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Discriminazioni, condanna bis per Rovato e Pontoglio

I comuni di Rovato e Pontoglio nuovamente condannati per l’aumento sproporzionato del costo dei certificati di idoneità alloggiativa. Confermata in appello la condanna per discriminazione indiretta a danno delle famiglie di cittadini stranieri


Rilasciare il certificato di idoneità alloggiativa ad un costo troppo oneroso, anche se in astratto non è richiesto ai soli stranieri, è discriminatorio perché solo per essi finisce per incidere su diritti fondamentali della persona come quelli alla unità familiare. Il certificato serve infatti per le pratiche di ricongiungimento familiare. Renderlo così difficilmente ottenibile vuole quindi dire operare una illecita discriminazione indiretta in danno degli stranieri. È quanto stabilito dalla Corte di Appello di Brescia da una sentenza odierna con cui si conferma pienamente la decisione di primo grado. La Corte ha così riaffermato che la discrezionalità dei Comuni nelle scelte di politica fiscale trova un limite nei principi costituzionali.

La vicenda nasce nel 2015 quando i Comuni di Rovato e Pontoglio – con l’evidente finalità di scoraggiare la presenza di stranieri nei due Comuni – avevano applicato un aumento vertiginoso del diritto di segreteria per ottenere il certificato di idoneità alloggiativa: addirittura + 624% per il Comune di Rovato e + 212% per il Comune di Pontoglio.

Il Giudice di primo grado aveva accolto il ricorso proposto da ASGI e da Fondazione Guido Piccini per i diritti dell’uomo (e sostenuto anche da CGIL di Brescia) – assistite dagli avvocati Alberto Guariso e Marta Lavanna – ordinando ai comuni di ripristinare l’importo precedente e di restituire agli stranieri che nel frattempo avessero chiesto il certificato quanto pagato in eccesso. Oggi la condanna in appello. I Comuni sono stati anche condannati a pagare le spese di causa. Per Pontoglio questa terza condanna si aggiunge a quella per i cartelli apposti dal Comune che invitavano ad andarsene quanti non condividevano la “cultura occidentale”: in quel caso il Comune aveva rimosso i cartelli e non aveva proposto appello.

ASGI, FONDAZIONE GUIDO PICCINI e la CGIL di Brescia si augurano che questa ulteriore pronuncia contribuisca a mettere definitivamente fine ad un uso ideologico e distorto dell’azione amministrativa da parte di alcune amministrazioni comunali e che quest’ultima venga finalmente volta all’obiettivo di creare coesione sociale e solidarietà.

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