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Docenti universitari in sciopero anche a Brescia

Al via lo sciopero in tutta Italia, alla Statale 89 i docenti e i ricercatori che hanno aderito. Sinopoli (Flc): “Va affrontata subito la questione salariale che riguarda i lavoratori del pubblico impiego. Si apra una nuova stagione che tenga dentro tutte le componenti, a cominciare dagli studenti e dai precari”.


Docenti universitari in sciopero fino al 31 ottobre prossimo. Alla protesta, promossa dal 'Movimento per la dignità della docenza universitaria' hanno aderito 5.444 professori e ricercatori di 79 università ed Enti di ricerca italiani. A Brescia sono poco meno di un centinaio i docenti e i ricercatori che hanno aderito alla mobilitazione. Lo stop, che riguarda il primo degli appelli degli esami già programmati per il periodo 28 agosto-31 ottobre, è stato proclamato a giugno dopo un ennesimo incontro al Miur giudicato insoddisfacente dal Movimento che chiede di sbloccare gli avanzamenti di carriera e gli scatti di stipendio congelati dal governo.

Secondo Francesco Sinopoli, Segretario generale della Flc Cgil, “va affrontata, subito e senza indugi, la questione salariale che riguarda i lavoratori e le lavoratrici del pubblico impiego”. I salari, infatti, sono ormai fermi da più di 8 anni e necessitano di risposte adeguate. Tutti i settori della “conoscenza”, la scuola, l’università, gli enti di ricerca e l’alta formazione artistica e musicale, sono stati in questi anni definanziati e, secondo Sinopoli, il personale che vi lavora trattato “non come una risorsa”, ma solo come un “costo o peggio uno spreco”.

L’aumento di 85 euro medi previsto nell’intesa governo-sindacati del novembre scorso (che deve peraltro trovare ancora copertura), non è di fatto sufficiente né a recuperare il potere d’acquisto perduto “né a ridare dignità al lavoro che quotidianamente viene svolto nelle scuole, negli atenei, negli enti di ricerca e nell’Afam”. “Se guardiamo la situazione in cui versa il personale universitario, sia esso docente, tecnico-amministrativo o precario - continua il sindacato -, siamo al paradosso. Mentre si moltiplicano gli appelli perché il nostro Paese investa finalmente in istruzione e ricerca e colmi l’enorme distanza che ci separa dagli altri Paesi Europei e non solo, le risorse stanziate per il personale che vi opera sono assolutamente inadeguate”.

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