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SEGNALAZIONI DAI QUOTIDIANI NAZIONALI DI MERCOLEDÌ 2 NOVEMBRE

Contratto metalmeccanici, oggi il comitato centrale Fiom


2 novembre 2016 - Ne parla Rita Querzè sul Corriere della Sera (p. 31). “Interverrà anche il segretario generale della Cgil Susanna Camusso stamattina al comitato centrale della Fiom. Si parlerà di contratto. E il messaggio che arriva dalla Fiom (ma per la verità anche da Federmeccanica) è che è presto per dare l'accordo per fatto. Il nodo della parte economica non è stato sciolto. Le imprese vorrebbero ridurre la quota di inflazione restituita anno dopo anno. Fiom, Fim e Uilm non ci stanno. Le parti si riconoscono, il clima è positivo e animato dalle migliori intenzioni. Ma non è detto che basti. Maurizio Landini, alla guida della Fiom, fa notare che ai punti critici bisogna aggiungere il calcolo dei permessi annui retribuiti (Federmeccanica vorrebbe legarli alla presenza in azienda). L'8 novembre si farà il punto. “Per la prima volta stiamo negoziando un contratto in assenza di un accordo sul modello contrattuale — fa notare Landini —. Anche quello del wog è scaduto». «Quello che fanno i metalmeccanici vale per i metalmeccanici. Il rinnovo dei modelli contrattuali è compito delle confederazioni», mette le mani avanti il leader della Fiom. Non bisogna dimenticare poi che la categoria viene da una lunga serie di intese separate. «L'applicazione nel contratto dell'accordo sulla rappresentanza del 2014 può essere un modo per passare a un contratto unitario”.

SICUREZZA SUL LAVORO. CORSA AL RIBASSO DELLE NUOVE NORME

“I dati ufficiali indicano una costante riduzione degli infortuni sul lavoro negli ultimi anni e una crescita, seppur contenuta e sottostimata, delle malattie professionali; in realtà, sono due facce della stessa medaglia che tracciano un quadro per nulla rassicurante. Di lavoro si muore ogni giorno: prova ne sono i tanti eventi quotidiani che avvengono lontano dai riflettori delle cronache giornalistiche. Quelli che fanno crescere l’ansia e l’incertezza nel futuro tra chi si sente dimenticato, lasciato solo davanti al dramma della disoccupazione o della precarietà del lavoro”. Lo scrive su Rassegna Sindacale Lisa Bartoli dell’Inca, riprendendo anche le riflessioni di Silvino Candeloro della presidenza del patronato della Cgil
In Italia, sono 60 mila le denunce di malattie professionali, ma solo nel 34 per cento dei casi l’Inail riconosce il nesso causale con il lavoro. “Una percentuale molto bassa – spiega Candeloro – che indica come sia difficile il percorso per accedere alle tutele antinfortunistiche previste per legge e che getta più di qualche ombra sull’azione di tutela dell’Inail”. Un rappresentante alla sicurezza della Fiom racconta che alla Fincantieri di Ancona l’istituto tende a respingere tutte le richieste di riconoscimento del danno da lavoro, mentre allo stabilimento di Monfalcone le domande sono prevalentemente accolte, nonostante si tratti della stessa tipologia di lavoro e delle stesse patologie.
Il quadro si complica ulteriormente a causa delle nuovi rapporti si lavoro. Con lo smart working, il cui ricorso si sta affermando in Italia, il lavoro sconfina dai perimetri dei capannoni, degli stabilimenti tradizionali, dei palazzoni, attorno ai quali si sono sviluppate intere città, mascherando precarietà, lavoro sommerso e soprattutto il mancato rispetto delle norme sulla sicurezza e per la prevenzione. Per il sistema imprese, invece, si tratta di una modalità di lavoro innovativa, basata su un alto livello di flessibilità, che interessa le tecnologie digitali, policy organizzative (orari e sedi di lavoro), spazi fisici aziendali e stili di vita. Ma dietro la presunta libertà di esercitare la propria attività ovunque, si cela la volontà di aggirare le norme contro gli infortuni e le malattie professionali, riconducendo la causa di un eventuale incidente esclusivamente sulla “cattiva condotta” del lavoratore.  Per leggere l’articolo completo: http://www.rassegna.it/articoli/sicurezza-sul-lavoro-ce-chi-vorrebbe-un-ritorno-al-passato

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