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Lavoro, salario, diritti. Oggi lo sciopero generale dei metalmeccanici

Sciopero generale con manifestazioni a Milano, Firenze e Napoli (dove interviene la segretaria Fiom Re David). I sindacati denunciano "la contrazione della produzione industriale, la perdita di valore dell'occupazione, l'aumento degli infortuni". Alta l’adesione dei metalmeccanici bresciani al corteo che parte da Piazza Venezia e giungerà in Duomo per il comizio finale. Sulle pagine social le fotografie della giornata


Tre grandi temi: lavoro, salari, diritti. E tre grandi manifestazioni: a Milano, Firenze e Napoli. Scendono oggi (venerdì 14 giugno) in piazza i metalmeccanici di tutta Italia, per uno sciopero nazionale di otto ore. A determinare la protesta, indetta da Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil, la sempre maggiore incertezza sul futuro vista la contrazione della produzione industriale, la perdita di valore dell’occupazione, l'aumento degli infortuni e degli incidenti mortali. Lavoro e investimenti devono essere rimessi al centro dell’agenda politica, scandiscono le organizzazioni delle tute blu, ricordando alcuni numeri impietosi: 160 tavoli di crisi aperti al ministero dello Sviluppo economico (erano 138 a gennaio), da 80 a 280 mila i lavoratori che rischiano di perdere il posto (secondo l’esito delle vertenze), aumento in aprile del 78 per cento dell’utilizzo della cassa integrazione (rispetto all'anno prima).

“I metalmeccanici scendono in piazza e fanno lo sciopero generale per rimettere al centro del dibattito politico e pubblico di questo Paese il lavoro, soprattutto il lavoro industriale, cosa che né i governi né le imprese hanno fatto”, ha argomentato la segretaria generale della Fiom Cgil Francesca Re David, intervenuta giovedì 13 alla trasmissione Agorà della Rai. Re David ha anche rimarcato “la mancanza di risorse per realizzare politiche industriali, che sono assenti ormai da decenni” e il fatto che “l’Italia sia ormai diventata un luogo di scorribanda delle multinazionali”. Per la segretaria generale Fiom in questi anni “il lavoro è stato trattato male, i lavoratori hanno subìto processi di precarizzazione, di abbassamento dei salari, di abbattimento dei diritti. Questo sta provocando un impoverimento generale: noi chiediamo al governo e alle imprese di cambiare radicalmente punto di vista”.

Sulla giornata delle tute blu interviene anche Maurizio Landini. “Lo sciopero dei metalmeccanici chiede nuove politiche industriali in grado di governare l'innovazione e creare lavoro stabile, più sicurezza, più occupazione, più salario. E sta dentro il quadro di mobilitazione deciso il 9 febbraio scorso con Cisl e Uil”, ha spiegato il segretario generale della Cgil in un’intervista apparsa sul Corriere della Sera di giovedì 13 giugno. Un quadro di mobilitazione con una piattaforma precisa, che vede anzitutto “un piano di investimenti pubblici nelle infrastrutture materiali e sociali, una riforma fiscale vera che riduca la tassazione sul lavoro e sui pensionati. E anche le imprese devono fare la propria parte, con un rilancio serio degli investimenti, sperando che i prossimi mesi siano all'insegna del rinnovo dei contratti di lavoro”. Landini, infine, non esclude lo sciopero generale: “Se il governo dovesse continuare a non confrontarsi con noi e proseguire sulla linea pericolosa tenuta in questi mesi, non escludiamo nulla, decideremo insieme a Cisl e Uil”.

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Milano, Firenze e Napoli, queste le tre città delle manifestazioni (che partono alle ore 9 in contemporanea). A Milano il corteo sfila da Porta Venezia fino a piazza del Duomo, dove è previsto l'intervento del segretario generale Fim Cisl Marco Bentivogli (con contributi musicali di Cisco dei Modena City Ramblers). A Firenze la manifestazione parte da piazza Cavalleggeri per arrivare a piazza della Santissima Annunziata, dove si tiene il comizio del segretario generale Uilm Uil Rocco Palombella (con esibizione dal palco del cantante e pianista Antonio Sorgentone). A Napoli la dimostrazione inizia in piazza Mancini per concludersi in piazza Matteotti, dove parla la segretaria generale Fiom Cgil Francesca Re David (con interventi dell’attrice Rosalia Porcaro). Allo sciopero partecipano anche i segretari generali della Cgil Maurizio Landini, della Cisl Annamaria Furlan (a Firenze, dove sono presenti anche la vicesegretaria generale e il segretario confederale Cgil Gianna Fracassi e Roberto Ghiselli) e della Uil Carmelo Barbagallo. Le manifestazioni saranno seguite in diretta da RadioArticolo1 a partire dalle ore 10.30.

Centinaia i bresciani presenti: come evidenziato dal segretario della Fiom Cgil di Brescia Francesco Bertoli. Lo sciopero, a livello territoriale, ha registrato un'adesione del 70%, ma in alcune realtà produttive ha toccato anche punte del 90%. In corteo a Milano, tra gli altri, dipendenti di Iveco, Alfa Acciai, Innse Berardi, Eredi Gnutti Metalli, Omb, Camozzi, Omr. 

LE FOTOGRAFIE DELLA MANIFESTAZIONE

“Il governo e le imprese non possono scaricare sui lavoratori la nuova crisi che stiamo vivendo: per affrontare la situazione sono necessari investimenti pubblici e privati per l'innovazione, le competenze, l'ecosostenibilità, l'occupazione, la prevenzione e la salvaguardia di salute e sicurezza”, scrivono Fiom, Fim e Uilm nazionali, avvertendo che “per rilanciare il mercato interno è indispensabile aumentare i salari, ridurre la tassazione, garantire lo stato sociale”. Al governo i sindacati chiedono di “adottare politiche mirate a contrastare delocalizzazioni e le chiusure di stabilimenti, a partire dal Mezzogiorno, ancora una volta duramente colpito dalla crisi, e a sostenere i buoni motivi per attrarre gli investimenti industriali”. Fiom, Fim e Uilm rimarcano pure l’esigenza di “rafforzare i vincoli della responsabilità sociale delle imprese verso i lavoratori e il territorio” e di “investire per creare occupazione per i giovani disoccupati, attraverso il consolidamento di alcuni settori in cui il nostro paese ha una leadership, e incentivi per l’ecosostenibilità del nostro sistema industriale”. Le politiche pubbliche, concludono le tre sigle, devono concentrarsi “su ciò che crea lavoro, sulla qualità e la dignità del lavoro, e in questo contesto misure come il reddito di cittadinanza non possono essere sostitutive di questo impegno, soprattutto non possono essere il solo strumento di lotta alla povertà”.

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