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cgil CGIL - Camera del Lavoro di Brescia

«VOGLIONO FAR RICADERE SUI DIPENDENTI GLI ERRORI COMMESSI DA ALTRI»

La Scuola, sindacati e lavoratori all'attacco. Ribadito il «no» ai tagli


13 ottobre 2016 - * «Non riutilizzabile»: due parole che, per i dipendenti dell'editrice «La Scuola» spa suonano come «un insulto». Nella sede della Cisl di Brescia, i vertici di Fistel-Cisl, Slc-Cgil, Uilcom-Uil di Brescia e i lavoratori - nella giornata segnata anche da un altro sciopero - hanno fatto il punto della vicenda connessa ai licenziamenti, annunciati dalla società, e agli scenari futuri: 17 gli esuberi dichiarati dalla proprietà, «17 persone che, per i vertici dell'azienda, non sono più riutilizzabili e quindi devono essere eliminati» hanno attaccato gli addetti, a fronte di un organico attuale di 46 unità.

«Inizialmente le uscite dovevano essere 25, ma 7 occupati sono stati trasferiti alla Morcelliana», con il ramo d'azienda «varia di cultura», e uno «ha optato per l'interruzione consensuale del rapporto - ha spiegato il segretario generale della Fistel, Marina Bordonali -. Confermiamo l'impegno a tutti i tavoli istituzionali aperti, chiedendo alla società di ricorrere ad altri ammortizzatori sociali». Ma finora i vertici della casa editrice, hanno lamentato i sindacati, hanno opposto un secco «no» a questa richiesta, mettendo sul piatto una, per l'uscita volontaria, 18 mila euro lordi per addetto. «Non accettiamo questa situazione - ha rimarcato Giovanni Carnesi, uno dei dipendenti del La Scuola -. Vogliono far pagare a noi gli errori commessi da qualcun altro». E per i lavoratori della casa editrice questi errori sono facilmente identificabili nella storia aziendale. I 14 milioni di perdita nell'esercizio 2015 dalla spa, controllata dall'Ente Morale Opera per l'Educazione Cristiana, «derivano per la maggior parte da scelte sbagliate, fatte sul mercato finanziario - ha aggiunto Carnesi -. Già negli anni scorsi si potevano vendere le azioni svalutate ma non si è voluto farlo, facendo poi cadere tutto il peso di questo errore sui lavoratori. A ciò bisogna aggiungere, per rendersi conto in che acque navighi la società, la pesante esposizione nei confronti delle banche».

La preoccupazione deriva anche dal fatto che «non si sa nulla del piano industriale 2016/2020 - è stato evidenziato -, per rilanciare le attività». I sindacati hanno ribadito la volontà di continuare nella richiesta di alternative ai tagli. «È giunto il momento che si lascino da parte le vecchie logiche imprenditoriali e si cerchino nuove soluzioni - ha detto il leader della Slc di Brescia, Romano Rebuschi -. Gli ammortizzatori sociali, come le riduzioni d'orario, possono garantire un trattamento dignitoso per tutti i lavoratori». * articolo Bresciaoggi

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