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Giornata della memoria, parla Liliana Segre: che tristezza sentire ancora parlare di razza

«Sentire parlare di nuovo di razza, che ci sarebbe sempre questa razza superiore che decide per gli altri, mi ha fatto ricordare tempi in cui ero considerata di razza inferiore, e come tale ero diventata un pezzo nell'organismo della persecuzione ebraica, insieme a zingari, omosessuali, donne considerate di razze inferiori. Sono stata una di queste. Quindi sentir parlare di razza dopo tutti questi anni rattrista». L'intervista a Radio 24 della senatrice a vita


"La telefonata del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella mi ha lasciato sconvolta e imbarazzata. Poi ci siamo presentati come nonni e adesso da qualche giorno cerco di riavermi da questa sorpresa e da questo onore". Così racconta a Radio 24 Liliana Segre, nominata il 19 gennaio senatrice a vita e che oggi, 25 gennaio, è ospite del Quirinale per celebrare la Giornata della Memoria (qui l'elenco delle iniziative bresciane). Liliana Segre, 87 anni, milanese, è una instancabile testimone degli orrori della Shoah. Il 30 gennaio 1944 venne deportata dal Binario 21 della stazione di Milano al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau. Fu separata dal padre, che non rivide mai più e che sarebbe morto il successivo 27 aprile. Anche i nonni paterni furono deportati ad Auschwitz, dove morirono il 30 giugno. Per oltre trent'anni Liliana Segre non è riuscita a parlare della sua esperienza. Poi però ad un certo punto ha iniziato a raccontare e non ha più smesso. È soprattutto ai giovani che si rivolte, giovani che incontra a centinaia nelle scuole. L'abbiamo incontrata nella sua elegante casa di Milano e abbiamo parlato delle sue paure di oggi, di quale può essere il suo contributo alla politica nei nuovi panni di senatrice a vita, del dibattito politico in questa campagna elettorale in cui ha fatto irruzione il termine "razza bianca".
"Sentire parlare di nuovo di razza, che ci sarebbe sempre questa razza superiore che decide per gli altri, mi ha fatto ricordare tempi in cui ero considerata di razza inferiore, e come tale ero diventata un pezzo nell'organismo della persecuzione ebraica, insieme a zingari, omosessuali, donne considerate di razze inferiori. Sono stata una di queste. Quindi sentir parlare di razza dopo tutti questi anni rattrista. Rattrista che siano degli italiani che cercano di vincere le elezioni che parlino di razza. Spero sia un grosso lapsus".


- La sindaca di Roma Virginia Raggi ha annunciato di voler far rimuovere il nome dalle vie intitolate a chi contribuì al Manifesto della razza.
- "Va bene, diciamo che nella mia vita ho visto anche altre volte cambiare i nomi delle strade. Perché il corso del Littorio, a Milano, è diventato corso Matteotti. Può darsi che se la Lega porta avanti il discorso della razza bianca, magari corso Matteotti potrà prendere un altro nome".


- Che cosa le fa più paura di quanto sta accadendo oggi, in tempi in cui rispuntano segni di antisemitismo?
- "Vivo in mezzo ai giovani e agli insegnanti, categoria che mi interessa moltissimo, stimo e apprezzo, ma che qualche volta giudico da 5 e mezzo. La grande ignoranza mi fa paura e il fatto che da anni i personaggi celebri siano solo cantanti e calciatori. A volte seguo qualche trasmissione televisiva in cui vengono fatte domande sulla storia anche molto recente e sui nomi di pittori e poeti che hanno fatto grande l'Italia. Alla domanda di come si chiamava Manzoni, sento che anche adulti prima di dire Alessandro fanno vari tentativi, mentre sicuramente i nomi di cantanti e calciatori li sanno tutti a memoria. Questo mi fa paura perché su queste menti può attaccare il virus di chi grida più forte degli altri dal balcone".


- Quale può essere il contributo di Liliana Segre alla vita politica, il valore aggiunto nel lavoro del Senato?
"Me lo sono chiesta anch'io, poi ho pensato al mio carico di esperienze da testimone della Shoah" - racconta a Radio 24. "Ho ripensato alle varie fasi della mia vita e ho pensato che tutte le esperienze che ho fatto forse potranno portare una consapevolezza in più anche nell'ambito del Senato. Per esempio sono stata una bambina espulsa da scuola, una clandestina con i documenti falsi, una richiedente asilo poi respinta dalla Svizzera, una stata carcerata, a Varese, Como e a San Vittore. Poi ho conosciuto la deportazione e sono stata operaia-schiava e ho conosciuto il mondo della fabbrica dove ho lavorato obbligata per un anno e più. Poi ho conosciuto di nuovo la libertà e tutto quello che implica e dà come dono a chi è libero, ma anche la consapevolezza di aver provato cosa vuol dire non essere libero. E quindi a mio modo ho sempre combattuto per la libertà. Poi sono stata moglie, madre, nonna, imprenditrice di una piccola ditta e quindi ho conosciuto come si vive nel mondo del lavoro. E poi sono una testimone che incontra la gioventù che è la speranza del nostro futuro. Avendo avuto tutte queste esperienze diverse, spero come senatrice di poterle mettere al servizio dell'Italia".

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