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cgil CGIL - Camera del Lavoro di Brescia

Liberalizzazione della vendita ai privati dei beni confiscati ai mafiosi: una regressione inaccettabile

La presa di posizione della Cgil Brescia e del coordinamento di Libera


Il Decreto Sicurezza, convertito in legge 132/2018 ed entrato in vigore dal 4 dicembre 2018, prevede tra le altre cose, la possibilità di liberalizzare la vendita anche ai privati dei beni confiscati ai mafiosi. Consideriamo questa norma un’inaccettabile regressione nella lotta alla mafia, alla corruzione e alla criminalità organizzata che trovano proprio nella confisca dei beni un elemento di straordinaria efficacia.

Il sequestro e la confisca dei beni frutto di attività illecite venne introdotta dalla legge 646/1982, che costò la vita al suo promotore, il deputato ed ex sindacalista della CGIL Pio La Torre. Nel 1996 con la legge 109 si fece un ulteriore importantissimo passo in avanti stabilendo il riutilizzo dei beni confiscati per finalità pubbliche e sociali, proprio sulla base del principio che la presenza e l’infiltrazione mafiosa danneggiano l’intera società e che quindi i beni frutto dell’attività mafiosa debbano diventare motore per il riscatto economico e sociale, creando nei territori opportunità di servizi alle persone, di inclusione sociale, di lavoro pulito e di animazione culturale.

Grazie anche alla proposta di legge popolare fortemente voluta dalla Cgil e da Libera con la campagna di raccolta firme “Io riattivo il lavoro” che ha ulteriormente facilitato il percorso di assegnazione dei beni confiscati che oggi possiamo contare nella sola Lombardia ben 3.177 beni confiscati (258 nella Provincia di Brescia), di cui 1992 in gestione (141 nella Provincia di Brescia).

In tutto il territorio italiano sono migliaia le esperienze positive di gestione dei beni confiscati per un fine sociale, inclusi i campi di impegno e formazione di E!State Liberi, che da qualche anno vedono la partecipazione attiva anche della Camera del Lavoro e dello SPI di Brescia, in cui centinaia di ragazzi e adulti decidono di trascorrere il periodo estivo immersi in esperienze di impegno sociale ed approfondimento.

Aver introdotto la possibilità di vendita dei beni confiscati “al miglior offerente” significa inevitabilmente esporli al rischio concreto che gli stessi mafiosi possano riacquistarli, magari attraverso prestanomi, e riciclare i patrimoni e le ricchezze accumulate illecitamente.

La possibilità di vendita era già possibile ma solo ad alcune categorie di soggetti e solo come estrema ratio, non certo come scorciatoia per evitare le problematiche che si devono affrontare nel percorso di destinazione e di assegnazione dei beni.

Libera e la Cgil saranno impegnate da subito affinché non ci siano arretramenti rispetto alle buone pratiche di valorizzazione e di riutilizzo dei beni a vantaggio della collettività.


Cgil Brescia
Libera - coordinamento di Brescia

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