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Panificatori, il 12 in piazza per il contratto

La manifestazione sindacale a Milano presso la “Casa del Pane”  che vedrà la partecipazione delle delegazioni provenienti da vari territori ed un pacchetto di otto ore di sciopero da organizzare a livello territoriale sia nei panifici industriali che in quelli artigianali.


Prosegue la mobilitazione nazionale a difesa del rinnovo del CCNL panificazione. Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil hanno indetto per il 12 dicembre 2016 alle ore 11.30 una manifestazione sindacale a Milano presso la “Casa del Pane” – corso Venezia n. 58-63 che vedrà la partecipazione delle delegazioni provenienti da vari territori ed un pacchetto di otto ore di sciopero da organizzare a livello territoriale sia nei panifici industriali che in quelli artigianali. Contestualmente sarà promossa una campagna di informazione su tutto il territorio nazionale e diretta ai consumatori sullo stato del settore e sulle condizioni di lavoro nello stesso.

Dopo ventidue mesi di vacanza contrattuale e dopo numerosi incontri sia in sede plenaria che tecnica tesi al rinnovo del CCNL panificazione (artigianale e industriale)  la delegazione trattante di Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil  ha confermato il prosieguo dello stato di agitazione di tutto il settore, al fine di sbloccare la fase di stallo delle trattative e arrivare quanto prima ad un rinnovo del contratto che possa migliorare le condizioni di lavoro di circa 80.000 lavoratori e lavoratrici del settore. Fai, Flai e Uila hanno più volte invitato le controparti (Fiesa e Federpanificatori) a dare luogo ad un rinnovo del CCNL in linea con la piattaforma unitaria promossa da Cgil, Cisl e Uil sul modello contrattuale, nonché in continuità con i rinnovi recentemente sottoscritti nel settore alimentare.

Gli attuali accordi firmati sul modello contrattuale con l’Artigianato e Confcommercio, sostanzialmente ribadiscono il valore del CCNL e avviano una fase di rafforzamento del secondo livello di contrattazione. Da parte di Federpanificatori e Fiesa invece permane l’assurda pretesa di destrutturare il sistema di contrattazione condiviso dalle parti, negando ogni disponibilità a riconoscere aumenti contrattuali sui minimi tabellari nazionali.

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