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cgil CGIL - Camera del Lavoro di Brescia

Ennesimo infortunio mortale a Brescia

Lunedì 15 luglio 2019 è avvenuto l’ennesimo infortunio mortale nella nostra provincia. «Aumentare i controlli e ampliare in tutte le aziende le occasioni di formazione e di informazione dei lavoratori»


Nella mattinata di lunedì 15 luglio, presso il Centro Siderurgico Bresciano di via Industriale in città, Massimiliano Faro di 51 anni residente a Mazzano, dipendente dell’azienda da qualche anno, è rimasto schiacciato da una bobina di lamiera che lo ha investito uccidendolo. Lascia 2 figli, maschio e femmina; sconvolto il compagno di lavoro che era in quel momento insieme a lui addetto all'operazione. 

L'incidente è avvenuto a pochi giorni di distanza da quello costato la vita a Felice Cere, 58 anni, morto venerdì pomeriggio a Berzo Inferiore per un altro tragico infortunio. «Continuiamo ad insistere - si legge in una nota firmata dalla Fiom Cgil Brescia - che devono essere ampliate in tutte le aziende le occasioni di formazione e di informazione dei lavoratori e che devono essere ampliati gli organici degli enti a cui vengono affidate le operazioni di controllo e di ispezione al fine di rendere più coerente la tutela della salute e della sicurezza in tutte le realtà, anche in quelle più piccole come in questo caso. La Fiom, con le altre organizzazioni e con i rappresentati sindacali, valuterà quali saranno le iniziative da intraprendere già nei prossimi giorni».

Sul dorso bresciano Corriere l'intervista a Silvia Spera, segretaria generale della Cgil Brescia: «Anzitutto vorrei portare la vicinanza della Cgil alla famiglia di questo lavoratore. Siamo provati, è un continuo bollettino di guerra. Sono dati preoccupanti: aumenta l’occupazione, diminuiscono le ore lavorate, ma non calano gli incidenti. Può apparire controintuitivo, ma invece è proprio questa la ragione: fra Cig, part time, flessibilità e outsourcing sui luoghi di lavoro si vive una vera e propria frantumazione dei processi produttivi, il cui controllo viene spesso lasciato alla buona volontà dei singoli. Il risultato è che i carichi di lavoro aumentano e si crea confusione nelle responsabilità di controllo».

Non condividiamo l’analisi di Aib, secondo cui i due terzi degli infortuni sono causati da disattenzioni dei lavoratori: il problema, semmai, sta nel rapporto fra numero di addetti, evoluzione dei macchinari e organizzazione delle fasi di produzione.

«Sulla questione sicurezza noi e Aib dobbiamo continuare a collaborare, ma sulla formazione bisogna che le imprese investano di più, soprattutto in un momento così delicato come questo, in cui l’automazione sta accelerando. Sta cambiando il rapporto fra addetti e macchine, sbilanciandosi sulla seconda componente. E in mancanza di un disegno organico di ruoli e mansioni, spesso al lavoratore viene lasciato il compito di risolvere problemi in velocità, per non intaccare la produttività. E questo genera rischi». Occorre dunque «una contrattazione interna che faccia chiarezza sui carichi di lavoro. Abbiamo una delle migliori leggi sulla sicurezza, ma i ritmi di produzione e l’ingresso del digitale nelle fasi di produzione impongono una formazione continua che oggi, francamente, è l’eccezione».

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