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cgil CGIL - Camera del Lavoro di Brescia

Referendum, «ecco perché non andiamo a votare»

il resoconto di Bresciaoggi alla conferenza stampa di mercoledì  in Camera del Lavoro


«Un referendum inutile, costoso e pericoloso». È senza appello la sentenza emessa da Cgil nei confronti della consultazione di domenica nella quale i cittadini lombardi e veneti saranno chiamati ad esprimere un parere in merito alla richiesta di conferimento alla loro regioni di maggiori competenze da esercitare e di nuove risorse per gestirle. Ciò nonostante, l'organizzazione guidata da Susanna Camusso ha deciso di non promuovere una campagna volta all'astensione, pur sapendo che il successo o meno dell'operazione targata centrodestra viaggia sul sottile crinale di un massiccio afflusso ai seggi. La ragione che alla Cgil ha impedito di assumere ufficialmente la posizione che appare la più logica e conseguente, ovvero quella di invitare i propri iscritti a disertare le urne, va ricercata nel legame profondo rivendicato con la storia stessa del maggiore sindacato italiano. Spiega Damiano Galletti: «Siamo ancora quelli che credono nella pratica democratica della partecipazione». Il segretario della Camera del Lavoro di Brescia aggiunge: «Io non andrò ai seggi, ma la mia è una posizione personale». Personale ma non esclusiva, dal momento che questa è l'intenzione generale che si registra in via Folonari. Critico sulla scelta di rinunciare a un impegno diretto a sostegno dell'astensione si dice Sandro Beltrami della segreteria dello Spi, la categoria dei pensionati: «Certo, il tema andava maneggiato con la dovuta delicatezza, ma in questa occasione specifica il salto andava fatto». I motivi della pesante stroncatura riservata al referendum del 22 ottobre le illustra lo stesso Galletti: «È inutile, in quanto non richiesto dalla procedura riportata in Costituzione secondo la quale è consentito alle Regioni di avviare trattative con il governo in modo tale da ottenere forme più marcate di autonomia. È costoso, perché grava sulle tasche dei cittadini lombardi per oltre 50 milioni di euro, denaro che poteva essere utilizzato per finanziare ammortizzatori sociali oggi carenti. È pericoloso perché convocato sulla spinta di una retorica federalista che propugna un nord efficiente e produttivo contrapposto ad un sud parassita e incapace». Ciò che maggiormente sta a cuore ai sindacalisti di Cgil è evidenziare agli occhi dei lavoratori, propri iscritti e non, «la messa in discussione attraverso questo referendum dell'unità dei sistemi di diritti in settori quali la sanità e l'istruzione». Nonché l'affacciarsi della prospettiva di «una contrattazione su base regionale». Fumo negli occhi per Cgil, sostenitrice accanita del contratto nazionale, forma irrinunciabile di tutela per i lavoratori.

Sul Giornale di Brescia resoconto simile. Si dà spazio anche alle dichiarazioni di Silvia Spera della segreteria della Camera del Lavoro, la quale ha annunciato che non andrà a votare: «I referendum della Cgil ce li hanno scippati.  Abbiamo raccolto migliaia di firme ma non hanno dato la possibilità di esprimerci e votare, né a noi né ai cittadini.  Il referendum lombardo non nasce con una raccolta di firme ma dalla scelta di un piccolo partito su un quesito inutile costoso e dannoso per il paese. È evidente il tentativo di svalorizzare e creare confusione su uno strumento democratico come il referendum che non andrebbe usato per creare strappi democratici come sta facendo Regione Lombardia con il referendum del 24 ottobre ma invece in un ottica di partecipazione è coinvolgimento dei cittadini».

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