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Anziani a tavola, la crisi fa saltare i pasti. Lo studio


Il 17,5 per cento degli anziani salta il pranzo o la cena a causa delle difficoltà economiche. A farne le spese sono soprattutto le donne. Sono i dati drammatici che emergono dalla ricerca “Pensa a cosa mangi. Alimentazione e salute delle persone anziane” promossa dallo Spi Cgil, in collaborazione con Auser, e condotta dalla Fondazione Di Vittorio. La ricerca è stata presentata oggi (martedì 4 aprile) a Bra (Cuneo) all'Università di Scienze gastronomiche. Nel corso della ricerca sono state intervistate 7.241 persone, con un’età media di 69-70 anni.

I numeri ci dicono che la crisi ha pesato di più fra le persone meno istruite, tra chi ha le pensioni più basse e tra chi risiede al sud e nelle isole. Sono quindi principalmente i fattori oggettivi a limitare le scelte alimentari degli anziani. In particolare, il reddito da pensione disponibile incide notevolmente per i redditi più bassi rispetto al paniere degli alimenti.

Non è un caso, quindi, che dalla ricerca risulti come i bassi redditi da pensione si associno sempre a una cattiva e scarsa alimentazione. Ma anche a una minore frequenza della diagnostica e a maggiori problemi di masticazione, poiché ci si rivolge meno a un medico e ancor meno a un dentista.

La cattiva alimentazione ha quindi un riflesso evidente sulle condizioni di benessere e sulla salute. I redditi più alti, invece, mantengono una maggiore qualità e varietà della dieta e sono anche quelli più aperti a modalità di spesa innovative (come i mercati a “chilometro zero” o ai gruppi di acquisto).

Ma oltre alle difficoltà economiche, un elemento critico che influenza la buona alimentazione risiede nelle forme della convivenza e nell’accessibilità del territorio: le persone sole, e quelle via via più anziane, hanno minori opportunità relazionali e di stimolo per tenere alti gli standard alimentari, mostrando anche un raggio d’azione della spesa più ristretto.

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