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Centro non vedenti, l'intervento del presidente Piero Bisinella


Ricopro il ruolo di presidente del Centro Non Vedenti di Brescia da circa due anni e scrivo spinto dall'esigenza di fare chiarezza e tutelare l'operato e il buon nome del Centro stesso, creato a metà degli anni 70, per garantire la piena realizzazione scolastica dei bambini e ragazzi affetti da disabilità visiva, e oggi a grande rischio di sopravvivenza. La competenza di occuparsi e creare ed erogare servizi rispetto al tema della disabilità visiva è storicamente sempre stata in capo alle Province, che si sono mosse sul territorio lombardo e nazionale in piena autonomia.

La Provincia di Brescia, attraverso la creazione del Centro, per quanto riguarda il deficit visivo e attraverso una convenzione ad hoc con la Scuola Audiofonetica per quanto riguarda il deficit uditivo, ha risposto in maniera egregia ai bisogni dei bambini, delle loro famiglie e delle loro comunità. Il Centro è oggi un'eccellenza riconosciuta a livello nazionale e si configura giuridicamente come un'associazione il cui consiglio di amministrazione è interamente composto da membri espressi dalla Provincia e dal Comune di Brescia, quindi completamente finanziato con risorse pubbliche, con tutti gli obblighi di rendicontazione e trasparenza conseguenti ai quali abbiamo sempre ottemperato con serietà. Il fabbisogno economico per garantire il funzionamento del Centro e la conseguente erogazione di servizi ammonta a un milione di euro l'anno, così distribuiti 750.000 euro in capo alla Provincia e 250.000 in capo al Comune di Brescia. Mi piace ed è utile sottolineare che sia i sindaci Corsini (centrosinistra), Paroli (centrodestra) e DelBono ( centrosinistra) sia i presidenti di Provincia, Lepidi (Ulivo), Cavalli (Forza Italia), Molgora ( Lega Nord), e in ultimo Mottinelli (Pd) hanno sempre ottemperato a finanziare le nostre attività, a dimostrazione di un valore da tutti riconosciuto, e a portare la discussione attuale fuori da qualunque appartenenza e polemica politica. Siamo di fatto sempre stati il braccio operativo di Provincia e Comune in tema di disabilità visiva. DA DUE ANNI a questa parte il rimpallo continuo su a chi spettasse tale delega, vista la soppressione delle Provincie come le abbiamo sempre conosciute e la creazione di enti di area vasta, ci ha visti protagonisti di un ping pong tra Stato, Regioni, Provincie (come enti di area vasta) e Comuni.

Oggi le bocce si sono fermate, e la Regione Lombardia ha deciso di trattenere presso di sé la delega in materia. Ad aprile abbiamo incontrato su invito del presidente della Provincia di Brescia Mottinelli, il presidente delle Regione Lombardia Maroni, al quale abbiamo spiegato le due realtà bresciane, Centro non vedenti e Scuola Audiofonetica. Sapevamo che erano in redazione le linee guida per gestire in futuro le disabilità sensoriali in Lombardia, e che esse avrebbero necessariamente avuto come obiettivo quello di omogeneizzare i servizi su tutto il territorio regionale, ma avevamo anche la speranza che nella redazione di quelle linee guida ci sarebbe stato un seppur minimo coinvolgimento delle realtà esistenti, e da decenni, in Lombardia, che da sempre avevano contribuito all'eccellenza della sua offerta socio-sanitaria e scolastica. Uscimmo da quell'incontro con più di una rassicurazione da parte di tutti su un sincero riconoscimento del nostro operato e della nostra storia. Forti anche della richiesta di poter usufruire di una deroga costruita ad hoc per tutelare tali realtà, in più occasioni esplicitamente richiesta dal presidente Mottinelli, disponibile a farsi carico anche dell'intero onere finanziario conseguente, pur di non mettere in difficoltà, un territorio e i suoi cittadini, da «sempre abituati» a godere di una certa qualità dei servizi offerti e della tranquillità che ne derivava. In tutte le scuole di servizio sociale del mondo, si insegna che quando si costruisce un sistema per dare risposta a dei bisogni, prima si mappa il territorio per sapere ciò che c'è e per mettere in salvaguardia e tutelare ciò che si ritiene degno e all'altezza di essere parte del progetto che si intende mettere in campo. E invece da quel giorno sono seguiti un lungo silenzio, e linee guida totalmente inadatte alla nostra realtà.

SIA BEN CHIARO per uscire definitivamente da ogni sorta di tentazione polemica, che ritengo buono e lodevole il tentativo di Regione Lombardia di garantire servizi essenziali e omogenei a tutti i lombardi, ma vivaddio, dove nulla c'era va benissimo, ma ci addolora la totale esclusione nostra e di altre realtà vive e attive nella redazione delle linee guida. Avremmo potuto dare una mano, non per salvare il nostro «orticello» come mi è stato detto dal presidente regionale dell'Unione Italiana Ciechi, ma per contribuire in maniera positiva a dare risposte efficaci ed efficienti ai bambini e alle loro famiglie. Faccio presente, visti i tempi di sospetti e caccia alle streghe che stiamo vivendo, che per svolgere la mia funzione di presidente del Centro non percepisco alcun emolumento, e che sia nell'assemblea dei soci che nel consiglio di amministrazione sono presenti persone competenti e serie che appartengono alla quasi totalità delle forze politiche e che con me hanno condiviso e vissuto questi difficili mesi. Ma la questione non finisce qui, dall'uscita delle linee guida, si sono susseguite a tutti i livelli moltissime riunioni con i vertici regionali, nelle quali ci è stato da tutti ribadito (parte politica e funzionari), che la nostra struttura essendo attiva e operante in Lombardia da moltissimi anni sarebbe stata tutelata e valorizzata. Capirete tutti bene che dall'essere coloro che a livello territoriale bresciano erano titolari della delega provinciale, all'essere considerati alla stregua di un qualsiasi altro «soggetto» che possa erogare servizi simili ai nostri, è una palese forma di mancata considerazione della nostra storia, e della brescianità di cui siamo portatori. Questo è il primo e il fondamentale dato che ci amareggia. Ma nonostante ciò siamo andati avanti, per cercare di trovare soluzioni buone in un panorama che cambiava in maniera repentina e non condivisa. Ringrazio qui pubblicamente, i vertici dell'Ats di Brescia, che si sono dimostrati straordinariamente sensibili e attenti nella gestione delle novità legislative messe in campo dalla Regione, ma intendo puntualizzare tre questioni, per me, per noi fondamentali: 1- Il fabbisogno economico per garantire al Centro di continuare a vivere a oggi non è garantito. Neppure grazie all'emendamento cosiddetto «Brescia» a firma dei consiglieri regionali bresciani, che ringrazio, ma che ci assegna una tantum, una cifra pari a un massimo di 250.000 euro, per l'anno prossimo. E poi? Non credo si possa pensare che la questione sia chiusa, ma solo evidentemente «tamponata». I ragazzi e le loro famiglie hanno bisogno di risposte durature e consolidate, almeno pari a quelle che hanno sempre avuto. 2 - Il Centro è nato per volontà di tutti bresciani, per essere un'agenzia educativa a 360 gradi, che negli anni ha fatto anche formazione a insegnanti, educatori, assistenti ad personam, genitori, non per essere uno dei tanti possibili erogatori di servizi a voucher su richiesta. Capite bene che la realtà bresciana è diversa e noi oggi ci potremmo trovare a «competere» con realtà da noi stessi formate, in una logica che stravolge la natura stessa del centro e la sua «mission» educativa e pedagogica. 3 - Siamo disponibili a compiere ogni passaggio necessario ad affrontare il futuro con serenità e volontà di adeguamento al panorama che è cambiato, ma partendo: a - dalla tutela dei 32 dipendenti a tempo indeterminato che il centro porta in dotazione, e che sono la nostra vera ricchezza, con la loro professionalità e anzianità di servizio e formazione; b - dall'intero pacchetto di offerte educative e tiflodidattiche e informatiche che sino a oggi abbiamo offerto alle famiglie.

PER RIPRENDERE i fili di un dialogo interrotto, il presidente Mottinelli e il sindaco Del Bono nei giorni scorsi, hanno inviato al presidente Maroni una lettera contenete la richiesta urgente di creare un tavolo tecnico-amministrativo per risolvere la questione in maniera stabile e definitiva. A settembre c'è ancora tutto il tempo per difendere e tutelare un patrimonio vero e tutto costruito con risorse pubbliche dei bresciani, a patto di volerlo, e per davvero tutti insieme, come abbiamo sempre fatto. Io e l'intero CdA lavoreremo solo per quello, con la speranza che a questa richiesta segua una autentica disponibilità e una risposta affermativa.

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