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A Brescia la crisi non esce dalle buste paga

La nostra provincia si è piazzata nel 2016 al nono posto su scala regionale per reddito medio (28.955 euro medi), lontana 8,2 punti percentuali da Milano (prima con 34.414 euro). «A questo dato si deve necessariamente aggiungere quello relativo al tasso di disoccupazione, che ha toccato l’8,6% nel 2016, mentre prima della crisi si rimaneva su un quasi fisiologico 3-3,5% - sottolinea Damiano Galletti, segretario generale della Cgil di Brescia -. A un minore livello complessivo di occupazione corrisponde una ricaduta negativa sul reddito».


I dati dell'indagine "Global 50 Remuneration Planning" rivelano che nel 2016 l’Italia è sostanzialmente in linea con l’Europa, sebbene il potere d’acquisto sia basso, dovuto ad un elevato costo della vita. La nostra provincia si è piazzata nel 2016 al nono posto su scala regionale per reddito medio (28.955 euro medi), lontana 8,2 punti percentuali da Milano (prima con 34.414 euro). «A questo dato si deve necessariamente aggiungere quello relativo al tasso di disoccupazione, che ha toccato l’8,6% nel 2016, mentre prima della crisi si rimaneva su un quasi fisiologico 3-3,5% - sottolinea Damiano Galletti, segretario generale della Cgil di Brescia -. A un minore livello complessivo di occupazione corrisponde una ricaduta negativa sul reddito». A soffrire di più «sono i lavoratori che nel Bresciano operano all’interno dei settori servizi-logistica e del commercio. Soprattutto con riguardo al primo comparto, penso per esempio alle pulizie o al trasporto merci, abbiamo rilevato come in tanti facciano fatica a portare a casa uno stipendio, con contratti a tempo pieno, che superino i mille euro mensili. A ciò si deve aggiungere anche il lavoro dei migranti, quello definito “povero” poiché i compensi non sono adeguati alle mansioni ricoperte». (fonte: Bresciaoggi)

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