Le trovi sotto l’ombrellone o al gazebo davanti ai cancelli della Invatec di Torbole in ogni ora del giorno e della notte nonostante il presidio sia iniziato da oltre un mese. Come lo sciopero. Negli occhi puoi vedere la preoccupazione per il futuro come la determinazione scritta anche sulle magliette: «Io non mollo». Ad accompagnarle in questa difesa del posto di lavoro i familiari, bambini compresi, i sindacati, ma anche tanti «colleghi» lavoratori, gli sconosciuti e qualche associazione. «È la prima volta che mi trovo in una situazione simile — commenta Roberta — ma ho capito cos’è la solidarietà. Ci sono stati episodi che sicuramente ricorderò». Come quello di un giovane albanese che è arrivato con un’auto vecchissima, due figli al seguito e una confezione di bibite: «Una vostra collega mi ha regalato questa macchina, ne avevo proprio bisogno e sono qui per ringraziarla di nuovo». E ancora, l’imprenditore che ha messo a disposizione la macchinetta del caffè e il bagno. E poi l’arrivo nei giorni scorsi delle Brigate di Solidarietà Attiva che di solito portano aiuti ai terremotati o alle vittime di calamità naturali, che hanno consegnato pacchi alimentari di pasta, riso e latte provenienti dal Gap (Gruppo di Acquisto Popolare) di Lodi. «La crisi, come terremoti ed alluvioni, non fa altro che aggredire ulteriormente le condizioni di vita di chi non ha mezzi di sostentamento se non il proprio lavoro — si legge in un post sulla pagina Facebook delle Brigate — Per questo siamo a fianco dei lavoratori Medtronic Invatec, per questo ci battiamo per unire le sofferenze di chi ha perso o rischia di perdere tutto, siano terremotati o lavoratori che difendono il proprio posto di lavoro». 

* Corriere della Sera Brescia (venerdì 13 luglio 2018)