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Trenord, aggressione simulata ma i problemi restano

La notizia che l'aggressione subìta da un capotreno Trenord lo scorso 19 luglio sulla linea Piacenza-Milano sarebbe un'invenzione. Filt Cgil: grave comportamento, ma il problema della sicurezza sui treni è reale.


«Se fosse confermata la ricostruzione fatta dal Procuratore di Lodi, ci troveremmo di fronte ad un fatto gravissimo che deve giustamente essere perseguito dalla magistratura». Così la Filt Cgil lombarda commenta la notizia che l'aggressione subìta da un capotreno Trenord lo scorso 19 luglio sulla linea Piacenza-Milano sarebbe un'invenzione: l'uomo si sarebbe tagliato da solo e avrebbe poi indicato un aggressore africano. Il controllore avrebbe confessato tutto, ricostruisce il Corriere della sera: «Tra le lacrime il capotreno ha ammesso di essersi procurato le ferite per richiamare l’attenzione sulla mancanza di sicurezza in cui sono costretti a lavorare i dipendenti di Trenord sulle linee lombarde».

Per la Filt, però, «non si cancella il problema delle aggressioni, che rimane nei numeri che questo episodio ha fatto emergere. Dal conteggio delle aggressioni ne va sottratta una. Si deve quindi continuare senza indugi a lavorare per delle soluzioni, come stabilito  in Prefettura lunedì con Trenord e Regione Lombardia». Il riferimento è al vertice tenutosi il 24 luglio presso la prefettura di Milano. L'incontro era stato preceduto da uno sciopero di 4 ore, indetto unitariamente da Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti.

«Occorre definire un piano d’interventi, coordinato con istituzioni, aziende e forze dell'ordine, per garantire una maggiore sicurezza, oltre alla gestione degli episodi di emergenza», spiegano i sindacati: «Il problema è sul tavolo da tempo, ma finora non sono stati individuati percorsi praticabili per arginare le continue manifestazioni di aggressività e violenza. Occorre un progetto coordinato d’investimenti».

«A causa del continuo rimpallo di responsabilità tra Trenord e istituzioni competenti – ha rimarcato il segretario generale Filt Cgil Lombardia Stefano Malorgio - la videosorveglianza a bordo treno non è ancora partita. Inoltre il numero delle guardie giurate rimane totalmente insufficiente a garantire il presidio dei treni: sono appena 30 per 2.300 corse, 1.080 capotreni e 1.120 macchinisti”. Malorgio sottolinea anche che “doveva essere già avviato il monitoraggio, per avere dati sulla quantità, le tratte, le linee dove avvengono le aggressioni, potendo così costruire interventi efficaci e tutelare sia i lavoratori sia i passeggeri». I sindacati chiedono anche un sistema di verifica dei titoli di viaggio prima dell’accesso ai convogli (come altre aziende ferroviarie da tempo svolgono), l’istituzione di una sala operativa a supporto dell’attività del personale a bordo treno e la messa in sicurezza delle stazioni ferroviarie.

La vicenda dell'aggressione simulata, per quando grave e paradossale, non cancella quindi i problemi sollevati dai sindacati e dai lavoratori di Trenord.

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