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cgil CGIL - Camera del Lavoro di Brescia

Le priorità di Cgil Cisl Uil per la legge di bilancio 2019

«La manovra economica non risponde alle reali esigenze del Paese e non favorisce la crescita economica e occupazionale». È questa la preoccupazione che ha spinto Cgil Cisl Uil a mettere a punto una serie di proposte sulla Legge di Bilancio. Martedì 27 novembre l'attivo unitario all'Auditorium Capretti di Brescia


Investire sull'occupazione, sulle infrastrutture e in sviluppo per creare lavoro, ragionare su un'Europa diversa e sulla necessità di una politica «che non si riduca a un contratto di governo», no alla flat tax e ai condoni e sì alla riduzione delle tasse per lavoratori e pensionati, lotta dura all'evasione fiscale. Tematiche trasversali emerse ieri mattina all'Auditorium Capretti di Brescia nell'Attivo unitario dei delegati Cgil, Cisl e Uil (circa 200 i presenti), organizzato per riflettere con i vertici delle tre organizzazioni sindacali confederali sui principali nodi dell'attualità italiana, e per presentare la piattaforma condivisa intitolata «Le priorità di Cgil, Cisl e Uil per la legge di bilancio 2019». 

Ad aprire i lavori è stata Silvia Spera, segretaria generale della Cgil Brescia: «Cgil Cisl e Uil unitariamente hanno definito, tramite una piattaforma, le priorità da avanzare nella legge di bilancio 2019 e affermano con forza la necessità che lo sviluppo del paese sia supportato da politiche espansive superando le politiche di austerity che hanno determinato profonde disuguaglianze.

È di queste ore l’annuncio dell’avvio della trattativa da parte del Governo per trovare un compromesso, che ci auguriamo possa concludersi positivamente. Il rischio che l’Europa possa aprire una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia è un fatto grave che ci preoccupa, anche perché il nostro paese è in una condizione di debolezza con un rapporto deficit-pil tra i più alti in Europa.

L’Europa dalla sua costituzione è profondamente cambiata, è nata con l’obiettivo di unire le minoranze, ma questo obiettivo è stato completamente disatteso: politiche di austerity hanno imposto tagli e sacrifici che hanno colpito le fasce più deboli, ma in particolare l’attacco si è concentrato sui lavoratori attraverso la deregolamentazione del mercato del lavoro, imponendo l’abolizione dell’Art.18, la riforma Fornero, il Fiscal Compat e il pareggio di bilancio, oltre ai sostegni fiscali elargiti per favorire le delocalizzazioni delle industrie nei paesi più deboli.

La responsabilità di tutto questo non è attribuibile esclusivamente all’Europa, ma va imputata anche ai governi che si sono succeduti nel nostro paese, assecondando le misure senza intervenire in maniera precisa e circostanziata sulle difficoltà strutturali che il nostro paese aveva.

È necessario tornare all’idea di un’Europa sociale che sappia dare risposte e soluzioni alle grandi diseguaglianze che si sono accentuate in questi anni: l’aumento delle povertà, la crescita della disoccupazione (in particolare giovanile e femminile), l’impoverimento del lavoro, la competizione tra i paesi e i lavoratori, la perdita di diritti, lo smantellamento del welfare universale e pubblico.

Oggi il nostro paese non deve affrontare solo situazioni di emergenza, ma al contrario servono politiche strutturali che guardino al futuro e sappiano ragionare su tempi lunghi, rimettendo al centro il lavoro. Abbiamo bisogno di un disegno strategico che sia capace di ricomporre e rilanciare le politiche pubbliche finalizzate allo sviluppo sostenibile e al lavoro. 

Il Presidente dell’AIB Giuseppe Pasini nella sua relazione all’assemblea generale ha presentato alcuni dati significativi sulla nostra provincia: siamo la terza provincia manifatturiera in Europa, subito dopo due province tedesche, assicuriamo il secondo prodotto interno lordo della Lombardia e il quinto in Italia.

Alla crescita ininterrotta di questi tre anni - dichiarata da Pasini - non ha corrisposto una occupazione stabile; al contrario, è cresciuta la precarietà, nelle imprese si sono fatti investimenti per oltre 1 miliardo e 100 milioni nel 2017, ma non nella formazione né nell’occupazione stabile. In questo contesto crediamo che il decreto dignità vada nella giusta direzione perché ripristina tempi e casuali precedenti il decreto Poletti: la precarietà che non fa bene alle lavoratrici e lavoratori né alle imprese e va quindi contrastata.

Queste sono le credenziali con cui ci presentiamo: qui c’è il lavoro, qui c’è la nostra fatica, qui hanno contribuito i saperi e le intelligenze di migliaia di lavoratrici. Nonostante ciò, in questi anni, non abbiamo avuto il giusto riconoscimento. Alla crescita ininterrotta di questi tre anni - dichiarata da Pasini - non ha corrisposto una occupazione stabile; al contrario, è cresciuta la precarietà, nelle imprese si sono fatti investimenti per oltre 1 miliardo e 100 milioni nel 2017, ma non nella formazione né nell’occupazione stabile. In questo contesto crediamo che il decreto dignità vada nella giusta direzione perché ripristina tempi e casuali precedenti il decreto Poletti: la precarietà che non fa bene alle lavoratrici e lavoratori né alle imprese e va quindi contrastata.

Un altro capitolo importante riguarda il piano nazionale Impresa 4.0 che non va interrotto ma sostenuto, trattandosi di un’opportunità per sviluppare processi e prodotti innovativi. Ma proprio per le caratteristiche di questa rivoluzione digitale devono crescere contestualmente anche l’innovazione industriale e innovazione sociale. È una sfida che dobbiamo raccogliere per poter dare le risposte all’insieme del territorio in una logica anche di redistribuzione della ricchezza prodotta, di qualità del lavoro, di sostenibilità ambientale».

Molti sono i punti affrontati in apertura dell'incontro unitario dalla segretaria della Camera del Lavoro: il nodo delle infrastrutture, il rilancio degli investimenti attraverso una seria politica industriale, la richiesta di nuove norme sugli ammortizzatori sociali, l'universalità e la sostenibilità del Sistema Sanitario Nazionale e il diritto all'istruzione, la riaffermazione del valore della Pubblica Amministrazione. Un capitolo centrale è poi dedicato al tema del contrasto alla povertà.

Non convince la proposta del reddito di cittadinanza che non interloquisce con il mondo lavoro. Di recente sostegno alla povertà è stato invece introdotto il REI, uno strumento che ha ancora grandi limiti a cominciare dalla soglia di accesso, ma che a nostro a nostro avviso va rafforzato e confermato.

Sulla previdenza è positiva l'apertura di una base di confronto su quota 100, anche se ad oggi le proposte sono ancora confuse e oggetto di trattativa.

Il Governo, in particolare la Lega, ha creato buona parte del suo consenso sul superamento della legge Fornero. Tale superamento non si è certo verificato, ma siamo all’introduzione di una flessibilità aggiuntiva. Questo non ci rallegra né ci esime dall’affrontare la frattura che si è venuta a creare, con l’introduzione della riforma Fornero, tra noi e i nostri rappresentati, frattura che non è ancora sanata.

Le proposte avanzate nella piattaforma unitaria sul tema previdenziale non hanno avuto le risposte sperate e su questo ci siamo divisi e giocati un pezzo di credibilità unitaria che oggi dobbiamo recuperare. Nella proposta avanzata dal Governo manca qualunque riferimento alla pensione di garanzia per i giovani, agli interventi a favore delle donne, ai lavoratori precoci e lavori gravosi e la separazione tra previdenza e assistenza.

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In chiusura del suo intervento, Silvia Spera di concentra sul tema fiscale: «Le politiche fiscali sono uno strumento importante di redistribuzione e di sviluppo di un paese. Da tempo denunciamo che la pressione fiscale in Italia è troppo alta e, in particolare, è insopportabile per i lavoratori dipendenti e pensionati che contribuiscono al gettito Irpef per il 94,8%. Siamo fermamente contrari ad ogni ipotesi di condono e riteniamo non più rinviabile una vera e propria svolta politica per aggredire questo problema rendendo più equo il nostro sistema fiscale e colmando un vulnus di democrazia».Intendiamo quindi aprire il confronto con il Governo sostenendo le nostre proposte, anche con le forme e gli strumenti propri dell’esperienza sindacale. Queste proposte delineano un modello di sviluppo del paese fondato sulla sostenibilità sociale e ambientale, sulla solidarietà nazionale - anche in netto contrasto con scelte autonomiste che la potrebbero compromettere. 

CGIL CISL e UIL vogliono un Paese che riparta dalla coesione, dall'inclusione e dall'integrazione, antidoti alle paure dell'altro, in un sistema virtuoso di convivenza in cui il lavoro può favorire le politiche di integrazione dei migranti, evitando forme di sfruttamento, di caporalato, che - negando le condizioni di vita e di lavoro dignitoso - favoriscono le speculazioni malavitose che si nutrono del disagio sociale. 

Questi anni trascorsi ci lasciano in eredità un paese dove gli spazi democratici si sono sempre più ristretti, il mancato protagonismo delle lavoratrici e lavoratori ci consegnano estraneità e lontananza dalla vita pubblica e politica. Vogliamo al contrario un paese che costruisce il proprio futuro e lo rappresenta a partire dal lavoro: libero, dignitoso e di qualità, riconoscendoci nei valori della Costituzione Repubblicana figlia dell’antifascismo e della lotta di Liberazione.

Su questi temi entra a gamba tesa anche Mario Bailo, alla guida della Uil bresciana. «Negli scorsi mesi si è tenuta una campagna pubblicitaria, più che elettorale - riflette quest'ultimo -. Si sta in piedi su un contratto di cui si conoscono alcuni titoli, e vengono escluse le parti sociali». I problemi riguardano quindi la manovra economica. Non c'è un solo passaggio che va nella direzione della crescita, della formazione, di industria 4.0 e della sicurezza sul lavoro». Tanti anche gli interventi dei delegati, tra cui quello di Luigi Vassallo (Filcams-Cgil), che ha rimarcato i problemi vissuti dai part-time ciclici, in particolare dagli addetti degli appalti scolastici. A chiudere i lavori, l'intervento di Luigi Sbarra, segretario aggiunto della Cisl nazionale.

DOCUMENTI
LA PIATTAFORMA UNITARIA DI CGIL CISL UIL
LA RELAZIONE INTRODUTTIVA DI SILVIA SPERA
ALCUNE IMMAGINI DELL'ATTIVO

 

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