentanza politica che si dimostri all’altezza della sfida.

* Giornale di Brescia - 25 settembre 2019

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