18 maggio 2016 - Previsioni, quelle dell'Istat, auspicabili, ma purtroppo difficilmente realizzabili senza un vero cambiamento della politica economica nazionale ed europa. É quanto si evince dal quinto numero dell’Almanacco della Cgil nazionale che, alla luce delle prospettive di crescita 2016 diffuse dall'Istituto nazionale di statistica, analizza l'andamento dell'economia dall'inizio dell'anno. Ad oggi, con "l'economia della rassegnazione del Governo", le previsioni dell'Istat rischiano di risultare "troppo ottimistiche", così come ci indicano alcune stime: “l'inedita spinta degli investimenti fissi lordi +2,7% e dei consumi privati +1,4% sembra irrealizzabile senza un importante contributo della domanda pubblica, che però dovrebbe crescere solo dello 0,2% nel 2016, dopo anni di segno meno. Non a caso - prosegue il rapporto - le previsioni indicano un tasso di disoccupazione ancora pari all’11,3% a fine anno". Per la Cgil a dimostrare la "fragilità dell'economia italiana" vi sono diversi indici dei prezzi che, spiega l'Almanacco, nonostante il nuovo Qe (marzo 2016) registrano una dinamica tendenziale negativa per il terzo mese consecutivo. La deflazione insiste perché la crisi di domanda persiste, nonostante il potere d’acquisto delle retribuzioni contrattuali si mantenga positivo grazie anche alla riduzione dei prezzi del petrolio e, in generale, dell’energia. "Occorrerebbe - conclude la Cgil - aumentare la quantità e la qualità del lavoro come della produzione per creare valore aggiunto, anziché abbassare salari, occupazione e diritti, così come previsto dal Governo". La versione completa dell’Almanacco.
OSSERVATORIO ECONOMICO
Almanacco Cgil: troppo ottimismo, bisogna aumentare quantità e qualità del lavoro