Centodiciassette arresti tra Emilia, Lombardia e Calabria, 58 condanne, 500 milioni di euro di valore dei beni sequestrati. Il processo Aemilia avviato a partire da un'inchiesta del 2015 ha confermato la penetrazione della 'ndrangheta nel Nord Italia, al centro oggi di un convegno promosso dalla Cgil a Reggio Emilia. «Dalla sentenza - sottolinea Mirto Bassoli della segreteria regionale Cgil Emilia Romagna citando alcuni passaggi della sentenza di condanna - è emersa la fisionomia di una struttura criminale moderna che affianca le caratteristiche della classica ’ndrangheta calabrese con modalità operative efficaci volte a penetrare nel profondo della realtà socio-economica emiliana». La Cgil, insieme ad altre associazioni ed istituzioni, è stata ammessa come parte civile nel processo. «La costituzione di parte civile corrispondeva alla volontà di svolgere un ruolo attivo nel processo – spiega Bassoli -, in coerenza con la funzione di contrasto alle mafie esercitata in tutti questi anni nelle tante situazioni nelle quali la Cgil ha intercettato l’irregolarità del lavoro, l'illegalità economica e la presenza della criminalità organizzata». Per il sindacato la vicenda Aemilia non esaurisce il tema della presenza delle mafie in Emilia Romagna. Infatti sono tanti i settori in cui è radicata: l'edilizia, i trasporti, la lavorazione delle carni. «Tuttavia – osserva il segretario Cgil - nel caso di Aemilia eravamo e siamo di fronte a qualcosa di specifico, che va oltre il concetto di penetrazione della criminalità organizzata di matrice mafiosa all'interno di un tessuto economico sociale che si riteneva erroneamente sicuro. L'indagine ha rilevato che la penetrazione mafiosa è potuta avvenire offrendo manodopera a basso costo, perché irregolare, negli appalti pubblici e in quelli privati. Risulta evidente offrire una più ampia conoscenza, anche all'esterno del tribunale, di ciò che già è emerso e potrà ulteriormente emergere nel corso del procedimento». Si colloca certamente in questo quadro il convegno che si svolge oggi, giovedì 19 gennaio, nella sede della Camera del lavoro di Reggio Emilia, per iniziativa di Cgil nazionale e Cgil regionali di Emilia-Romagna, Lombardia e Calabria. Il processo si è dimostrato come l’ apice di un iceberg, sotto il quale esiste una realtà che andrebbe ulteriormente approfondita.
Su Rassegna.it l'intervento completo di Mirto Bassoli della segreteria regionale Cgil Emilia Romagna