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La Cgil e la Filt ammesse come parte civile nel processo di Ats contro Sia

Il processo avviene a seguito della denuncia dell’Ats di Brescia contro i vertici  di Sia Spa per non aver ottemperato a tutte le prescrizioni necessarie a mettere in sicurezza i propri dipendenti


La Cgil  e la Filt di Brescia esprimono soddisfazione per essere state  ammesse come parti civili nel processo contro i vertici della Sia  nella vicenda  delle aggressioni agli autisti  dei bus.
Tale processo avviene a seguito della denuncia dell’Ats di Brescia contro i vertici  di Sia Spa per non aver ottemperato a tutte le prescrizioni necessarie a mettere in sicurezza i propri dipendenti.

La Cgil e la Filt di Brescia hanno deciso di costituirsi   parte civile convinti della necessità  di  portare avanti  la propria azione sindacale e  dare risposte  alle lavoratrici ed ai lavoratori a tutela della loro salute e della sicurezza nel loro  luogo di lavoro.

di seguito l'articolo del Corriere della Sera (dorso di Brescia) di giovedì 12 aprile 2018

L'azienda di trasporto Sia a processo per non aver fatto tutto il possibile per garantire la sicurezza dei propri dipendenti vittime di aggressione. L'udienza preliminare di ieri in Procura ha stabilito che il processo si può e si deve fare, ha iniziato ad ascoltare i primi testimoni (quattro autisti che avevano subito lesioni) e ammesso come parte civile anche la Camera del Lavoro e la categoria del trasporto Filt Cgil. La denuncia, inizialmente, era stata fatta dall'Ats di Brescia (ex Asl), dall'ufficio incaricato di occuparsi di sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro. La vicenda, almeno nei suoi aspetto di cronaca, è abbastanza nota. Nel biennio tra il 2014 e il 2016 le aggressioni agli autisti della Sia sono state numerose: una media di una al mese solo contando le più gravi ed escludendo quindi minacce, spintoni, sputi e manate. Rappresentanti dei lavoratori ed Rsu, stanchi della situazione, si erano mobilitati, avevano incontrato i vertici aziendali, chiesto in particolare l'inserimento delle paratie di plastica a parziale tutela. Tutto inutile. Di qui l'esposto all'Ats i cui responsabili di settore, una volta fatte le verifiche, avevano presentato ben due sanzioni con relative prescrizioni alla Sia. Tutto inutile anche in questo caso. Fu a quel punto che l'Ats decise di depositare la documentazione in Procura. Che, a sua volta, ha poi chiamato in causa i vertici di Sia nel giugno del 2017. Nel settembre 2017 c'è stato un primo rinvio, ieri la prima udienza preliminare, l'ascolto dei testimoni e l'ammissione di Cgil e Filt come parti civili, in quanto organizzazioni che hanno sostenuto (anche attraverso presidi e incontri in prefettura) le iniziative dei lavoratori e delle Rsu «a tutela della loro salute e della sicurezza nel loro luogo di lavoro». L'ipotesi di reato che chiama in causa il presidente della Sia Ambrogio Benaglio, l'amministratore delegato Luca Delbarba e il direttore d'esercizio Roberto Salerno è l'articolo 590 del codice penale, relativo alle «lesioni penali colpose». In pratica, per le percosse subite dagli autisti mentre lavorano - questa la novità che potrebbe fare a suo modo giurisprudenza se venisse confermata in sede processuale - a risponderne non sono solo gli aggressori che li hanno picchiati ma anche i vertici aziendali che non hanno messo in atto tutte le misure necessarie per tutelare la sicurezza e l'incolumità dei lavoratori. Azienda, stando a fonti sindacali, che di paratie in plexiglass proprio non vuol sentire parlare. Almeno a Brescia, al punto che quando in tempo recenti sono arrivati cinque bus dalla consorella di Trieste (sempre del gruppo Arriva) con tanto di protezioni plastica per gli autisti, pare le abbia fatte togliere. Al fondo sembra che le paratie impedirebbero agli autisti di chiedere ed emettere biglietti con egual vigore (come previsto dal contratto). I lavoratori, che hanno accettato telecamere, corsi di conciliazione e tutto quanto proposto o messo in campo dall'azienda, le paratie invece le vogliono, convinti che siano la strada migliore per tutelare la loro incolumità. Nel frattempo le aggressioni sono calate ma continuano ad esserci, talvolta con conseguenze abbastanza gravi. L'ultima nel novembre scorso, quando un autista è stato colpito da un passeggero e si è ritrovato medicato in ospedale con oltre 40 giorni di prognosi.

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