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Decontribuzioni, così non va


8 aprile 2016 - Se gli sgravi non vengono collegati a comportamenti virtuosi da parte delle aziende, verrebbero penalizzati in primo luogo i lavoratori più deboli, con una redistribuzione della ricchezza dai salari ai profitti.

Continuare a perseguire una strategia di sviluppo del sistema produttivo italiano e della qualità dell’occupazione offerta sulla base delle sole riduzioni di costo “acondizionali” – senza cioè legare gli sgravi a comportamenti virtuosi delle imprese – appare discutibile sia dal punto di vista dell’equità – verrebbero penalizzati, in primo luogo, i lavoratori più deboli e potrebbe favorire una redistribuzione dai salari ai profitti – che dell’efficienza, dato che si utilizzerebbero ingenti risorse pubbliche senza generare, presumibilmente, significative ricadute aggregate. La riduzione del costo del lavoro andrebbe perseguita, eventualmente, attraverso riduzioni del carico fiscale che non vadano a incidere sulle future coperture pensionistiche. E, soprattutto, per incentivare comportamenti virtuosi da parte delle imprese servirebbero politiche industriali che, sebbene senz’altro più difficili da definire e attuare, potrebbero essere caratterizzate da un rapporto fra costo della misura ed efficacia del raggiungimento degli obiettivi ben più favorevole di un nuovo sgravio contributivo a pioggia. continua su rassegna.it

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