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Part-time appalti scolastici, giornata di lotta all'Inps e in Prefettura

Sono tornate in piazza e non si arrendono, pronte alla mobilitazione finché non saranno ascoltate. A Brescia sono già 300 ad avere dato mandato ai sindacati per le vie legali e i primi 9 ricorsi sono stati depositati. «La via giudiziaria - è stato detto - costa al ricorrente, però poi anche all'Inps che perde»


* Sono tornate in piazza e non si arrendono, pronte alla mobilitazione finché non saranno ascoltate. Le lavoratrici degli appalti scolastici hanno manifestato ieri al mattino davanti al palazzo dell'Inps, nel pomeriggio in Broletto sotto gli uffici della prefettura. Qui la galleria fotografica

Una delegazione di rappresentanti sindacali, Cgil, Cisl, Uil, delle sei categorie contemplate per le diverse mansioni che le addette delle cooperative ricoprono lungo il corso dell'anno, dalla mensa all'assistenza ad personam per i disabili delle scuole di ogni ordine e grado, è stata ricevuta dal direttore dell'istituto Mauro Saviano e dal prefetto Annunziato Vardè. Al primo è stato riferito che molti ricorsi sono stati vinti, 16 per esempio a Milano, perché viene disattesa la sentenza della Corte europea, ribadita dalla Cassazione italiana, che vieta discriminazioni fra chi ha incarichi a tempo indeterminato full o part time per quanto riguarda la pensione. Queste lavoratrici hanno un contratto ciclico verticale, di 9/10 mesi, che è però a tempo indeterminato. Anche a Brescia sono già 300 ad avere dato mandato ai sindacati per le vie legali e i primi 9 ricorsi sono stati depositati. «La via giudiziaria - è stato detto - costa al ricorrente, però poi anche all'Inps che perde».Il direttore ha assicurato che interpellerà i vertici regionali e nazionali sulla questione. Stessa assicurazione è venuta dal prefetto che ha ascoltato con attenzione i problemi che interessano 500 dipendenti solo in città, quasi 2 mila in provincia, ovvero la perdita dello stipendio in estate senza alcun tipo di ammortizzatori e senza il versamento dei contributi. Il problema deve essere risolto a livello nazionale anche se il momento politico non appare dei migliori. Il pressing viene però insistito anche sui Comuni, la Loggia in primis, e sulla Regione perché in qualche modo affrontino la situazione. In un incontro a cui erano stati invitati gli eletti si sono presentati, offrendo la loro disponibilità Bazoli e Berlinghieri del Pd, Cominardi dei 5Stelle, Lorenzoni e Bordonali della Lega. A Vardè è stata consegnata una lettera da far pervenire a Roma, «dove anche senza governo lo Stato continua a funzionare», ha assicurato. «Riteniamo che la situazione di disparità di trattamento vada sanata, anche perché stiamo parlando di lavoratrici che, per le poche ore giornaliere di lavoro e per i bassi salari, possiamo definire lavoratrici povere - prosegue la missiva - . Nella stragrande maggioranza non arrivano alle 20 ore settimanali. Il loro reddito annuale, specie per quanto riguarda le addette alle pulizie e alla ristorazione, non raggiunge neppure gli 8.000 euro all'anno per i quali è previsto il bonus di 80 euro, una cifra che non permette certo risparmi per sopravvivere nei mesi estivi, pagando affitti e mutui, bollette, occupandosi dei figli».  *articolo Bresciaoggi

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