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cgil CGIL - Camera del Lavoro di Brescia

IN MATTINATA ALLA STEFANA DI NAVE, NEL POMERIGGIO A GIURISPRUDENZA. fOTO E RESOCONTO

Landini a Brescia per «politiche industriali e diritti»


martedì 12 aprile 2016 - «Questa azienda non è morta», ripetono i lavoratori della Stefana spa (in concordato preventivo), da oltre un anno alle prese con l'incertezza connessa allo stop della produzione, le Rsu e la Fiom. Ma si inserisce nel contesto di «un Paese in difficoltà dove non è vero che non ci sono le risorse, ma è privo di una politica industriale, e dove si è smantellato il tavolo della siderurgia, si è deciso di non governare i fenomeni e lasciar fare al mercato, si utilizza la crisi per sminuire il sistema dei diritti e delle relazioni sindacali», ha detto Maurizio Landini, segretario generale nazionale della Fiom, iniziando la sua giornata bresciana in assemblea davanti ai cancelli del sito di via Bologna. (qui le pillole della stampa locale)



Nel pomeriggio Landini ha partecipato all'incontro sulla carta dei diritti nell'aula magna di Giurisprudenza. Ne dà conto il Corriere Brescia in un servizio nel quale si mettono a confronto i rediti del 2014 con quelli del 2010. Di seguito l'articolo di resoconto.

Quando sette dichiarazioni dei redditi su dieci sono sotto i 26 mila euro lordi, un calo di uno o due punti percentuali conta parecchio. Se poi questo si somma alle difficoltà a trovare lavoro o, allo stesso modo, alla facilità con cui lo si perde, il quadro è tutt’altro che roseo. Il tema delle condizioni di vita dei lavoratori ha fatto ieri da sfondo al dibattito sulla Carta dei diritti del lavoro che si è tenuto nell’aula magna di Giurisprudenza. Tra gli ospiti anche il segretario generale della Fiom Cgil Maurizio Landini, che in mattinata alla Stefana di Nave (nella foto sopra) aveva avuto modo di affermare che la crisi di molte aziende del settore siderurgico a livello nazionale deriva dall’assenza prolungata di politiche industriali serie. La Carta della Cgil non interviene su questo aspetto ma prova contrastare l’onda «della precarizzazione», provando a definire un nucleo di diritti uguali per tutti, subordinati e autonomi. Le pulci (sulla necessità di una nuova carta, sulle tutele crescenti che sono meglio del lavoro precario, sul non coinvolgimento del mondo extra Cgil nella progettazione della Carta) gliele hanno fatte la docente Marzia Barbera e il giuslavorista Maurizio Del Conte. La sintesi ha provato a farla Umberto Romagnoli, storico giuslavorista dell’Università di Bologna: «Perché una nuova Carta dei dei diritti del lavoro? Perché siamo in un momento di crisi e questo è un accorato Sos che una grande organizzazione di massa lancia». Su una cosa si sono ritrovati tutti d’accordo: «Laddove c’è maggiore precarietà, c’è produttività più bassa». Nodo non risolto dell’Italia, le norme sul lavoro non creano nuova occupazione. Per quelle, appunto, servono politiche industriali e innovazione.

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