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Occupazione in calo, Cgil: «Dati che non stupiscono, cambiare le politiche»

«Occorrono politiche nuove che a partire da forti investimenti pubblici creino le condizioni per la crescita, lo sviluppo e quindi nuova occupazione».


A maggio 2017 - osserva l'Istat nel suo report congiunturale - la stima degli occupati cala dello 0,2% rispetto ad aprile (-51 mila unità) attestandosi, dopo il forte incremento registrato il mese precedente, ad un livello lievemente superiore a quello di marzo. Il tasso di occupazione si attesta al 57,7%, in diminuzione di 0,1 punti percentuali. Il calo congiunturale dell'occupazione, che si rileva principalmente per gli uomini, interessa tutte le classi di età ad eccezione degli ultracinquantenni. Diminuisce il numero di lavoratori indipendenti e dipendenti a tempo indeterminato mentre aumentano i dipendenti a termine.

«I dati, purtroppo, non sono una novità, confermano ciò che sosteniamo da tempo: il mercato del lavoro è stagnante. Essere ottimisti a tutti i costi non serve, meglio affrontare i nodi e le mancanze delle scelte politiche degli ultimi anni: occorre cambiare le politiche adottate sinora». Così Tania Scacchetti, segretario confederale della Cgil, commenta le rilevazioni su occupati e disoccupati diffuse oggi dall’Istat.
 
Secondo la dirigente sindacale «i numeri di ogni mese contraddicono quelli del precedente. Il nuovo aumento della disoccupazione, che non deriva da una diminuzione dell’inattività, segnala una ripresa ancora fragile e non strutturata, in cui la lieve crescita dell’occupazione, nonostante la mole di incentivi messi in campo, non ha gli stessi ritmi degli altri Paesi europei».
 
Scacchetti sottolinea che «continuano a calare i lavoratori a tempo indeterminato e il lavoro che si crea è precario e a termine, e ne beneficiano in modo particolare gli ultra cinquantenni». «Drammatica è poi la condizione dei giovani - denuncia - per i quali servono anzitutto opportunità di lavoro, valorizzazione delle competenze e fiducia, come proponiamo nel nostro Piano straordinario per l’occupazione giovanile e femminile».
 
Per la segretaria confederale «è sbagliato riproporre vecchie ricette come quella degli sgravi per le assunzioni dei giovani. Ricette che, come dimostrato dai dati Istat di oggi, non hanno determinato gli effetti auspicati e che rischiano di generare una bolla come già accaduto con il Jobs act. A ciò si aggiunge la preoccupazione che le agevolazioni fiscali possano riguardare il versante contributivo: oltre al danno quindi anche la beffa di future pensioni, per i più giovani, povere o poverissime».
 
«Occorrono - conclude Scacchetti - politiche nuove che a partire da forti investimenti pubblici creino le condizioni per la crescita, lo sviluppo e quindi nuova occupazione».

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