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Ripartire dal Lavoro. Per un’Europa di diritti, stato sociale, sviluppo e cultura

Sindacati europei a confronto nel convegno internazionale organizzato dalla Camera del Lavoro di Brescia


Questa mattina nel salone Buozzi della Camera del Lavoro di Brescia ha avuto luogo una tavola rotonda dal titolo "Ripartire dal lavoro", importante iniziativa - molto partecipata - in cui si è discusso sulla centralità del lavoro, perno per favorire un’Europa di diritti, stato sociale, sviluppo e cultura. Alla tavola rotonda hanno preso parte esponenti di diverse realtà sindacali europee: Montserrat Mir Roca (Segretaria Nazionale Comisiones Obreras / Spagna - Rappresentante CES), Thorkild Holmboe-Hay (Segretario Nazionale 3F / Danimarca), Walter Wadehn (Segretario Nazionale IG Metall / Germania) e Susanna Camusso (Responsabile Area Politiche europee e internazionali della Cgil). L’incontro, introdotto da Silvia Spera, segretaria generale della Cgil Brescia, è stato coordinato da Fausto Durante.

A termine del convegno, la Cgil Brescia e la delegazione dei sindacati europei si sono recate in piazza della Loggia per rendere omaggio alle vittime della strage neofascista del 28 maggio 1974.

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I problemi del lavoro non si risolvono nei singoli Stati. Servono risposte a livello europeo. L’occupazione, la qualità del lavoro e dei salari, la giustizia sociale, i cambiamenti climatici e l’innovazione tecnologica sono temi centrali che devono trovare soluzione nell’Unione Europea, affinché cessi di essere «il luogo della guerra fra poveri». Serve un’«Europa sociale, dove il lavoro ritrovi il suo giusto valore e i salari aumentino», perché senza buona retribuzione e protezione sociale «vincono l’estrema destra e i populisti, che promettono senza poter mantenere». L’appuntamento elettorale del 26 maggio è decisivo: «i lavoratori vadano alle urne e votino i candidati europeisti e non liberisti». È questo il messaggio lanciato ieri dai protagonisti del dibattito «Ripartire dal lavoro» promosso dalla Cgil di Brescia in vista delle urne.

Internazionale. Accanto alla segretaria Silvia Spera c’erano la spagnola Montserrat Mir Roca, segretaria nazionale delle Comisiones Obreras e dirigente della Ces (Confederazione Europea dei Sindacati); il danese Thorkild Holmboe-Hay, segretario nazionale di 3F; il tedesco Walter Wahden, segretario nazionale di IG Metal; Susanna Camusso, responsabile delle politiche internazionali della Cgil.

Ripartire dal lavoro, dai diritti sociali, dall’aumento dei salari: sono queste, secondo Silvia Spera, le priorità di un’Europa che voglia essere democratica e inclusiva. Per fronteggiare l’euroscetticismo «bisogna eliminare il dumping contrattuale, eguagliando diritti e salari; redistribuire le risorse, difendere lo Stato sociale con una contrattazione sovranazionale che valga per tutti, dire no al dumping fiscale che attira aziende da altri Paesi». Serve un’Europa diversa da «quella che finora ha assecondato le spinte nazionalistiche».

Manifesto. Il dialogo sociale e la contrattazione collettiva so- no un fondamento della democrazia, ha sottolineato la spagnola Montserrat Mir Roca. Il principio è contenuto nel manifesto elaborato dalla Ces e presentato a tutte le forze politiche («Eccetto quelle dell’estrema destra») in vista dell’appuntamento elettorale. Fra le altre richieste avanzate dai sindacati europei ci sono «una politica commerciale comune, che dica no a prodotti di Paesi dove non si rispettano i diritti», la fine delle «differenze salariali fra uomo e donna», la «protezione sociale per i più deboli». No «all’Europa dei capitali, sì a quella dove il lavoro riacquista finalmente valore».

La formazione permanente, il livello dei salari, la protezione sociale, l’effetto dei cambiamenti tecnologici: i problemi del mondo del lavoro non possono essere affrontati nei singoli Stati, ha confermato Holmboe-Hay, presentando l’esperienza della Danimarca. La soluzione deve essere comune. Il mercato del lavoro cambia velocemente, propone situazione nuove. Come le piattaforme digitali che offrono servizi, sempre più diffuse al nord: «Illudono i giovani di essere lavoratori liberi, come dei professionisti; in realtà vengono invitati a scegliere come essere sfruttati». Walter Wahden, segretario dei metalmeccanici tedeschi (l’IG Metal è uno dei più grandi sindacati europei), ha fatto un altro esempio: «Lo stipendio di un operaio ungherese della Audi è un quarto di quello di un lavoratore baverese». L’industria automobilistica tedesca sta massicciamente dislocando nell’Europa dell’Est. Ecco perché non sono possibili risposte nazionali a processi che non hanno confini. «Del resto - parole di Wahden - la classe operaia ha sempre perso con il nazionalismo». L’Europa, dunque, «è la soluzione, non il problema», ha commentato Susanna Camusso. 

Soluzione. Una Unione diversa, che lasci alle spalle le politiche di austerità, scegliendo la crescita coniugata ai diritti per il lavoro. Dall’ex segretaria della Cgil è arrivato l’appello (condiviso con Cisl e Uil) ai presenti nell’affollata Sala Buozzi della Camera della Lavoro: «Parlate con i lavoratori, non possono astenersi dal voto. Farebbero del male a loro stessi». Alle urne il 26 maggio, scegliendo «i candidati europeisti e non liberisti». La dimensione sovranazionale, tuttavia, riguarda anche la struttura e la natura dei sindacati: «C’è bisogno di un sindacato più europeo, più coraggioso - sono parole di Silvia Spera - che faccia sentire maggiormente il suo peso, che sia protagonista nel fare proposte all’Unione». E che si riconnetta con i lavoratori del continente. *


* Articolo tratto dal Giornale di Brescia | 10 maggio 2019

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