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filcams CGIL - Camera del Lavoro di Brescia

Part-time discriminati, il lavoro si racconta

Affollata assemblea sabato pomeriggio al salone Buozzi della camera del Lavoro per l'incontro promosso dai sindacati di categoria di Cgil, Cisl, Uil Brescia. Numerose le testimonianze delle lavoratrici


«Doveri full time, diritti part-time». È il tema dell'assemblea pubblica aperta a tutti i parlamentari bresciani e all'Amministrazione comunale che si è tenuta sabato 18 novembre alle 14,30 nel salone Buozzi della Camera del Lavoro, in via Folonari 20 a Brescia (qui la locandina dell'evento). L'assemblea - promossa unitariamente da Filcams Cgil, Fisascat Cisl Uiltucs, Uiltrasporti, Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl - è servita a dare continuità alla mobilitazione in corso da mesi per dare dignità e diritti ai part-time ciclici discriminati. In prevalenza donne, i part-time ciclici sono lavoratrici e lavoratori che garantiscono con il proprio lavoro i servizi di ristorazione, pulizia e ausiliariato nonché i servizi ad personam nelle scuole. Sono gli unici che oggi non usufruiscono di alcun ammortizzatore sociale durante i periodi di non lavoro e vengono penalizzate nell'accesso alla pensione

qui la galleria fotografica

di seguito l'articolo di resoconto fatto dal dorso bresciano del Corriere della Sera

«Che si parli di noi e della nostra situazione». Lisa Zanoletti è una delle duecento donne che ieri pomeriggio hanno riempito il Salone Buozzi della Camera del Lavoro, chiamate a raccolta dai sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil per fare il punto della vertenza che le vede protagoniste da mesi. Sono le lavoratrici part-time addette alle mense, alle pulizie e all'assistenza ad personam nelle scuole. Lavoratrici povere, che in molti casi non raggiungono i minimali contributivi per avere la pensione, che in estate non prendono né lo stipendio (quando la scuola è chiusa) né l'indennità di disoccupazione perché sono assunte a tempo indeterminato e che, nel calcolo della pensione, ogni anno si ritrovano conteggiati solo nove mesi. Una situazione paradossale spiega Giorgio Ortolani, sindacalista che a Brescia sta trainando la vertenza. «Paradosso anche personale - osserva Lisa Zanoletti, assistente ad personam di un bimbo disabile -: il mio lavoro è occuparsi di diritti e tutele dei bimbi, ma io stessa nel lavoro sono non tutelata e discriminata». Ieri in sala erano in tante a sentirsi in questo modo. Serenella Cavalli racconta di 20 anni di corsa al ribasso delle condizioni di lavoro per le lavoratrici nelle scuole dell'infanzia. Serenella dice di avr dato tanto alla scuola, le piace lavorare con i bimbi, ma sente la sua professionalità «decaduta». Cristina Trento si sofferma sui progetti educativi, sui rapporti con bimbi e genitori, e sulle difficoltà allo sportello bancario quando è il momento di pagare bollette e mutuo. L'assemblea di ieri è servita anche a sollecitare la politica perché si vorrebbe un intervento che sani la situazione normativa nella Legge di stabilità in discussione. L'assessore Marco Fenaroli ha garantito impegno al confronto per provare a dare risposta almeno al pezzo che compete al Comune di Brescia. I deputati Miriam Cominelli (Pd) e Claudio Cominardi (Cinque Stelle) non hanno fatto promesse, ma impegno sì (i due sono già stato autori di interpellanze a riguardo). Non basteranno gli eventuali provvedimenti a risolvere il problema del lavoro povero, ma almeno potrebbero evitare di prolungare il paradosso di uno Stato che perde i ricorsi (sull'anzianità lavorativa) fatti dalle lavoratrici, forti di una sentenza della Corte europea che dà loro ragione. Solo a Brescia i ricorsi in coda sono 200, più di duemila quelli in Lombardia.

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